Terza Stagione in Italia

Facciamo il check up al Dr. House
Scontroso, scostante, introverso. Eppure, a modo suo, simpatico. Gregory House (interpretato dall'inglese Hugh Laurie) è un personaggio così irresistibile da aver conquistato il pubblico di tutto il mondo. Lui stesso ammette che «questo grande successo è veramente un paradosso». E Sorrisi vi spiega perché
19/12/2006
di Antonio Mustara

Per celebrare i trionfi di «Dr. House - Medical Division», serie protagonista del 2006 televisivo, si potrebbe cominciare riepilogando gli indici d'ascolto (altissimi anche per gli episodi in replica), per poi elencare le vittime illustri della sua sorprendente popolarità. Il riferimento è a quelle trasmissioni che, negli ultimi mesi, sono state costrette a chiudere o a traslocare per le «bastonate» inflitte loro dal telefilm in onda su Italia 1. Di tutto questo, però, rendiamo conto più avanti. Meglio, invece, partire da una dichiarazione di Hugh Laurie, protagonista della serie nei panni di Gregory House, infallibile mago della diagnosi, tanto geniale quanto scorbutico. «Il successo di House è un paradosso» dice l'attore inglese. «Fa di tutto per farsi odiare, ma il pubblico lo ama. Dopo aver letto il copione del primo episodio, non riuscivo a immaginare come un personaggio con queste caratteristiche potesse conquistare milioni di spettatori». All'epoca, non era l'unico a pensarla così.

Perché piace così tanto?
Quando lo sceneggiatore canadese David Shore fu incaricato dal network Fox di sviluppare un nuovo telefilm ospedaliero che avesse gli elementi del giallo (il medico è l'investigatore, la malattia è il killer), nessuno gli chiese di creare un personaggio come House. Ma lui approfittò dell'occasione per sfogare in modo creativo la propria frustrazione, risultato di una serie di insoddisfazioni private e professionali. Il carattere di Gregory House è nato così. Lo ha ricordato lo stesso Shore, ritirando il premio Emmy nel 2005: «Voglio ringraziare tutte le persone che sono entrate nella mia vita, rendendomi miserabile, cinico e arrabbiato. Senza di loro, House non sarebbe lo stesso».
Si è trattato di una scommessa, se si considera che in tv un medico con le caratteristiche negative di House non si era mai visto. «Che cosa pensano i dottori dei propri pazienti? Che cosa si dicono quando lasciano una stanza d'ospedale dopo aver visitato un malato? Gregory House è l'unico a dire quello che pensa mentre si trova ancora in quella stanza».
Secondo Paul Attanasio, produttore esecutivo della serie, è questo il principale elemento di rottura che separa «Dr. House - Medical Division» dai telefilm medici del passato. Hugh Laurie aggiunge: «Da un dottore ci aspettiamo competenza, compassione e dedizione. Nella realtà, i modi di House avrebbero l'effetto di una bestemmia detta da una monaca».
Perché, allora, Gregory House è così amato? «Prima di tutto perché è un uomo ferito, nel corpo e nel cuore» ricorda David Shore. «E poi, a suo modo è un eroe, capace con le sue imprese di migliorare il mondo. Tutti, davanti alla tv, fanno il tifo per lui». Secondo Laurie «il pubblico ha capito che al dr. House non importano la gloria e l'approvazione degli altri, ma soltanto la ricerca della verità». Se si considera anche il desiderio degli spettatori di scoprire, settimana dopo settimana, fino a che punto si spingerà la sua misantropia (il sarcasmo di House non ha risparmiato neppure una suora e un medico senza frontiere), ecco spiegato il paradosso della sua popolarità.

Un fascino irresistibile
Se «Dr. House - Medical Division» è il telefilm americano più visto in Italia degli ultimi cinque anni (gli episodi della seconda stagione sono stati visti, in media, da 4.216.000 spettatori, pari al 16,5 % di share, con una punta di 5.685.000 spettatori), se «Fattore C», «Reality Circus» e persino «L'isola dei famosi» (senza dimenticare i film in prima tv) sono stati danneggiati dal suo successo, gran parte del merito va alla bravura di Hugh Laurie e al suo fascino. Non a caso, anche quest'anno il settimanale americano «People» l'ha inserito nell'elenco degli uomini più sexy del mondo. Lui però si rifiuta di crederci: «Non riesco ad accettarlo. È ridicolo». Non è della stessa opinione Lisa Edelstein, l'attrice che interpreta Cuddy, il direttore della clinica: «È intelligente, alto, i suoi occhi sono bellissimi e ha un brillante senso dell'umorismo. Chi non lo troverebbe sexy?».
Sposato da 17 anni con Jo Green, da cui ha avuto tre figli (Charlie, 18 anni, Bill, 16, Rebecca, 14), Laurie è un grande amico di Emma Thompson, sua compagna di studi all'Università di Cambridge (insieme hanno recitato nei film «Gli amici di Peter» e «Ragione e sentimento»). Laurie, però, non si è laureato: «Non sono mai stato uno studente modello» ha rivelato la scorsa estate agli studenti dell'Actors' Studio di New York. «Durante gli anni del liceo, ero troppo impegnato con il canottaggio per studiare; al college, invece, mi entusiasmava soltanto recitare al Footlights, il comedy club dell'università». Da qui, nel 1980, spiccò il volo la sua carriera di attore comico, segnata da due fortunati sodalizi artistici: il primo con Rowan «Mr. Bean» Atkinson, il secondo con Stephen Fry, uno degli attori più amati in Gran Bretagna. Oggi, grazie al successo del telefilm, Laurie guadagna 300.000 dollari per episodio (circa 230 mila euro).

Un uomo davvero impegnato
Dal 2004, Hugh Laurie si dedica esclusivamente alla serie che l'ha reso famoso in tutto il mondo. Per nove mesi l'anno, da luglio ad aprile, è impegnato per 16 ore al giorno negli studi della Fox, a Los Angeles. «Forse avrei dovuto leggere meglio il contratto prima di firmarlo» dice. «In Gran Bretagna le stagioni di una serie tv sono composte in media da sei episodi, qui le puntate sono almeno 22. Non è come lavorare in miniera, ma per chi, come me, cerca sempre di dare il massimo, è un impegno faticosissimo».
La giornata di Hugh Laurie sul set comincia alle sei del mattino e termina alle 10 di sera. Quando torna a casa, trova ad aspettarlo un piatto di spaghetti e una puntata registrata di «American Chopper» ,il suo programma preferito (in onda su Discovery): «Ogni volta che sul set divento intrattabile, salgo in sella alla mia moto, una Triumph che è sempre parcheggiata fuori dal camerino, e mi faccio un giro scacciapensieri».
Ad allietare il poco tempo libero a sua disposizione, c'è anche la musica. Laurie, infatti, è un ottimo pianista, e con i colleghi James Denton («Desperate Housewives») e Greg Grunberg («Alias»), ha formato i Band from TV (per ascoltarli, c'è il sito www.myspace.com/bandfromtv).
Da aprile a luglio, l'attore si rintana nella sua casa di Londra con la famiglia. In quei mesi, potrebbe girare un film (lo fanno tante star della tv), ma lui rifiuta tutte le offerte di Hollywood. L'unico progetto che lo interessa è la trasposizione del suo romanzo «The Gun Seller», uscito nel '97 (in Italia sta per essere pubblicato da Marsilio), ma è ancora in fase embrionale. Nell'immediato futuro di Laurie, invece, c'è la notte dei Golden Globe (15 gennaio), gli ambiti premi assegnati dalla stampa estera di Hollywood. È candidato come miglior attore protagonista in un telefilm drammatico. Se a votare fosse il pubblico italiano, la vittoria sarebbe assicurata. In bocca al lupo, caro dr. House.

E SU RAITRE ARRIVA IL «DOTTOR ASL»
Stefano Disegni fa la parodia di House in tv

La parodia italiana di «Dr. House» è in arrivo su Raitre, nella nuova edizione di «Tintoria». Dal 3 gennaio, il varietà di tarda sera condotto da Taiyo Yamanouchi ospiterà il dottor Asl, cinico e spietato oltre ogni limite, interpretato dal fumettista satirico Stefano Disegni, collaboratore di Ciak e Corriere della sera - Magazine.
«Asl si compiace della sua cattiveria» spiega Disegni. «Ma lavora in un ospedale pubblico italiano, dunque non è così infallibile come House, anzi».
Nei panni degli assistenti di Asl ci sono Ardone, Peluso e Massa, trio napoletano nel cast di «Tintoria» dalla prima edizione. A differenza degli originali, però, gli aiutanti di Asl non sono disposti a sopportare pacificamente le angherie del loro boss. «Ogni volta che Asl supera il limite, loro reagiscono» rivela Disegni, che è anche autore degli sketch, con Paolo Mariconda. Il vignettista si trova a suo agio nei panni dell'House italiano: «Mi hanno detto che gli somiglio molto. E io che pensavo di essere stato scelto per il mio talento d'attore...».

«LUI E BRAVO, GLI AUTORI UN PO' MENO»
Un grande medico italiano giudica il Dr. House

Le capacità investigative di Gregory House non si discutono. Con i pazienti, però, non ci si comporta così. Parola di Claudio Rugarli, 40 anni passati in corsia e professore emerito di medicina interna all'Università Vita-Salute San Raffaele di Milano. Un dr. House reale, insomma, ma molto più gentile.
«È troppo brusco» constata Rugarli. «In ogni malattia c'è una componente psicologica e ogni paziente ha bisogno di un medico che lo ascolti. Nella realtà, l'atteggiamento di House potrebbe spingere qualche paziente al suicidio».
Nulla da eccepire, invece, sulla competenza di House: «Oggi, con tutti gli esami che si possono fare, c'è l'illusione che i problemi siano diventati semplici. House invece dimostra che i problemi complicati in medicina ci sono, eccome. Spesso, le diagnosi più ovvie sono giuste, ma non è sempre così. I casi di House sono delle vere rarità, ma possono verificarsi». E quando sembra che tiri a indovinare? «A volte bisogna iniziare le cure prima di sapere di che malattia si tratta. Si formulano ipotesi e, procedendo a tentativi, la si identifica».
Quindi House non è un incosciente come sembra...
«Non sempre una febbre è un'influenza, possono esserci motivi più complicati. Nella realtà, è compito dell'internista trovarli, proprio come fanno House e i medici del suo team. Scovare la causa di sintomi apparentemente inspiegabili è la soluzione di un giallo. Come succede nei libri di Arthur Conan Doyle, il papà di Sherlock Holmes, al quale il personaggio di House è ispirato».
Ma per farlo dovranno pur visitare il malato. House, invece, incontra il paziente quando l'episodio è quasi finito. «Anche se oggi gli esami di laboratori sono più che mai affidabili, è ancora impossibile curare qualcuno senza visitarlo. I grandi clinici del passato notavano i particolari, capivano che malattia avevi letteralmente guardandoti in faccia».
Di solito, infatti, quando House si decide a entrare come un treno nella stanza del malato, la diagnosi diventa subito più chiara. Chi non passerebbe l'esame del professore sono gli autori, o i consulenti usati per le traduzioni. «Ci sono stupidaggini» sorride Rugarli «come nell'episodio in cui parlavano di un trapianto di midollo spinale, che non esiste. Semmai volevano trapiantare il midollo osseo. “E.R.” è molto più preciso».
Eppure House ha fatto breccia anche nel professor Rugarli: «Tutte le volte che la medicina va in tv il protagonista è sempre un chirurgo. Ma questa volta no: finalmente un internista». (G.V.)

ma sinceramente quello che han fatto su rai tre, il Dottor Asl, non mi sembra un gran chè!

house c'è scritto che inizia il 19 gennaio!