Fanfiction: Ritorni

« Older   Newer »
  Share  
Elena_R
view post Posted on 13/3/2005, 20:19 by: Elena_R




eh, eh... scusate se è passato un mese, ma forse ho trovato una soluzione alla mia mancanza di tempo per scrivere, ma non prometto nulla. giuro solo che cercherò di essere più brava.


Il testo in corsivo all'inizio del capitolo è preso da “Il codice di Perelà” di Aldo Palazzeschi. Non è improbabile che un americano legga un libro del genere perchè so di certo che Marinetti (futurismo/marinettismo) negli USA è molto conosciuto -almeno in ambito accademico- e Palazzeschi è stato, seppur per un breve periodo, un suo discepolo. Perelà è un uomo di fumo (fatto di fumo) e la marchesa di Bellonda è una donna (una vera donna) innamorata di lui.

Capitolo ventuno

Cercai di ornare per voi le mie parole e, come le care amiche, vi parlai, forse, con ricercatezza. Vi ho detto: ciascuno nascendo porta in sé il cuore di un'altra persona, una fanciulla il cuore d'un giovane, e un giovane quello d'una fanciulla... vi ricordate? Ciò è vero, forse. Pensate allora, pensate all'orribile difficoltà d'incontrarla quella persona nella vita che fugge. Ciò è vero, quest'organo divenuto inutile noi lo portiamo tutti addosso, questo pezzo di roba molla che diviene nel nostro seno a poco a poco e senza che ce ne possiamo accorgere, una spugna inzuppata di dolore. E' la tragedia che tutti trasciniamo inconsapevolmente, questo potrà anche essere ... ma oggi non vi parlo più a quel modo, oggi vi parlo in tutt'altra maniera, e con la più candida semplicità vi dico: io non amai fino ad ora perchè non avevo trovato l'uomo da poter amare, e poi oggi non vi saprei nemmeno parlare con un'immagine, con quella voce, non ho bisogno di colorire le mie parole, due giorni fa ero infelice, e ora non lo sono più: vi amo.
La marchesa di Bellonda non aveva tutti i torti e l'idea che al mondo esistesse qualcuno al quale si apparteneva era romantica e piacevole: anche lei adorava pensare di essere legata indissolubilmente ad un uomo che stava da qualche parte sul pianeta; dovevano solo seguire il filo -il loro cuore e l'istinto- che li univa e a metà strada, un giorno o l'altro, si sarebbero incontrati. Ma era solo quello. Un'effimera idea. Non c'era nulla di reale e di provato e chi parlava in quel modo era qualcuno che come la marchesa non aveva mai conosciuto l'amore o che, come nel suo caso, era rimasta sola e sognava di trovare la persona "giusta" su cui poter sempre contare, con cui parlare di ogni cosa e condividere ricordi, esperienze, ideali. Desiderava qualcuno che la facesse stare bene, che la trattasse come se fosse la cosa più importante e con la quale riuscisse a pensare ad un futuro concreto, un futuro che non la spaventava.
Dopo Matt non c'era stato nessuno -d'altronde erano passati solo due mesi -ma nessuno dei ragazzi che le avevano chiesto d'uscire le era sembrato abbastanza interessante. In realtà era come se per nessuno di quelli valesse la pena di rimettersi in gioco. Nei loro occhi vedeva solo impazienza di sfoggiarla agli amici o di vedersela nuda nel letto e lei non era il tipo che andava col primo maschio che le capitava a tiro. L'astinenza iniziava a farsi sentire, ma non era ancora così disperata: avrebbe resistito e presto o tardi la sua pazienza sarebbe stata ricompensata. Ovviamente non mancava di guardarsi intorno, ma la caccia vera e propria era uno sport troppo duro per lei; preferiva leggere un libro a casa o al parco, come stava facendo in quel momento, piuttosto che mettersi in tiro e scorazzare per i club di New York alla ricerca della conquista di una notte. Rory Gilmore non era quel tipo di ragazza, non lo era mai stata.
Alzò gli occhi dal libro ed individuò un gruppo di bambini che giocavano a calcio, lo sport europeo per eccellenza; sorrise al ricordo di François in maglietta e calzoncini mentre tenatava di impersonare Zidane e tirare la sfera di cuoio in porta col risultato che la palla era finita contro il palo e lui si trovava sull'erba dopo essere atterrato pesantemente. Ma in quel periodo era estate e il sole scaldava tutto, mentre ora a New York era novembre e il vento era gelido. Controllò l'orologio e sperò che arrivasse presto, perchè stava congelando seduta in mezzo al parco e non aveva intenzione di morire assiderata. Non a stomaco vuoto almeno.
-Hey- disse alle sue spalle una voce che riconobbe subito, aiutata anche dal suo profumo.
-Ciao. Sei arrivato!
-sono in ritardo, ma non è stata colpa mia -le rispose sedendosi al suo fianco sulla panchina e ispezionando il libro che teneva ancora tra le mani; -cos'è?
-Palazzeschi.
-Futurismo italiano- aggiunse approvando con diversi cenni del capo -stai variando le tue letture.
-Non ti piace? E' molto interessante e da un lato molto meno rivoluzionario di Marinetti: quando leggo qualcosa di suo non riesco a non confondermi.
-Palazzeschi è rivoluzionario a modo suo, forse lo è più di Marinetti: leggilo con attenzione.
Sorrise: era bello parlare con Jess, ascoltare le sue opinioni, farlo arrabbiare quando si trovavano in disaccordo; le piaceva la passione che metteva nei suoi discorsi quando tentava di farle cambiare idea su un autore, un libro o qualsiasi altra cosa. Non se n'era mai resa conto prima di quell'estate, ma il rapporto con Jess le era mancato.
-Cos'hai da sorridere?- le chiese strabuzzando gli occhi nel vederla con lo sguardo fisso su di lui e un sorriso perenne stampato sulle labbra.
-niente- arrossì -stavo solo facendo delle considerazioni.
-Parlavi ancora con la Rory gnomica che vive nel tuo cranio?- la prese in giro ricordando una conversazione avuta poche settimane prima quando lei aveva sostenuto di aver subaffittato la testa ad una specie di Grillo Parlante che l'aiutava a prendere le sue decisioni.
-è una fatina!- protestò cacciando l'immagine di un peloso nanetto col cappello rosso seduto comodamente sul suo cervelletto mentre si fumava un sigaro.
-oh, certo. Una fatina...- le rispose guardandosi intorno. Da quando era tornato aveva passato gran parte del suo tempo libro a Washington Square Park, ma quella era la prima volta che ci andava con lei; -ricordi al liceo, quando sei venuta a New York?
-Hot dog sublime, il mio primissimo viaggio in metropolitana, il disco firmato da Belinda... Lo ricordo bene. Era la prova che mi avevi definitivamente corrotta.
-è quello che succede a frequantare cattive compagnie- sospirò Jess ripensando alla sera dell'incidente e al gesso di Rory.
-ho saltato la scuola e senza dire nulla a nessuno sono venuta qui, poi mi sono persa la cerimonia di laurea della mamma- aggiunse guardandolo con la coda dell'occhio e precependo che qualcosa in lui non andava – e lo fatto per te. Evidentemente non eri solo una cattiva compagnia.
-eh, sì... avevi proprio perso la testa per il sottoscritto- scherzò -ti avevo proprio corrotta!
-Hey! Devo ricordarti che anch'io non ti ero indifferente?
-allora diciamo che era un sentimento abbastanza reciproco.
Sorrisero entrambi al ricordo di momente belli e e altri meno belli che avevano trascorso insieme e, seppur per qualche secondo, si laciarono trascinare dalla nostalgia di un tempo passato in cui tutto sembrava più semplice. Le giornate trascorse nella spensieratezza quasi assoluta, poche preoccupazioni legate semplicemente alla scuola, l'agonia per test e interrogazioni, dimenticata però ogni qualvolta erano insieme: pomeriggio, sera, cinema o film a casa... tutto cambiava prospettiva e perdeva ogni connotazione negativa. A ventiquattr'anni, con un lavoro impegantivo ed esperienze ben più dolorose di compiti andati male o cotte adolescenziali alle spalle, il passato, anche se in certe occasioni deludente, sembrava un'enorme sciocchezza.
-Ho solo 40 minuti per il pranzo -disse Jess spezzando il silenzio delle loro riflessioni -andiamo?
-certo -rispose rory alzandosi, grata perchè stava morendo di fame -solito posto?
Le disse di sì ed insieme si avviarono all'uscita del parco e verso il chiosco dello stesso uomo che anni prima gli aveva venduto quegli hot dog favolosi mangiati in una delle più belle giornate che entrambi avevano vissuto.
A lei piaceva essere corrotta. A lui piaceva l'idea di avere il potere di farlo.

-e così ora Lily è ufficialmente fidanzata!- esclamò Lorelai -la bambina ha iniziato presto a fare colpo sugli uomini.
-ha solo tredici anni, è una cosa del tutto innocente -replicò quasi disgustata dai pensieri maliziosi che sua madre stava certamente facendo nei riguardi dei nuovi piccioncini.
-l'innocenza non può coesistere con l'amore: quando c'è un interesse sentimentale la purezza dei bambini scompare... ricordi Dean? Quando hai capito che ti piaceva non c'era nulla di innocente in te, anche il solo desiderio di ricevere le sue attenzioni è il segnale che, cara mia, l'età dell'innocenza è andata!
-ti prego, non farmi pensare a Lily e a quello che fa col suo "amichetto"- disse enfatizzando l'ultima parola, mentre sua madre sghignazzava dall'altra parte del telefono -possiamo cambiare discorso? Come sta Luke?
-Luke? Bah... si alza borbottando, va al lavoro borbottando, torna borbottando... non fa altro che borbottare: possibile che trovi così difficile articolare una frase?
-dev'essere nei geni; eppure Liz non tace un attimo... forse riguarda solo il dna dei maschi della loro famiglia.
-e a proposito di Danes e geni e maschi...
Rory s'irrigidì percependo qualcosa di minaccioso nel tono forzatamente pacato e lievemente languido della madre.
-che mi dici di Jess?
-Jess? Nulla, le solite cose: anche lui borbotta di tanto in tanto. Sta lavorando molto, ma non sembra affatto un peso per lui perchè si tratta di qualcosa che gli piace. É interessante osservarlo nel suo ambiente naturale.
-mmm...
-mamma? Cos'era quel mugugno? Cosa vuoi sapere?
-ok, voglio essere chiara e non girare intorno alla questione come al solito, quindi pretendo una risposta diretta alla mia altrettanto diretta richiesta. Riformulo la previa domanda: come stanno le cose tra te e Jess?
Sospirò: -era un po' che non tiravi fuori quest'argomento e pensavo avessi capito, ma visto che da cattiva studentessa non stai attenta alle lezioni dovremo fare un po' di ripasso: vuoi provare a prendere appunti?
-e tu vuoi evitare di rispondere cercando di farmi perdere il filo del discorso continuando a parlare sarcasticamente fino a sfinirmi come farebbe esattamente quell'isterica, ma dolcissima, donna che si fa passare per mia madre?
-non funziona?
-questa tecnica è una mia invenzione, bambina mia, ho il brevetto e riconosco i tentativi di imitazione, soprattutto quando le cattive copie siete tu o Emily. Avanti, facciamo questo "ripasso".
-non c'è nulla tra me e Jess oltre ad una bella amicizia-tagliò corto stanca di dover ripetere sempre le stesse cose. Lorelai rimase in attesa di ulteriori spiegazioni, ma quando capì che la figlia non avrebbe ampliato il discorso -pessimo segno- si decise ad intervenire.
-Sai che se lo chiedo è solo perchè mi preoccupo per te.
-lo so e non ne vedo la ragione. Mi era sembrato di capire che Jess ti piacesse, ma continui a non fidarti di lui. E di me.
-è evidentemente cambiato e sono davvero fiera di lui -spiegò -ma in amore tutto, anche le cose più semplici, finiscono sempre col complicarsi e alla fine non resta altro che tanta sofferenza.
- discorso cinico per una che è felicemente sposata ed innamoratissima di suo marito. Ma anche se ci fosse una remota possibilità di provare qualcosa che si avvicina a quel tipo di amore nei confronti di Jess, non avresti nulla di cui preoccuparti perchè lui mi vede solo come un'amica.
-mi chiedo come fai ad esserne così sicura -disse Lorelai ripensando ai momenti in cui li aveva visti insieme: era come se Jess avesse due personalità, una delle quali era la facciata sarcastica che mostrava a tutti, l'altra invece era solo per sua figlia. Anche se lei fingeva che ci fosse solo amicizia, ne era certa, in realtà c'era molto di più; -Dopotutto Jess è un maestro nel nascondere i suoi sentimenti, no?
-non posso negarlo, ma ora ha un carattere molto più aperto rispetto al passato e comunque da quando sono tornata l'ho visto uscire con decine di ragazze diverse. È chiaro che non gli interesso.
L'ultima frase riecheggiò nella testa di Lorelai un paio di volte e la familiarità di quel tono rassegnato, quasi ferito, in cui l'aveva pronunciata fece suonare il solito allarme che entrava in funzione quando Jess e Rory si trovavano a distanza ravvicinata, nella stessa stanza, o nella stessa frase, o ridevano insieme, leggevano, si scambiavano libri. Si scambiavano sguardi. Era talmente chiaro che solo Rory non si rendeva conto di quello che stava acadendo di nuovo. O, più probabilmente, si obbligava a non accorgersene.
-mamma? Che c'è? Perchè non dici nulla?-chiese insospettita dal suo insolito silenzio.
-niente.
-sei una frana a mentire e io ho preso da te. Dimmi la verità.
-Rory...- protestò sapendo che un altro commento su lei e Jess rischiava di farla imbestialire.
-Siamo amiche no? Le amiche si raccontano tutto- insistette Rory stringendo la cornetta tra le mani perchè aveva appena fatto la predica a sua madre mentre lei stessa era la prima a non dirle tutto con sincerità.
-ok-rispose Lorelai sospirando-parliamo di Jess, sentimenti e sincerità, quindi stavolta rispondimi sinceramente: cosa provi per lui?
Si prese un attimo per riflettere, senza sapere che quella pausa era il primo chiaro indizio che confermava le tesi di sua madre; -è uno dei miei migliori amici, abbiamo tante cose in comune e gli voglio bene, è chiaro no? D'altra parte stavamo insieme al liceo quindi è normale provare dell'affetto nei suoi confronti, ma si tratta semplicemente di questo: affetto per un amico.
-certo- rispose sua madre. Era chiaro che non le credeva ed era chiaro che Rory continuava a mentire; -prima hai nominato delle ragazze con cui esce e hai detto una cosa... pensi davvero che l'unico ostacolo che si frappone tra voi siano persone con le quali esce o è uscito e delle quali probabilmente non ricorda più nemmeno il nome?
-so dove vuoi arrivare, ma non intendevo quello. Volevo dire che... è passato tanto tempo da quando mi piaceva: anni, secoli... e nel frattempo sono successe milioni di cose che hanno cambiato entrambi, forse più lui che io, ma ad ogni modo non siamo le stesse persone, siamo cresciuti e siamo certamente più maturi, anche se sotto certi aspetti può sembrare il contrario. Ma una cosa l'abbiamo sicuramente capita e cioè che s'impara dai propri errori e sarebbe da stupidi ripeterli, no? Non che stare insieme a Jess sia stato un errore, anzi è stato bellissimo e anche se mi ha fatto soffrire ne è valsa la pena. E poi chi non soffrirebbe se il proprio ragazzo partisse di punto in bianco senza dare spiegazioni a nessuno? Stare con Jess non è stato un errore, non l'ho mai pensato... beh, forse in un paio di occasioni sì, ma ero arrabbiata... Però ora abbiamo messo da parte questa nostra fetta di passato e siamo amici e tutto va benissimo. Forse non eravamo destinati a stare insieme; evidentemente è più probabile che siamo fatti per essere amici. Nient'altro. L'implicazione sentimentale ha già rovinato tutto una volta e non avrebbe senso ripercorrere la stessa strada e ... Jess ha altri interessi che non contemplano il revival di ciò che è stato. E io non credo di essere pronta a stare con qualcun altro dopo la storia con Matt e la prova sono tutti gli inviti che ho gentilmente ed educatamente rifiutato fino a ieri.
-ho capito -la sentì dire attraverso il ricevitore e tirò un sospiro di sollievo cercando anche di riprendere il fiato speso nel suo discorso di convincimento, ma la facilità con cui Lorelai aveva lasciato cadere il discorso le insinuò un dubbio. Aveva iniziato a parlare senza mai fermarsi e lo aveva fatto perchè era nervosa... e sua madre sapeva che quando qualcosa la rendeva nervosa ne parlava girandoci intorno senza mai finire: la conosceva troppo bene; -che cosa hai capito?
-che sei gelosa e cerchi tutte le scuse possibili per convincere te stessa e gli altri, Jess compreso, che non sei più interessata a lui. E mi pare che lui, uscendo con tutte quelle gallinacce, stia usando la stessa tecnica.
-no, io...
-ti piace ancora. O di nuovo... beh... ti piace.
-non è quello che ho detto.
-tesoro- le disse con una voce che aveva la stessa dolcezza di una ninna nanna- non lo stai nemmeno negando.
Sospirando appoggiò la schiena contro il morbido schienale del suo divano e cercò dentro di sè la forza e la fantasia di inventarsi qualcosa -qualunque cosa- che convincesse sua madre che no, Jess non le piaceva più in quel senso. Ma le parole della madre erano talmente enormi e rumorose da impedirle di pensare. Lasciò cadere lo sguardo sulla libreria e la prima cosa che le venne in mente fu il suo viso serio che scrutava le copertine alla ricerca di un testo che non aveva ancora letto; al pensiero della remota possibilità di stare ancora, o di nuovo, con lui per un momento il suo cuore smise di battere. E non riuscì a fare altro che sorridere.

Alzò gli occhi dalla pagina che aveva fissato distrattamente per quella che le pareva un eternità e li puntò su di lui: era seduto a quel tavolo da ore, leggeva, correggeva, scriveva lettere per motivare i suoi cambiamenti nelle pagine dei libri di autori che si erano affidati alla sua casa editrice per pubblicare il loro lavoro. Se ne stava completamente immobile, le uniche parti del suo corpo che si muovevano erano gli occhi, che si spostavano dallo schermo del computer ai suoi appunti, e le dita sulla tastiera. Raramente l'aveva visto così concentrato in qualche attività che non era la lettura per puro divertimento e in quell'istante sentì il cuore battere più forte.
Senza fare rumore si alzò dal divano sul quale era rimasta seduta fino a quel momento e prese con sè la tazza di caffè che aveva abbandonato sul pavimento quando aveva iniziato a "fissare" la pagina del libro che aveva trovato sotto uno dei cuscini. Avvicinandosi alla finestra del terrazzo guardò oltre i vetri: il cielo era di un grigio scuro, le dava la sensazione di un presagio triste, e l'acqua cadeva a secchiate; le riusciva difficile distinguere i particolari della città che invece erano perfettamente visibili in un giorno di sole. La tempesta durava da diverso tempo e sembrava non voler finire. Si chiese se il cielo cercava di dirle qualcosa, forse i raggi di sole aspettavano che facesse chiarezza nel suo cuore una volta per tutte per potersi fare strada tra quelle nubi livide. La pioggia batteva incessantemente e ad un certo punto si uniformò al battere dei tasti del computer di Jess producendo un suono unico e, paradossalemente, armonico e ritmato. Ripensò alla telefonata di pochi giorni prima, alle parole di sua madre e alla sua insistenza: non poteva innamorarsi di lui un'altra volta. Era naturale volergli molto bene, insieme a lui si divertiva, si rilassava e a volte si sentiva protetta, ma tra affetto e amore passava un oceano. Jess poteva essere benissimo suo fratello. O cugino. Era pur sempre il nipote di Luke...
-un penny per i tuoi pensieri.
Si voltò dando le spalle al temporale e lo vide seduto sulla sedia col busto rivolto a lei e lo sguardo indagatorio: -Non devi pagarmi per sapere cosa penso- gli rispose continuando a sorseggiare il caffè che si stava raffreddando velocemente. E non poteva di certo dirgli cosa stava effettivamente passando per la sua testa per tanti motivi: perchè l'avrebbe presa per una stupida, perchè era una pazzia anche solo pensare a loro due in quel senso, perchè comunque forse non avrebbe capito.
-pensavo a domani.
-domani?
-è il giorno del ringraziamento-gli spiegò sorridendo come una bambina davanti alle sue caramelle preferite -saremo tutti insieme. È passato molto tempo dall'ultima volta che io, tu, Luke e la mamma ci siamo riuniti per questa festa. E quest'anno ci sarà anche tua madre.
-ha detto che verrà alle otto da me per cucinare, ma Liz è una frana tra i fornelli: è meglio che venendo qui passi a prendere qualche pizza.
-non cambiare discorso, sai cosa intendo- lo ammonì accorgendosi però di aver riportato allo scoperto il primo e unico ringraziamento che avevano passato insieme come coppia; -ora siamo una vera famiglia che festeggia come gli altri milioni di famiglie d'America. Da piccola passavo questo giorno correndo da una casa all'altra, da Luke, da Lane, dai nonni, mentre negli ultimi anni sono stata da Matt.
-ricordami perchè quest'anno non sei da lui- le chiese Jess. Negli ultimi tempi c'era qualcosa che non andava tra lei e il suo fidanzato e anche lui se n'era accorto, ma Rory sembrava non aver intenzione di parlargliene e non poteva forzarla.
-è fuori città per lavoro- mentì assicurandosi di non guardarlo negli occhi mentre lo faceva. Odiava tenergli nascosta la verità, ma era passato troppo tempo e non riusciva più a trovare il coraggio di confessargli tutto. Ci aveva provato in un paio di occasioni, ma ogni volta era successo qualcosa, una telefonata, un terzo incomodo, un qualsiasi imprevisto e alla fine ci aveva rinunciato. E poi dove poteva trovare il fegato di dirgli di aver lasciato il suo innamoratissimo fidanzato perchè non voleva legarsi a lui per sempre? Avrebbe iniziato a farle domande su domande, proprio come aveva fatto Emily, e non se la sentiva di rispondere: era troppo complicato; -e il prossimo anno potrebbero venire anche tuo padre, Sasha e Lily!
-credo che vengano per le vacanze di Natale. Avrai la tua occasione di avere tutti riuniti tra le stesse quattro mura. Mi viene il mal di testa al solo pensiero di una simile eventualità.
-non essere sempre così negativo, sarebbe fantastico per non dire divertente: immagina mia nonna, mia madre, tua madre e Sasha allo stesso tavolo...
-il delirio...
-beh, io non vedo l'ora che sia Natale: mi piacerebbe passarlo a Stars Hollow. Sai per i festival, la neve, io e Lily potremmo fare un pupazzo di neve per il concorso!... non faccio quelle cose da così tanto tempo: ne sento la mancanza.
-stai già programmando il pranzo di Natale? Avrei dovuto immaginare che eri così previdente, ma inizia a frenare: non è certo che mia sorella venga.
-chiedi una conferma a tuo padre: non manca molto -insistette rimettendosi a sedere sul divano e comprendosi con una coperta, mentre Jess sbadigliava; -sei stanco? Forse dovresti fare una pausa e farmi un po' di compagnia: da quando sono entrata questa è la nostra prima conversazione.
-ho finito- rispose spegnendo il computer -e dato che sono stato un pessimo padrone di casa...- disse alzandosi e impugnando il telefono -per farmi perdonare ordinerò indiano.
Adorava vederla sorridere e ancora di più adorava renderla felice, anche se bastava una cena indiana che avrebbe reso irrespirabile per giorni l'aria di casa sua. Da quando era tornata vivevano praticamente insieme: quando non lavoravano passavano il loro tempo a casa di uno dei due o al cinema o al parco. Continuava a preoccuaprsi per la sua situazione con Matt, ma non era il tipo che faceva troppe domande, soprattutto se facendole rischiava di perdere una cosa di cui sentiva di non poter fare a meno.
E non aveva intenzione di perdere Rory.
-non vedo l'ora che sia domani- la sentì dire dalla sua postazione sul divano.
-sarà una lunga giornata- sussurrò cinicamente senza che lei sentisse.



commenti....
 
Top
27 replies since 9/5/2004, 16:23   9224 views
  Share