Fanfiction: Ritorni

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Elena_R
view post Posted on 10/4/2005, 19:28 by: Elena_R




volevo aspettare fino a domani per postare il capitolo poi mi sono detta che, dato che domani sera tornerò a casa dopo un esame andato malissimo, almeno una persona mi avrà lasciato un commentino piacevole che mi tirerà su il morale, no?
beh, leggetve 'sto capitolo e dite grazie a Elena che ha mantenuto la sua promessa (mi sento un po' Berlusca in questo momento... brrr...) e ha aggiornato in due settimane!

I sei versi che troverete sono tratti da E' quel che è di Erich Fried(1921-1988).
La citazione che troverete nella seconda parte è tratta dall'episodio cinque (se non ricordo male) della prima serie.

Capitolo ventitré

-No, non ci posso credere!-gridò Rory sorpresa dalla rivelazione dell'amica -Lane, questo è... destino!
-non dirmelo, mi sembra ancora tutto un sogno. E' in momenti come questo che penso che tutto accade per un motivo. Tu sai che amavo Dave davvero tanto: avevo già in mente il nostro matrimonio, lui con quella bellissima maglietta dei Nirvana che gli avevo regalato, io con quella dei Ramones, mentre la marcia nuziale sarebbe stato il fantastico e trascinante punk-rock di...- s'interruppe vedendo l'espressione di disgusto di Rory -che c'è?
-non credi di esagerare? Ramones, Nirvana...? è pur sempre un matrimonio.
-vuoi togliermi anche i sogni? E poi a Las Vegas di tradizionale non c'è assolutamente nulla- le disse infilandosi in bocca l'ennesima pringles.
-Las Vegas?
-credi davvero che mamma Kim avrebbe permesso a me e Dave di sposarci? Sarebbe stata una romantica fuga d'amore con una cerimonia segreta, come Romeo e Giulietta.
-Romantica...- confermò pensierosa Rory -ma la musica continua a non convincermi.
-non ha nemmeno più senso starne a parlare dato che tra noi è finita da un pezzo. Dopo di lui non c'è stato più nessuno...
-mi avevi detto di essere uscita con un paio di ragazzi, o sbaglio?
-solo qualche cena: arrivati alla porta di casa non riuscivo a farli entrare. Dave era stato l'unico a varcare quella soglia; era come la profanazione di un luogo sacro, capisci?
-lo so, ma è tempo di andare avanti, no?
-sì- rispose Lane sorridendo genuinamente -e sono felice di aver rivisto Henry. Dopo gli anni della Chilton avevo perso ogni contatto con lui, ma ora ci siamo ritrovati, siamo entrambi soli e ci piacciamo! Lo vedrò domani sera...
-terzo appuntamento?-chiese Rory con malizia facendola arrossire -sai cose succede al terzo appuntamento, vero?
-lo so... "Sex and the City"...
-dovrai chiedergli di entrare: pensi di farcela?
-ci proverò. Voglio davvero che questa storia funzioni. Henry è perfetto: sta per laurearsi in medicina, è coreano... mia madre inizierà a ringraziare Dio quando lo saprà.
-e anche tu sei felice per voi- disse Rory lasciando sul divano i vecchi vinili di Lane per correre ad abbracciarla cercando di dimostrarle quanto fosse bello vederla di nuovo contenta ed innamorata.
Era passato tanto dall'ultima volta che si erano ritrovate insieme per più di un paio di giorni e la sua migliore amica le mancava davvero tanto. Parlare al telefono era diverso e con i loro impegni capitava raramente di riuscire ad avere il tempo necessario per una conversazione decente: se avessero vissuto nella stessa città sarebbe stato tutto diverso.
-hey, mi avresti portata con te a Las Vegas, vero?
-certo! Tu e Matt sareste stati... oh- si bloccò ricordando troppo tardi quello che era successo -scusa.
-non devi preoccuparti- la rassicurò -può capitare di dimenticare, dopotutto è una notizia ancora recente. E io cerco di non pensarci più.
-sicura? Ho notato che da quando sei qui hai degli atteggiamenti più strani del solito. È successo qualcosa, Rory?
-no...no?
-no domanda o no risposta?
-mmm ... risposta?
-ok, sputa l'osso: cos'hai? E' successo qualcosa con Lorelai?
-No, mia madre non centra. Beh, almeno non nel senso che intendi tu.
-perchè...- disse Lane sempre più confusa dalla sua vaghezza -ci sono altri sensi?
-si tratta di Jess.
-ah.
Fu l'unico suono che sentì uscire dalla sua bocca, ma la sua espressione era fin troppo eloquente; diceva chiaramente "chi altro potrebbe scombussolare tutte le tue sicurezze oltre all'ex cattivo ragazzo che dopo tutto questo tempo non ti sei ancora tolta dalla testa?". Ciò che non sapeva però era che la fantasia di Lane aveva viaggiato alla velocità della luce e i suoi pensieri avevano già preso una direzione decisamente sbagliata.
-siete stati insieme -affermò con molta naturalezza mentre lei arrossiva vistosamente al pensiero.
-cosa? No! Come ti salta in mente una cosa del genere?
-e io che ne so? Se tu non ti decidi a parlare chiaramente io posso solo cercare di indovinare!
-non è successo nulla tra noi-le spiegò -però ricordi il giorno del ringraziamento?
-Sì, mi hai detto che l'avreste passato tutti insieme.
-infatti. Dopo cena, quando mamma, Liz e Luke erano tornati a casa, io sono rimasta ad aiutarlo a riassettare e ci stavamo divertendo. C'era una certa complicità, ma non nel senso che intendi tu; è stato molto gentile, si è addirittura offerto di aspettare con me il taxi e stavamo uscendo di casa quando indovina chi troviamo sul suo zerbino?
-il taxista?
-la sua ex direttamente dalle spiagge di Los Angeles.
-oh. Era in bikini?
-No, ma aveva quel bellissimo cappotto e un paio di scarpe firmate che ho visto proprio l'altro giorno su un catalogo e che costano quanto l'arredamento di casa mia. E che dire dei suoi capelli? Lunghi, lucidi, di un colore magnifico con i riflessi al posto giusto e una messa in piega che sembrava naturalissima, non dava l'impressione di impalcatura che hai quando esci dal negozio della parrucchiera. Potrei paragonarla ad una dea e non sarebbe certamente Kate a sfigurare. Era... bellissima.
-mi chiedo come ha fatto Jess a trovarsi una che a quanto pare è molto meglio di una dea, lui che al massimo è paragonabile a satana.
-Lane! Non è diabolico come avete sempre pensato tutti- rise Rory – e poi non puoi certo dire che sia un brutto ragazzo.
-Gustibus no sputando è- disse la coreana inciampando nelle parole.
-"Degustibus non disputandum est"- la corresse facendo leva sulle sue rimembranze di latino*.
-esatto. E poi?
-me ne sono andata e li ho lasciati da soli. Cos'altro avrei dovuto fare? Non potevo certo restare ad ascoltare i loro discorsi da innamorati o ex innamorati o qualunque cosa siano.
-pensavo che l'avesse lasciata definitivamente- disse Lane continuando a sgranocchiare le sue patatine intervallando con la degustazione di coca cola che la signora Kim le aveva sempre proibito di bere.
-anch'io. Era così che Sasha aveva detto a mia madre, ma forse la situazione è più complicata e nemmeno lei sa tutta la verità.
-a te non ha detto nulla?
-Jess? Lo conosci: lui non parla di queste cose.
-nemmeno con te?- le chiese sorpresa. Fin dai tempi del liceo, mentre il mondo era chiuso fuori dalla stanza in cui si trovavano, li aveva sempre immaginati seduti in un angolo, lontani da tutto e da tutti per confabulare sottovoce della loro vita, dei segreti, dei pensieri più intimi e privati che conoscevano solo loro. Jess e Rory da soli mentre il resto si dissolveva senza che nessuno dei due se ne accorgesse.
-quindi quando vi siete visti avete fatto finta di niente?-continuò dimenticando il quadro che aveva nella mente.
-non ci siamo visti.
-non vi siete visti? È passata una settimana! Voi due siete come pappa e ciccia ultimamente, sembra che viviate in simbiosi!
-mi ha chiamato- le spiegò Rory sorvolando il commento di Lane sul loro vedersi costantemente -mi ha lasciato qualche messaggio in segreteria, ma non l'ho richiamato. Prima di partire per Boston gli ho lasciato anch'io un messaggio: sapevo che non era in casa e preferivo parlare con la segreteria che con la sua segretaria dell'ufficio. Gli ho detto che sarei venuta da te per il week end.
-lo stai evitando.
-non lo sto evitando. Non ho avuto tempo...
-di chiamarlo? Basta un minuto, Rory. Ogni volta che c'è una ragazza che gira intorno a Jess tu ti fai da parte. È successo prima con Shane, ricordi? E ora con Mate.
-Kate- precisò -lei è...
-bellissima più di una dea.
-e lui è...
-è?
-tu non eri lì -pignucolò mettendosi sulla difensiva: non voleva credere alle parole di Lane, era stata davvero molto occupata e non le andava di chiamarlo mentre lavorava e Jess provava davvero qualcosa per quella donna, altrimenti si sarebbe comportato diversamente; -quando l'ha vista si è bloccato, era immobile, incantato. Per un attimo ho pensato che avesse smesso di respirare- disse ricordando la sua vicinanza nel momento in cui avevano aperto la porta di casa e il suo fiato che le solleticava il collo.
-sicura che stiamo parlando della stessa persona?-le chiese Lane pensando a Jess- lui è freddo, cinico, non mostra i suoi sentimenti, sempre sia capace di provarne.
-tu non lo conosci come---
-come lo conosci tu- l'interruppe-Lo so, me l'hai ripetuto fino all'esaurimento e forse è anche per questo motivo che quella ad esserne innamorata non sono io, ma tu.
-io non...
-non negare. Hai detto a tutti che tra te e Matt è finita, ma Jess è l'unico ad esserne ancora allo scuro e mi chiedo come sia possibile che a nessuno sia ancora sfuggito nulla su questa storia. Sai perchè non gli hai ancora parlato? Perchè hai paura che lui provi gli stessi sentimenti che hai tu nei suoi confronti e che possiate darvi un'altra possibilità. Hai paura che non funzioni e che ti faccia soffrire di nuovo.
-hai parlato con mia madre?- le chiese riconoscendo il senso delle parole che Lorelai le diceva da mesi.
-No, ma entrambe ti conosciamo bene.
-ti sbagli, Lane. Io non ho paura di soffrire, almeno non del tutto. Ho paura che possa funzionare e che duri per sempre, perchè non ho mai provato per nessuno qualcosa del genere, nemmeno con Matt. È una sensazione nuova, è qualcosa che potrebbe essere definitivo: mi vedo tra cinquant'anni, vecchia e acciaccata, però al suo fianco e ancora innamorata di lui. Fa paura. Jess è...
-va da lui- la esortò sorridendo, perchè era veramente cotta e quella situazione in sospeso non l'avrebbe mai aiutata a capire come stavano veramente le cose -e digli di Matt.
-e poi?
-e poi staremo a vedere. Dagli la possibilità di scegliere e decidere. Se continuerai a fingerti ancora fidanzata con Matt lui si guarderà intorno e rischi di perderlo per sempre.
Rory rimase in silenzio per alcuni secondi soppesando le conseguenze delle sue azioni. Lane aspettava una risposta definitiva e sperava nel meglio: non voleva che anche lei perdesse il suo "Dave", anche se ora era felice con un altro; la sofferenza che aveva provato prima di Henry era troppo dolorosa e abbattente.
-allora- disse sospirando fissandola con i suoi occhi blu non del tutto sicuri di ciò che stava dicendo -Lunedì gli parlerò.

Alzò gli occhi verso la finestra: il sole si stava alzando e la settimana era al suo primo giorno. Non aveva chiuso occhio pensando e ripensando a come dirgli di avergli nascosto la verità per più di due mesi, ma più quella storia andava avanti più la situazione peggiorava. Buttò all'aria le coperte con un energico calcio e scese dal letto: avrebbe parlato con Jess quella mattina stessa.
Era ora di iniziare a giocare.

Varcò la soglia che odorava ancora di pittura fresca e camminò con passo deciso lungo il corridoio che l'avrebbe portata all'ufficio del responsabile. La vita della casa editrice era estremamente frenetica: c'erano decine di persone occupate al telefono, al computer, con altre persone e in un certo senso le ricordava lo stesso trambusto della sua redazione.
-il signor Mariano ha detto che deve essere mandato in stampa entro domani- sentì dire da un ragazzo poco distante da lei.
Signor Mariano pensò faticando per trattenersi dal ridere. Ma lì dentro era ammirato, rispettato, ubbidito; era la persona più importante e i dipendenti si riferivano a lui con la dovuta riverenza. Conoscendo Jess si aspettava un atteggiamento diverso, credeva che si sarebbe fatto chiamare per nome da chiunque, ma evidentemente aveva deciso diversamente. Poi le venne un dubbio: e se avesse imposto quella riverenza per prendersi gioco di loro? Sarebbe stato nel suo stile.
Ignorò gli sguardi languidi di un paio di fattorini e le occhiatacce di alcune ragazze che l'avevano vista avvicinarsi alla porta del 'capo'. Con la coda dell'occhio si accorse di Juan e decise che si sarebbe fermata a salutarlo più tardi: ora aveva una missione da portare a termine e non poteva farsi distrarre da nulla o da nessuno. Finalmente vide la scrivania di quella che doveva essere la segretaria di Jess: era una ragazza, probabilmente della sua età, e troppo carina.
Ci mancava solo gelosia, si rimproverò avvicinandosi con un fittizio sorriso a quaranta quattro denti. Ma la prova del nove è vicina.La ragazza alzò gli occhi dall'agenda fitta d'impegni e, continuando a parlare la telefono, le fece cenno con la mano di aspettare. Rimase immobile davanti a lei mentre la porta scura alla sua destra restava chiusa. Sentì il panico scendere fino alle gambe che improvvisamente persero la loro stabilità: doveva dirglielo, ma non era certa di poterlo fare in quel momento. I suoi buoni propositi svanirono del tutto quando ripensò a Kate che si era addirittura presentata alla sua porta nonostante vivesse dall'altra parte degli USA: come poteva competere con un gesto d'amore di quella portata, lei che da due mesi evitava accuratamente di dire quella breve frase che avrebbe messo in chiaro moltissime cose? Se non era capace di essere onesta, cos'altro poteva offrirgli?
Incontrerai un ragazzo splendido, le aveva detto Lorelai quando aveva solo sedici anni e una cotta per Dean, ti sentirai la testa annebbiata e non saprai più che fare di te.Era proprio così che si sentiva e odiava quella sensazione: voleva avere le cose sotto controllo, non essere in balia degli avvenimenti.
-che cosa desidera?
La voce della segretaria la risvegliò e guardando nei suoi occhioni scuri e brillanti le venne la voglia di prenderla a calci: era ufficialmente gelosa della persona con cui Jess era a più stretto contatto in quel luogo e con la quale probabilmente aveva molta confidenza.
-sono qui per vedere Jess... Mariano, il signor Mariano- disse sorridendo perchè non ne riusciva a farne a meno data l'ilarità della cosa: chiamarlo così l'avrebbe fatta morire dalle risate prima o poi.
-ha un appuntamento?- le chiese la ragazza iniziando a scorrere la suddetta agenda.
-No, io sono...
-se non ha un appuntamento posso prendergliene uno- continuò.
-veramente io...
-il signor Mariano è molto occupato, non ha tempo ora. Mi dica il suo nome e la sua disponibilità.
Rory sorrise: tutti la conoscevano per via della sua fama come giornalista e quella era la sua occasione di rivalsa sulla segretaria troppo zelante.
-Sono Lorelai Gilmore. Devo parlare col signor Mariano in merito ad un'intervista per il New York Times: lo conosce vero?- disse con sicurezza e un tono di lieve superiorità che non era riuscita a trattenere.
La vide impallidire: -Lorelai Gilmore?- le chiese sgranando gli occhi -io non so se.. attenda solo un attimo, per favore.
Era diventata piccola piccola e un po' le dispiaceva aver esagerato in quel modo, ma era stressata e non aveva bisogno di ulteriori problemi; la ragazza si era alzata dalla sua sedia ed era corsa nell'ufficio. Sentì dei sussurri, poi il rumore di passi e vide la testa di Jess fare capolino dalla porta.
-Rory?- disse sorpreso di vederla per la prima volta sul suo luogo di lavoro.
-Ciao, Jess. Hai un paio di minuti?
Lui aprì la porta per farla entrare mentre la segretaria usciva mesta per la pessima figura fatta. Respirò a fondo cercando un punto da cui far partire quella conversazione.
-carina- affermò di punto in bianco -è anche brava?
-non quanto Claire, ma è solo all'inizio: migliorerà- le rispose facendole cenno di sedersi mentre lui si appoggiava alla sua scrivania ancora sconcertato da quell'improvvisata.
Capiva il suo essere sorpreso perché si era fatta negare per ben una settimana senza un motivo apparente e poi era piombata lì in quel modo inaspettato: era normale che fosse confuso.
-come mai da queste parti?
-non ci vediamo da un po' quindi... volevo dire... no, sapere... come va?
Da dove era saltata fuori quella domanda così stupida? Si sarebbe presa a schiaffi da sola, ma cercò di mantenere il contegno per non sfigurare davanti a lui.
-bene- le disse con incertezza mentre la studiava provando a capire cosa non andava in lei; -e tu?
-bene. Sono stata da Lane.
-è quello che hai lasciato detto in segreteria. E lei sta bene?
-certo, è innamorata.
-oh. ok.
Perchè quella conversazione diventava sempre più stupida? Non era più una ragazzina e allora perchè non c'era verso di parlargli sinceramente? Probabilmente le stava dando dell'idiota, rideva di lei.
-beh, appurato che stiamo tutti bene e che Lane è innamorata... -iniziò Jess, ma lei lo interruppe senza rendersene conto, perchè la lingua aveva agito più velocemente del cervello: -e così quella era Kate.
La sua espressione non le sfuggì e cerco di leggervi qualcosa -qualunque cosa- che potesse chiarirle le idee sui fatti di quella sera e la desse la speranza e la forza di cui aveva bisogno per continuare, ma oltre la sorpresa non c'era niente. Le rispose affermativamente e Rory aspettò che aggiungesse qualche altra informazione, ma Jess si era subito chiuso ermeticamente e non le confidò nulla. Lo odiava quando si comportava in quel modo, come se lei fosse una persona qualunque della quale non poteva fidarsi. Non le piaceva obbligarlo a parlare, ma si vedeva costretta a farlo: stava per chiedergli cosa era successo quando quella stupida segretaria bussò alla porta interrompendoli per comunicare al signor Mariano che l'appuntamento delle 10.00 era arrivato.
-scusa- le disse anche se il suo viso non lasciava trasparire il minimo dispiacere, piuttosto lei ci vide un certo sollievo – il lavoro chiama.
Cercò di sorridere, ma non era certa di essere risultata credibile soprattutto quando, dopo avergli chiesto se gli andava di noleggiare un film insieme per quella sera, lui le rispose che Janet gli aveva organizzato l'ennesimo appuntamento al buio con una ragazza, Lindsay, che apparentemente era in classe con loro alle superiori. Ironico come lei stesse facendo l'impossibile per riuscire a recuperare il terreno comune su cui si erano sempre trovati per potergli finalmente parlare di ciò che le stava accadendo mentre lui pensava ad uscire con la Barbie di turno.
-non ho idea di chi sia, ma a quanto pare si ricorda di me e le farebbe piacere incontrarmi. Sarà per un'altra volta- le disse mentre lei usciva di fretta dall'ufficio senza nemmeno sentirlo mentre la salutava.
Era arrabbiata, ma non con lui. Era arrabbiata con se stessa perchè anziché chiedergli come stava avrebbe dovuto dirgli la cosa che l'aveva portata da lui quella mattina, poche e semplici parole: ho lasciato Matt.

Poteva passarci sopra quando erano Sasha o Jimmy o Sean a tempestarlo di domande su ciò che accadeva con Kate. Si erano sempre intromessi in quella storia in un modo o nell'altro e dargli delle spiegazioni rientrava ormai nell norma. Senza contare che sapeva perfettamente come gestirli, cosa rivelargli e come metterli a tacere se il discorso prendeva una piega troppo personale.
Ma Rory no.
Non aveva mai parlato con lei di altre ragazze: ricordava che persino al liceo, quando stavano insieme, non gli aveva chiesto nemmeno una volta di Shane o di qualuque altro essere di sesso femminile col quale aveva avuto una relazione. Dopo la sera del ringraziamento lo aveva evitato in tutti i modi per un'intera settimana e lui aveva passato giorni a chiedersi perchè senza trovare una ragione che non includesse la presenza di Kate e la gelosia nei suoi confronti. Ma era un'ipotesi che si era visto costretto a scartare perchè c'era Matt e perchè non poteva essere possibile.
E' assurdo
dice la ragione
...
E' impossibile
dice l'esperienza

Le parole di Fried studiate durante un corso di letteratura contemporanea europea, nello specifico tedesca, gli tornarono in mente all'improvviso e cercò di dimenticarle prima che gli ultimi versi continuassero a ripetersi, ma fu un tentativo vano perchè la voce bassa del suo professore li recitò con enfasi rassegnata nella sua memoria:
E' quel che è
dice l'amore

Si fermò davanti allo specchio per mettersi in ordine -o in disordine- i capelli, mentre Juan tornava nella camera con una bottiglia di birra tra le mani. Non bastavano i continui appuntamenti che Janet si ostinava ad organizzare... ora ci si metteva anche a lui nel ruolo di controllore: la fidanzata lo aveva mandato a casa sua per accertarsi che si presentasse decentemente al ristorante che lei stessa si era presa la briga di prenotare.
-Janet sarebbe orgogliosa di te- disse Juan bevendo un sorso della bionda fredda di frigo; -se non fossi un uomo etero ti chiederei di uscire con me.
-ti diverti a prendermi in giro, eh?- chiese disgustato dall'occhiolino che gli aveva visto fare nel riflesso dello specchio.
-non fare quella faccia, Jess. Stai per uscire con una bomba sexy: cerca di mostrarti un po' più felice di vederla o stasera tornerai a casa da solo a dormire da solo nel tuo letto, esattamente come tutte le altre notti della tua vita da quando sei a New York.
-Non ho dormito sempre da solo- gli ricordò lottando col colletto della camicia che non voleva stare nella posizione giusta.
-Janet ti ha procurato decine di ragazze e sei uscito due volte di seguito con la stessa solo in un paio di occasioni!
-Sì, e la seconda volta abbiamo fatto ginnastica sul letto su cui ti sei seduto- dichiarò con naturalezza trattenendo un sorriso nel vedere l'amico che si alzava in fretta dal materasso per cercare un'altra collocazione.
-Ok, ma non si è mai trattato di nulla che potesse fare pensare a qualcosa di serio. Il tuo problema è che a parte quella Kate di cui mi hai parlato, e che non nominerò mai più per il resto della mia vita, non c'è nessuna che ti spinga anche solo a pensare di iniziare una vera relazione.
-è un discorso che tu e "la tua dolce metà" mi avete già fatto- disse enfatizzando le parole rivolte a Janet abbandonando lo specchio e iniziando a cercare il portafoglio -non ti stanchi mai di ripetere le stesse cose?
-Mai. E lasciami dire che l'unica con la quale hai un qualche tipo di rapporto è Rory.
-lasciala fuori Juan.
-conosco te- lo ignorò -e ho imparato a conoscere lei e a mio parere tra di voi c'è qualcosa: chiamalo amore, affetto o solo attrazione... ma qualcosa esiste. E poi ci sono volte in cui in lei vedo quell'aria innamorata...
-sì, del suo fidanzato.
-non tirare di nuovo fuori la storia del findazato, Jess. Sei stato proprio tu a dire che ultimamente c'è qualcosa di strano tra loro: forse è il tuo momento.
-è il momento di piantarla di fantasticare. Siamo solo amici.
-è ciò che continui a dire, ma io non ti credo.
-Ah, grazie. È bello sapere che un mio amico non ha alcuna fiducia in me.
-nemmeno tu credi a quello che dici, perchè dovrei farlo io? Jess, i fatti parlano chiaro: non stai insieme alla donna che praticamente avresti sposato, sei qui, a New york, esci ogni sera con una ragazza diversa senza sceglierne una fissa e proclami di essere amico di una persona che è stata molto importante per te, il tuo primo amore, che rispetti, ammiri e con la quale passi più tempo possibile. Senza contare che per lei venderesti l'anima al diavolo.
-già fatto. E non ha funzionato.
-sono serio per una volta, carajo*! Puoi esserlo anche tu?
-mai stato più serio.
-vuoi continuare a fare finta di niente?- gli chiese mentre involontariamente si avvicinava nuovamente al letto di Jess e stava per sedercisi sopra; -fà come ti pare, ma io ti ho detto cosa penso. È inutile cercare distrazioni se pensi ad un'altra.
-l'ho sempre trovato un metodo niente male.
-è uno schifo- confessò Juan in piedi, al centro della stanza- C'è stato un periodo in cui io e Jen avevamo rotto...
-sul serio?
-già. L'avevo fatta grossa e lei mi aveva scaricato. Continuavo a dire di non aver bisogno di lei, che potevo trovarne a centinaia là fuori e in effetti è stato così, ma nessuna reggeva il confronto. È stato un errore e potevo pagarlo caro.
Jess interruppe per un istante la sua ricerca: era la prima volta da quando era tornato a New York che Juan si inoltrava in un discorso di quella serietà mentre era ancora lucido e soprattutto lo stupì quanto fosse intimo e la situazione lo fece sentire in imbarazzo. Quelli erano tipi di conversazione che aveva avuto solo con Sean e ascoltarli da qualcun altro gli procurava un po' di disagio. Ma il suo amico era serio e se si stava aprendo con lui in quel modo era perchè voleva aiutarlo a non prendere una decisione di cui in futuro si sarebbe potuto pentire.
-Jen non ha voluto saperne di me per settimane e quando ha finalmente deciso di concedermi una possibilità non è stato facile riconquistare la sua fiducia. Stavo per perdere l'unica cosa buona che avevo a New York.
-ma si è tutto sistemato, no?
-Jess, se pensi che Rory non sia importante, stasera esci e divertiti. Ma se hai il minimo dubbio che tra voi possa ancora esserci qualcosa... faglielo sapere.
Diede un'occhiata all'orologio che segnava le otto: era ora di andare dal suo appuntamento della serata.
-sai, non ho proprio voglia di vedere quella Lindsay.
-Kimberly- lo corresse Juan sorridendo della scarsa importanza che Jess dava a tutte quelle ragazze che la sua fidanzata si affannava a cercargli; -puoi sempre disdire, anche se farlo ora sarebbe da gran cafone.
Considerò seriamente la sua proposta: poteva dirle di aver avuto un problema con l'auto o magari che si era ammalato improvvisametne e che avrebbero rimandato ad una data da definire e che, da porte sua, poteva restare ignota ad entrambi per l'eternità. Lasciò cadere lo sguardo sul telefono che giaceva innocuo sul tavolino di fianco al letto mentre cercava di capire quale era la scelta più giusta da fare: essere o non essere? Chiamare o andare?
Fece cenno a Juan di uscire dalla stanza e senza pensarci due volte si mise la giacca e seguì l'amico fuori dall'appartamento.

*non ho mai studiato il latino e mio fratello in questa materia credo che abbia la media del 4 quindi... se la citazione è sbagliata, scusate, comunque il senso si è capito, no?
*Carajo: cazzo.
Lo so, ogni tanto sono un po' volgare, ma come posso censurare sempre tipi come Jess o Juan?
A chi interessa, l'intera poesia di Fried è questa:
E' quel che è

E' assurdo
dice la ragione
E' quel che è
dice l'amore

E' infelicità
dice il calcolo
Non è altro che dolore
dice la paura
E' vano
dice il giudizio
E' quel che è
dice l'amore

E' ridicolo
dice l'orgoglio
E' avventato
dice la prudenza
E' impossibile
dice l'esperienza
E' quel che è
dice l'amore


volete che ve la scriva in tedesco? No, non credo...
 
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27 replies since 9/5/2004, 16:23   9224 views
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