Fanfiction: Ritorni

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Elena_R
view post Posted on 1/5/2005, 19:46 by: Elena_R




Eh, eh... scrivendo questo capitolo ho realizzato una cosa curiosa: Jess, Janet e Juan cominciano tutti per J! Non me n'ero accorta e involontariamente ho distinto i newyorchesi per lettera.
La citazione di Lorelai che troverete circa a metà è presa dall'episodio 1.08.

Capitolo ventisei

-saranno passati almeno dieci minuti da quando mi hai detto di aver una notizia importante da darmi, ma non mi pare di averla ancora sentita. Sei sicura di stare bene?- le chiese con la voce metallica dovuta alle interferenze sulla linea telefonica. Respirò tanto profondamente da sentire male ai polmoni e si decise una volta per tutte a sputare il rospo: -mi hanno chiamata ieri sera: non sono stata presa.
Ascoltò il suo silenzio durante il quale Jess stava probabilmente cercando di capire quale fosse il soggetto della sua sospirata ammissione, poi come aveva fatto lei poco prima inspirò ed espirò: -mi dispiace.
-a quanto pare la CNN non ha bisogno di elementi come me. Ho lavorato tutta la vita per questo e ora loro mi rifiutano; evidentemente non ho fatto abbastanza: Paris aveva ragione su tutto.
-è quello che ti hanno detto? Che non vali abbastanza?
-no. Sono disposti a pubblicare qualche articolo da free-lance, ma al momento pare non abbiano la necessità di assumere altro staff.
-non ti hanno chiuso tutte le porte- la rassicurò. Per un breve attimo fu tentata di credergli e di essere ottimista, ma lei voleva entrare dall'ingresso principale, non da un entrata secondaria attraverso una piccola porticina che poteva chiudersi in qualsiasi momento.
-potrai scrivere qualcosa per loro quando vorrai- continuò -e in futuro c'è sempre la possibilità di riprovarci, no? Hai solo ventiquattro anni, non è ancora tardi.
-lo so- disse tirando su col naso e asciugandosi le lacrime con la manica del maglione -ma mi sento così... svuotata. Avevo provato a mantenere le distanze in modo da essere pronta nel caso di un rifiuto, però in realtà ci contavo molto.
-ora non pensarci più. Che programmi hai per stasera?
-come?- chiese confusa: si stava disperando per aver perso l'occasione della sua vita e lui le chiedeva cosa aveva in mente di fare? - pensavo di stare a casa. Ho voglia di rimanere un po' da sola.
-assolutamente no- le ordinò -ti voglio a casa mia alle otto. Ieri Juan e Jen si sono auto-invitati per mangiare qualcosa e tu sarai dei nostri.
-ma...
-niente ma. Non te ne starai a casa da sola a piagnucolare inutilmente per la CNN. È arrivato il momento di distrarsi.
-Jess, davvero ti ringrazio, però non ho voglia di vedere nessuno.
-Allora non mi ascolti mentre parlo?- le chiese imitando perfettamente il tono burbero che Luke assumeva ogni volta che si trovava a parlare con Taylor- tu non hai alcun diritto di replica: stasera sarai da me e se alle 8.10 non ti vedo arrivare, vengo a casa tua e ti trascino per le orecchie. E poi quando ci sei tu Juan evita di concentrarsi su di me e sulle storie imbarazzanti di quando eravamo ragazzini.
-ti servo da diversivo, eh.- gli disse sorridendo. Più o meno, ma voglio anche che tu non pensi. Quindi siamo d'accordo?
Non era così che doveva andare. Sarebbe dovuta rimanere in casa a piangere e pensare e ripensare alla perdita della scommessa della sua vita, andare a letto a notte inoltrata con un mal di testa incurabile dall'analgesico più potente per restare poi immobile al centro del materasso perché non riusciva a dormire nonostante la stanchezza. Invece stava per essere risucchiata in una serata di divertimento e spensieratezza e una cosa la colpì: stranamente non si sentiva in colpa.
La voce di Jess attraversò nuovamente il Village e le ripeté la domanda alla quale aveva una sola risposta: -Non ho altra scelta, giusto?


La risata di Rory giunse alle sue orecchie nonostante si trovassero in due stanze diverse.
Lasciò la cucina per tornare in salotto con le birre fredde che aveva promesso e vide sia lei che Janet piegate in due dalle risate mentre Juan se ne stava in piedi soddisfatto della storiella che aveva appena raccontato che pareva aver riscosso un discreto successo. Appoggiò le bibite al centro del tavolo, prese la sua bottiglia e si mise a sedere vicino a Jen per godersi lo spettacolo di quel pagliaccio del suo amico; non fece caso all'ennesima barzelletta della serata perchè inconsapevolmente si era concentrato su di lei: era arrivata con mezz'ora di ritardo -assolutamente normale per una Gilmore, a prescindere dalle minacce corporali- ma aveva comunque deciso di lasciarsi tutto alle spalle per quel paio di ore. Aveva la faccia stanca e le occhiaie di chi non aveva chiuso occhio la sera prima perché aveva passato l'intera notte a chiedersi com mai una giornalista del Times laureata col massimo dei voti a Yale non meritava di lavorare alla CNN. E la storia si sarebbe ripetuta se non fosse intervenuto lui. L'aveva chiamato quel pomeriggio durante la pausa pranzo ed era stato felice di sapere che almeno aveva tenuto la mente occupata col lavoro. Era arrivata direttamente dalla redazione con i capelli sciolti, l'immancabile tailleur, le scarpe con tacchi altissimi che ogni volta lo facevano sentire uno dei sette nani e gli aveva chiesto in prestito qualcosa di più comodo e consono alla serata. Sorrise guardandola ora con i capelli raccolti una coda fatta svogliatamente e con indosso la sua felpa e dei pantaloni che le andavano troppo grandi; sembrava una bambina indifesa, una persona totalmente diversa dalla donna in carriera che era entrata dalla sua porta: era in momenti come quello che ricordava quanto anche Rory fosse un semplice essere umano con le sue gioie, dolori e preoccupazioni.
Un urlo lanciato dalla sua vicina lo riportò alla realtà e non poté evitare di sorridere quando vide la borsa di Janet rovesciata sul pavimento per colpa di un maldestro fidanzato: tra penne, foglietti volanti, rossetti e altri cosmetici spuntava il primo dei suoi libri.
-togliti quel sorrisetto soddisfatto dalla faccia, Mariano- lo ammonì il suo amico -quel libro si trova lì per puro caso.
-per puro caso? -gli chiese mentre Janet scuoteva la testa da una parte all'altra con disapprovazione.
-beh, per puro caso Juan, oltre ad essere diventato un avido lettore- spiegò all'intera compagnia -va in giro con una foto di Jess e l'articolo dell'intervista di Rory per mostrarli in giro e raccontare a chiunque incontri la storia della vostra amicizia dagli esordi ad oggi.
-anche tu non sei da meno- rispose Juan in sua difesa con aria di sfida -nel giro di una settimana lei si è letta i due libri tutti d'un fiato. Vedete quelle occhiaie che ha cercato di nascondere col trucco? Non sono merito mio, purtroppo, ma colpa di quell'ultimo romanzo che hai scritto: ieri sera è stata sveglia fino alle tre di notte per finirlo!
-sono lusingato-disse Jess. E lo era davvero. Quando aveva iniziato non si sarebbe mai immaginato un supporto da perte dei suoi amici o della famiglia o da chiunque altro; ora invece il mondo, o per lo meno l'America, sapeva chi era e nelle ultime due settimane era stato letteralmente invaso da lettere, e-mails, telefonate da parte di persone che si congratulavano con lui. Non mancavano le critiche, ovvio, ma quella era una condizione che era stato sempre pronto ad accettare. Jimmy, Sasha, Liz e Luke sembravano davvero orgogliosi ed era un piacere stare a sentirli mentre tessevano le sue lodi, anche se presto si stancavano del sorrisetto che gli rivolgeva mandando scherzosamente a quel paese lui e la sua presunzione di essere il Dante del nuovo millennio.
-sai- disse Rory catturando istantaneamente la sua attenzione -mia madre fatica a convincersi dell'idea che guadagni onestamente vendendo libri... ha addirittura pensato che quella dello scrittore fosse solo una copertura per nascondere quel famoso giro di prostitute di lusso.
-Prostitute?- aggiunse Janet -credimi, non ci sono ne squillo ne harem ne altro nella sua vita. Ultimamente Jess si rifiuta di uscire con le mie amiche e Kimberly sta ancora aspettando di essere richiamata per quel famoso appuntamento che avete “rimandato”- disse enfatizzando l'ultima parola.
Juan le aveva assicurato che sarebbe uscito con la sua amica, lei le aveva telefonato per informarla dell'improvvisa malattia di Jess, lui si era giustificato dicendo che per quella sera aveva preferito tornarsene a casa e parlando con Rory aveva scoperto che invece di riprendere la via del ritorno verso il proprio appartamento era andato da lei perché a quanto pareva la ragazza con cui aveva appuntamento si era ammalata. Si era creata una fitta trama di scuse e sotterfugi che aveva scoperto ma della quale non aveva detto nulla, soddisfatta di aver trovato la prova che cercava: Jess aveva dato due di picche a Kim per stare con Rory e non poteva essere stato più chiaro.
-dì un po', Jessie, non sarai diventato gay?- lo schernì.
-te l'ho detto, Jen, mi sono stancato di questi appuntamenti al buio e soprattutto di offrire cene dai costi esorbitanti: dove sono finte le ragazze a dieta perenne che si accontentavano di un'insalata scondita?- le chiese -le tue amiche mangiano primo, secondo e dolce, senza contare il vino e il fatto che ordinano sempre i piatti più costosi del menu.
-mi sembrava di aver capito che i soldi non fossero un problema.
-lo diventano se ogni sera mi tocca sborsare quasi un centinaio di dollari.
-esageri! E poi mi pare che nelle ultime tre settimane tu non abbia speso un centesimo in nessun ristorante.
Quel numero fece sobbalzare Rory dalla poltrona su cui era seduta. Tre settimane. Era stato intorno a quel periodo che Matt si era fatto vivo alla sua porta ed era stato allora che, forzata dagli eventi, si era vista costretta a parlare con Jess. Da quando era tornata a New York avevano trascorso molto tempo insieme, ma ripensandoci in quelle ultime settimane erano stati indivisibili: si erano sentiti quasi tutti i giorni e visti almeno tre volte a settimana per un caffè, un cinema, una passeggiata in qualche parco nei giorni in cui, nonostante il freddo di dicembre, il sole era abbastanza tiepido da impedigli di gelare. E poi c'erano state quelle due serate letterarie in un enoteca vicino all'Università della Columbia dove Jess aveva brillato particolarmente con una delle sue arringhe su Bukowski; ricordò la seconda sera, le sue parole, gli occhi che gli brillavano alla luce delle lampade ad olio usate per illuminare il locale, gli sguardi affascinati dei presenti... in quel momento si era sentita fiera di essere seduta al suo fianco, di essere entrata con lui e di essergli stata vicina anche quando se ne era andato lasciando tutti a bocca aperta a chiedersi chi era.
Osservandolo difendersi con Janet le venne in mente una conversazione che avevano avuto la sera prima che ricevesse la pessima notizia dalla CNN:
-ricordi la ragazza del primo libro?- le chiese aggiustandosi il cuscino sotto la testa. Erano sdraiati sul pavimento di casa sua, al buio, a guardare gli adesivi fluorescenti che Rory aveva attaccato al soffitto in un raptus di nostalgia infantile, -ti somiglia molto.
-lo avevo notato- gli rispose guardandolo con la coda dell'occhio e vedendolo sorridere alla continuazione della sua risposta -mi conosci bene.
Oltre ai suoi occhi e alla sua bocca riusciva a distinguere perfettamente solo il suo profilo, che risaltava in contrasto con le luci provenienti dalla finestra alle sue spalle. Per quel motivo non poté essere certa della sua reazione quando continuò ponendogli una domanda: -allora, se io sono come lei, tu saresti il ragazzo di cui era innamorata? Non ti assomiglia per niente, sai?
-infatti in lui non c'è nulla di me- le aveva detto quasi sottovoce, come se non volesse spezzare il silenzio che li avvolgeva insieme alle tenebre -è nella protagonista che c'è qualcosa anche di mio.
Era una fortuna che la luce fosse spenta perché altrimenti avrebbe visto l'enorme sorriso che non era riuscita a trattenere sentendo le sue parole e arrivando ad una propria conclusione: -siamo una persona sola.
-è stupido, non è vero?- aveva domandato con l'insicurezza di un bambino.
-no, è bello. C'è qualcosa di me e di te in uno stesso essere, nella stessa persona. Insieme formiamo un'unica entità.
-era ciò che volevo s'intuisse.*

Avrebbe voluto continuare quella conversazione, ma nel momento più inopportuno Lane l'aveva chiamata per raccontarle l'andamento del primo incontro ufficiale con i genitori di Henry, si era fatto tardi e Jess aveva deciso di andarsene prima che lei avesse riattaccato il telefono. Poi era subentrata la CNN e aveva messo da parte il ricordo di quella sera per disperarsi dopo aver ricevuto la notizia più sconvolgente della sua vita. Però in quell'istante era riaffiorato insieme alla prova tangibile del suo rifiutarsi di uscire con le amiche di Janet; in realtà in quelle tre settimane Jess aveva avuto diversi appuntamenti, tutti con la stessa persona: lei. La storia si stava ripetendo davvero, ma con una locazione diversa: era tornato per lei però questa volta non si trovavano a Stars Hollow, bensì a New York; avevano iniziato coll'essere amici e ora, esattamente come durante gli ultimi mesi che aveva passato insieme a Dean, stavano non ufficialmente uscendo insieme. Ci aveva pensato per settimane, era stata spaventata a morte all'idea che potesse succedere di nuovo, ma ora la verità su Matt era stata detta e il comportamento di Jess degli ultimi tempi aveva avuto una spiegazione e ora si sentiva leggera e serena.
Continuò ad osservarlo e sorrise di fronte alla sua ostinazione a cercare scuse con la sua amica quando avrebbe potuto girarsi verso di lei, baciarla e dirle: “Ecco, ora capisci perché non voglio uscire con le altre?”
Arrossì ricordando i giorni in cui era ordinario sentire il calore delle sue labbra e sentì il fuoco dentro di sé quando si accorse che Juan l'aveva tenuta d'occhio per tutto il tempo. Doveva aver fiutato la natura dei suoi pensieri, a passo lento le si era avvicinato e aveva preso posto sul bracciolo della sua poltrona col sorrisetto malizioso di chi la sapeva lunga e non vedeva l'ora di renderla partecipe.
-guardavi qualcosa di interessante?- le chiese bevendo dalla sua bottiglia cercando di tenere un atteggiamento neutro, ma fallendo miseramente.
-Jess e Janet- gli rispose con ovvietà facendolo sorridere ancora di più, segno che non era disponibile a girare troppo intorno all'argomento e pronto, al contrario, ad arrivare immediatamente al sodo: -o solo Jess?
-tu lo sapevi, vero?
-a cosa ti riferisci nello specifico?
-a noi.
-tu e Jess? E chi non lo sapeva?! È chiaramente cotto, se ne sarebbe accorto anche un cieco.
-allora credo di aver vissuto bendata per molto tempo.
-se può consolarti nemmeno lui ci vede particolarmente bene; siete proprio una coppia ben assortita.
-e come fai a dirlo?- chiese con curiosità. Conosceva Jen e juan solo dapochi mesi perchè fossero già in grado di capirsi a vicenda con un solo sguardo; -forse siamo le due persone più incompatibili del mondo e forse per noi non c'è speranza. Dopotutto ci siamo già passati e non è andata bene.
Voleva una rassicurazione in più, preferiva sentire una campana più obiettiva di Lorelai o Lane e Juan poteva essere la persona adatta: aveva vissuto tutto da una certa distanza e non aveva preconcetti di alcun genere.
-lo so- le rispose -perché nonostante tutto dopo otto anni siete ancora qui, insieme e vi piacete. Otto anni sono un periodo molto lungo e credo che anche solo questo dato preso da solo sia indice di grande sicurezza, non trovi?
Asserì perché dopotutto quello era un punto a suo favore e assolutamente indiscutibile.
-ti va di fare un discorso serio?- le chiese ricevendo in risposta un'espressione piuttosto scettica; -hey! Guarda che io so essere serio!
-sì, scusa. Va' avanti- lo incitò controllando che Jess e Janet non avessero smesso di parlare tra loro; non sapeva cosa sarebbe stato detto, ma non voleva che quella conversazione tra lei e Juan venisse ascoltata anche da loro.
-io non so molto di quello che c'è stato tra voi e soprattutto non conosco te o il tuo passato. Non ho idea di cosa tu gli abbia fatto o cosa lui abbia fatto a te, ma avete perso la testa e tra voi c'è qualcosa di speciale. È difficile da spiegare senza cadere in banalismi... ma hai presente le famose anime gemelle, la metà della mela e tutte quelle stronzate assurde che si inventano maghi e astrologhi e autrici di romanzetti rosa? Beh, forse non sono così assurde e magari esistono davvero persone che hanno una metà perfetta da qualche parte del mondo e se sono fortunati riescono a trovarsi.
-come te e Jen?
-noi siamo diversi, Rory. Per me e lei il discorso cambia e diventa molto più semplice- disse in un modo rassegnato a cui non seppe dare spiegazione -non credo che tu e Jess ve ne accorgiate, ma quando siete insieme date l'impressione di essere la cosa più naturale del mondo.
-non credo di seguirti- lo interruppe, perché il suo discorso l'aveva distratta e riportata agli anni in cui leggeva favole di un principe e una principessa destinati a sposarsi e vivere insieme felici e contenti, ma lei non era una principessa e men che meno Jess poteva avere sangue blu nelle sue vene.
-ti capita mai di vedere due persone e pensare a quanto sono perfetti? Persone che sembrano una cosa sola, indivisibili?
siamo una persona sola... Insieme formiamo un'unica entità.
Stava cercando di dirle esattamente quello che Jess aveva scritto nel suo libro?
-voi siete così- continuò nonostante non gli avesse risposto nulla - e siete anche molto bravi a complicare persino le cose più semplici e sinceramente mi chiedo perchè non vi siete ancora decisi a parlare chiaramente. Vi girate intorno da mesi: è ora di...
-mi hai stancato e tutto questo discutere mi ha fatto venire fame- l'interruppe la voce di Jess che aveva abbandonato il suo posto vicino a Janet e si era avvicinato a loro per prendere il telefono. All'improvviso fu costretta a lasciare il mondo in cui esistevano solo lei e Juan per tornare alla realtà in cui lei amava Jess e pareva che anche a lui la sua presenza non dispiacesse affatto.
Seguì i suoi movimenti e il suo corpo piegarsi per afferrare il ricevitore in modo da poter chiamare e ordinare delle pizze. Anche lei si era stancata di aspettare e di essere l'eterna indecisa: era arrivato il momento di lottare con decisione per riavere ciò che le spettava. Ripensò all'ultima volta in cui si era fatta coraggio e aveva cercato di parlare con Jess di quello che era successo a Parigi col suo fidanzato e del fallimento che ne aveva conseguito e sperò vivamente di non ripetere l'errore.
Lo aveva fissato per alcuni secondi e si accorse che anche lui la stava guardando in attesa che il take-away rispondesse.
E le sorrideva.
Le parole di tutti -Lorelai, Lane, Juan, Matt- avevano un senso e sentì che ce l'avrebbe fatta. Doveva solo riuscire a trovare il momento giusto per parlare con lui una volta per tutte.
Era ancora immersa nel suo processo di ammirazione dello scrittore più sexy che avesse mai conosciuto quando sentì un peso lasciare la poltrona e vide Juan alzarsi per andare a disturbare Jess mentre faceva la sua ordinazione; lo fermò tenendolo per un braccio e lo costrinse a fare un passo indietro e avvicinarsi.
-gli parlerò- sussurrò in segreto per non farsi sentire da altri -e quello che hai detto prima è sbagliato: per me anche tu e Janet siete perfetti.

-Lily mi ha scritto un'e-mail stamattina- disse Rory rientrando in sala dopo essersi cambiata. Si erano incontrati per caso in metropolitana: lui stava tornando da un appuntamento di lavoro e lei era appena uscita dalla redazione e doveva fermarsi al supermercato per comprare qualcosa da mangiare; Jess si era offerto di accompagnarla e alla fine era salito in casa per aiutarla con le borse della spesa che erano solo due e per nulla pesanti. Sapeva che il suo aiuto non sarebbe stato necessario, ma il discorso fatto con Juan pochi giorni prima si era ripetuto nella sua testa milioni di volte e aveva deciso di cogliere l'occasione per riuscire a trovare il coraggio di parlargli.
Dopo aver riordinato la spesa era andata a togliersi i vestiti che avevano preso il peso dell'ennesima giornata di lavoro e quando era riapparsa lo aveva visto seduto comodamente sul divano a fare zapping col telecomando senza mostrare il minimo interesse per ciò che lo schermo gli offriva. Era rimasta immobile ad osservarlo per pochi secondi ricevendo l'ennesima conferma di quanto fosse naturale vederlo in casa: era normale averlo tra quelle pareti, in cucina a preparare il caffè, in piedi di fianco alla libreria mentre scorreva con un dito le spine di vecchi romanzi usurati, letti e riletti da entrambi, alcuni con una parte di lui scritta a penna in ogni spazio libero e intrappolata per l'eternità tra quelle pagine. Sentì le lacrime agli occhi mentre sperava di poterlo avere lì per un tempo indeterminato: non voleva che si allontanasse da lei una volta di più e, avanzando nella sala, pensò che non voleva nemmeno che uscisse da quella porta a fine serata.
-Davvero?- le chiese accorgendosi finalmente della sua presenza e spegnendo immediatamente la televisione mentre lei si sedeva al suo fianco.
-sì, voleva darmi la grande notizia.
-già, a quanto pare lo scricciolo ha setacciato internet alla ricerca di qualche biglietto low-cost ed è riuscita a trovare tre posti per New York, così Jimmy non ha potuto dirle di no e verrà trascinato qui senza poter tirar fuori la scusa del prezzo.
-sono contenta che vengano per le vacanze di Natale; Lily è una ragazzina simpatica e molto in gamba. Sarà bello essere tutti insieme a Stars Hollow.
-una splendida riunione di famiglia- le rispose col tipico sarcasmo che lei ignorò: lui era felice di rivedere la sua famiglia anche se non l'avrebbe mai ammesso e ormai lo conosceva troppo bene per lasciarsi sviare dalle sue frecciatine acide; -per lo meno potrò inventarmi qualche scherzo da fare a Taylor e magari coinvolgere mia sorella.
-riaffiora il teppista che è in te, eh?- gli chiese sorridendo -dì la verità: Taylor ti è mancato in tutti questi anni.
-ovvio, eravamo diventati così intimi!
-ah! Me lo sentivo. E a proposito di relazioni intime... che n'è stato di quel ragazzo che piaceva a Lily?
-Non me ne parlare- disse scuotendo la testa a tesi della sua disapprovazione e in particolar modo della sua gelosia -a quanto pare ora sono ufficialmente fidanzati.
Rory non riuscì a trattenere una piccola risata pensando a quanto fosse carino a volerla proteggere dal mondo degli uomini al quale eventualmente sarebbe approdata ; si chiese se anche lei si sarebbe comportata allo stesso modo quando il figlio di Lorelai e Luke sarebbe nato.
-fidanzati...- continuò- non sanno nemmeno cosa significhi, sono troppo giovani anche solo per pensare a certe cose. Dovrebbero concentrarsi sullo sport, la scuola e gli amici, non a cosa indossare per uscire insieme e fare chissà cosa! E questa situazione dovrebbe durare almeno fino alla laurea: solo allora forse potrebbe trovare il tempo di guardarsi intorno.
-non mi pare di ricordare che la tua priorità sia sempre stata la scuola, tanto meno lo sport.
-infatti, ma io sono un maschio, per me le cose funzionano diversamente.
-oh, certo. Mi scusi signor Maschilista, dimenticavo le donne devono stare in casa a pulire, cucina e fare figli.
-devi ammettere che fare figli è divertente.
-il concepimento, ma vuoi provare a partorirne uno? La vita di vuoi uomini e troppo facile- disse sorridendo davanti alla sue espressione prima pensierosa poi schifata.
-ok, non è proprio quello che intendevo- si scusò senza nemmeno sapere perché dato che Rory aveva chiaramente capito che non parlava sul serio.
-lo so e so anche che stavi solo cercando di nascondere la tua iper protezione nei confronti di Lily, ma è arrivato anche per lei il momento di crescere e non sarei tu o Jimmy a poterglielo impedire, nemmeno uccidendo i suoi pretendenti- gli spiegò. Lo vide riflettere, probabilmente su un altro modo per sbarazzarsi dei ragazzi che avrebbero cercato di coinvolgerla in un giro di sesso, droga e rock'n' roll, poi aprire la bocca per dire qualcosa, ma non gli diede il tempo di replicare: dopo aver gettato un'occhiata distratta alla finestra scattò in piedi e uscì in balcone senza mettersi nulla in dosso per ripararsi dal vento gelido di dicembre. Enormi fiocchi di neve stavano cadendo pesantemente e imbiancando poco a poco i marciapiedi e le strade che per un'insolita coincidenza non erano trafficate in quella sera.
Per la prima volta da quando si era stabilita in quella città, New York era quasi immobile: il movimento non era cessato del tutto, ma ogni cosa le sembrava andasse a rallentatore, lentamente, dandole modo di assaporare ogni istante, notare i particolari, percepire le sensazioni. Le luci dei palazzi, la neve e la sua presenza alle sue spalle le fecero capire pienamente cosa intendeva dirle quel giorno al bar durante l'intervista riguardo ai bei ricordi della grande mela: quella vista, nonostante non si trovassero sul palazzo più alto della città, le toglieva il fiato. Aveva iniziato a saltellare come una bambina o, per meglio dire, come sua madre e sentiva che lui l'aveva osservata tutto il tempo: se lo immaginava in piedi di fianco al divano, con un sorrisetto derisorio mentre scuoteva la testa disapprovando, indeciso se ritenerla pazza o semplicemente infantile. Quando si voltò verso di lui lo vide uscire con la sciarpa intorno al collo e la giacca tra le mani; stava per chiedergli di prendere anche la sua perché in effetti faceva freddo quando, senza dire una parola, la mise sulle sue spalle: era enorme, calda e rassicurante. Sentiva il suo profumo ovunque intorno a sé e per alcuni non fu in grado di parlare: ora Jess era fuori a rischiare di ammalarsi per evitare che accadesse a lei e sentì una strana energia diffondersi per tutto il corpo.
Tutto è magico quando nevica. Le cose più belle delle mia vita sono successe mentre nevicava, le aveva detto Lorelai.
-Non è bellissimo?- gli chiese guardandosi intorno.
-è solo neve- le fece presente scrollando le spalle mentre l'osservava appoggiare la schiena contro la ringhiera del balcone.
-mia madre ha una teoria a proposito della neve- spiegò cercando di convincerlo che non era mai solo neve.
-lei ha una teoria su qualsiasi cosa: è incredibile.
-lo è davvero- concordò pensando a quanto fosse stata fortunata ad avere una madre/amica come Lorelai: era sempre riuscita nel suo ruolo, esattamente come la signora Kim aveva fatto con Lane, ma allo stesse tempo era stata capace di esserle vicina come una compagna di avventure, una confidente, un persona con la quale parlare di qualunque cosa senza alcun tabù. Amava Lorelai e senza di lei non sapeva come avrebbe fatto.
-da quando ero piccola- continuò alzando gli occhi al cielo per godersi lo spettacolo da un'altra prospettiva -mi ha sempre raccontato che le cose più belle accadono quando nevica. Ha il suo fondamento, perché ogni volta che cade la neve le succede qualcosa di meraviglioso o che la rende felice.
-per esempio?
-beh, c'è stato il suo miglior compleanno, il primo bacio che ha dato ad un ragazzo, i miei primi passi- sorrise- io sono nata durante una tempesta di neve. Inoltre ho avuto modo sperimentare l'efficacia della teoria ed è tutto vero: mi è capitato di ricevere belle sorprese mentre fuori nevicava. Pensaci, a te no?
-non fino ad oggi.
-allora potresti iniziare una tua personale tradizione cercando di realizzare un desiderio proprio in questo momento- gli disse senza rendersi immediatamente conto dell'ambiguità delle sue parole – non c'è nulla di bello che la neve potrebbe far succedere?
Con l'andamento in slow-motion che si era interrotto solo durante l'interludio della loro conversazione, lo vide muovere un piede nella sua direzione e alzare un braccio che si avvicinò pericolosamente al suo viso; la sua mano, gelida per il freddo, le sfiorò la guancia e si spinse all'indietro spostandole dietro l'orecchio una ciocca di capelli mossa dal leggero vento di quella sera.
Come se i loro corpi fossero poli che si attraevano, la sua schiena lasciò il ferrò della ringhiera e si mosse di volontà propria verso il corpo di Jess, sebbene l'unico ponte ad unirli fosse ancora la sua mano che si era insinuata sulla sua nuca, i capelli tra le sue dita, e la attirava lentamente a sé. Non oppose resistenza né cambiò discorso stavolta, decisa a lasciare che le cose seguissero il loro corso naturale. Gli mise una mano sul fianco appoggiandosi a lui per avere un sostegno: il suo odore, il suo calore e la sua vicinanza le davano la sensazione di svenire da un momento all'altro, come le svenevoli donne del medioevo che avevano bisogno di essere rianimate ad ogni piccola emozione; non riusciva a pensare e forse era così che si sentivano le assistenti dei prestigiatori quando dovevano essere ipnotizzate: vedeva solo i suoi occhi, nei quali si osservò riflessa con le guance arrossate e la pelle più luminosa che mai, e i fiocchi di neve che riempivano, cadendo, i pochi centimetri che li separavano. Dalla sua bocca filtrava il respiro caldo che poi tiepido arrivava sulla sua pelle e la solleticava; non era certa se fosse per il freddo o per lui, ma rabbrividì. L'esitazione di Jess, che si era fermato di proposito ad un attimo di distanza da lei, la stava torturando, ma era chiaro ciò che stava facendo: era stato il primo ad avvicinarsi e ora aspettava che fosse lei a continuare ciò che era stato lui ad iniziare.
Decise di dargli la risposta che entrambi desideravano avere e lo baciò, intrappolando tra le loro labbra alcuni innocenti fiocchi di neve che si erano intromessi.
Come durante il matrimonio di Sookie sette anni prima, lo sentiva completamente suo, nelle sue mani come se per tutto quel tempo le avesse girato intorno in attesa di quel momento, ma anziché allontanarsi e scappare si strinse di più a lui facendo toccare i loro corpi per quanto possibile, e gli accarezzò il viso con la mano libera, mentre le sue braccia la circondavano avvolgendola con la sua carne e il suo calore. Ecco finalmente la bellissima sensazione che aveva sempre saputo darle solo lui e che si era rassegnata a cercare negli altri uomini: il suo abbraccio era forte e protettivo, era come se stretta a lui non corresse alcun pericolo, ma allo stesso tempo quella pellicola di sicurezza non la intrappolava. Era libera di andarsene in qualsiasi momento senza rimorsi perché capiva la necessità di avere spazi solo suoi; con gli altri, nonostante le loro buone intenzioni, le era capitato di sentirsi soffocare, con lui riusciva a respirare senza problemi.
Lo sentì sorridere tra i baci e, dato che il sorriso era contagioso, non poté fare a mano di imitarlo; lentamente le loro labbra smisero di essere un corpo unico e si divisero, permettendo ad entrambi di prendere fiato. Rory prese la mani di Jess fra le sue e cercò di scaldarle per rimediare al senso di colpa che provava per avere approfittato del riparo della sua giacca mentre lui rischiava l'assideramento.
-sai- le sussurrò appoggiando la fronte alla sua- credo di aver appena inaugurato la mia tradizione...
Si avvicinò per baciarlo di nuovo, ma appena ripristinarono il contatto il suono del telefono la costrinse a fare un passo indietro.
-odio il tuo telefono- sospirò-ci interrompe sempre nei momenti meno opportuni.
-mi dispiace-rispose mordendosi le labbra mentre il secondo squillo risuonava per la casa e raggiungeva l'esterno -ma potrebbe essere importante.
-forse è Lane che ti chiama per raccontarti l'andamento di un altro appuntamento con Henry- aggiunse col sottofondo della scia del terzo squillo senza lasciare le sue mani impedendole di andare a rispondere -eravamo nel mezzo di un discorso.
-possiamo continuarlo dopo- lo rassicurò portandosi di slancio in avanti sfiorandogli il naso con la bocca e rientrando un attimo prima che la segreteria rispondesse per lei: -Pronto?
-figlia prediletta, perchè ci hai messo così tanto a rispondere? Sai che io e Betty non andiamo d'accordo.
-Betty?-chiese seguendo con gli occhi Jess, che a sua volta era tornato in casa e stava chiudendo la finestra.
-Betty la segreteria, no?
-certo, come ho fatto a dimenticarlo. Beh, mamma, credo che si sia offesa il giorno in cui l'hai fatta cadere e le hai dato della stupida perchè non era capace di rialzarsi da sola.
-lo credo anch'io. Indovina?
-Taylor e Patty si sposano?-ipotizzò mentre Jess si toglieva la sciarpa e l'appoggiava sul divano.
-non ancora, a Patty piace la vita da single, ma Kirk ha aperto un'agenzia matrimoniale!
-sul serio?
-incredibile, eh? E lui è stato il primo cliente della sua stessa impresa: forse è da guinness dei primati.
-nulla di cui andare fieri. Mi hai chiamata solo per dirmi questo?
-No, sciocchina. Indovina?
-ci ho già provato, me la fortuna non ha girato dalla mia parte-le disse.
-giusto. Allora te lo dico io: a Stars Hollow sta nevicando!-gridò talmente forte che persino Jess alzò gli occhi verso il telefono che Rory stringeva tra le mani.
-Anche a New York!
-è fantastico: stiamo vedendo la stessa neve nello stesso momento! Non era mai capitato prima d'ora!
-lo so, incredibile vero? Oh!- rispose alla madre sobbalzando all'improvviso quando sentì qualcuno sfiorarle il braccio per sfilarle la giacca.
-tesoro? Tutto ok?
-sì, certo. Pensavo di aver... visto un marziano- disse stupidamente e arrossendo alla risatina di Jess.
-Ti capisco, ultimamente ce ne sono tanti in giro. Se è moro, con lo sguardo di chi non deve chiedere mai e un fisico da paura invitalo a ber qualcosa. Se invece è verde e con le antennine evitalo: sarebbe contro le regole, non trovi?
-assolutamente- rispose osservando il suo marziano finire l'opera iniziata e appoggiare la giacca su una sedia poco distante.
-nulla di brutto accade quando nevica- le ricordò Lorelai.
-sì -rispose la figlia distratta da Jess che nel frattempo le si era nuovamente avvicinato da dietro e, dopo aver spostato i capelli che le coprivano le spalle, aveva iniziato a tracciarle il collo con piccoli e numerosi baci.
-Sei sicura che vada tutto bene? Ti sento strana stasera.
-non preoccuparti mamma, è tutto ok- cercò di rassicurarla mentre la bocca di Jess si avvicinava sempre più alla sua - ma ora devo andare, hanno suonato alla porta.
-io non ho sentito niente- protestò.
-ci sentiamo domani. Buonanotte, mamma- concluse la conversazione riattaccando velocemente mentre finalmente lui decideva di smettere di importunarla -ero al telefono con mia madre!- disse come se non fosse ovvio.
-ah, davvero?
-Maleducato!
-e ora cosa vorresti fare?- le chiese senza riuscire a smettere di ridere, soddisfatto per essere riuscito a riottenere la sua attenzione, seppur giocando sporco, e stringendola ancora una volta per la vita; -mettermi in castigo fuori dalla porta?
-No- rispose guardando quel sorriso che l'aveva fatta innamorare già una volta -ma una predica è esattamente ciò che ti ci vuole.
-una predica? Fa' attenzione, perchè mi hanno detto che sono bravo con le parole.
-anch'io- rispose mettendogli le braccia intorno al collo e avvicinando il viso al suo.
-ma anche con i silenzi...
-anch'io- ripetè lentamente prima di lasciare che la baciasse per primo.
Ripensò a sua madre e al modo frettoloso in cui aveva terminato la telefonata. Avrebbe dovuto richiamarla e darle spiegazioni, raccontarle cosa era successo nei minuti precedenti e seguenti la loro conversazione, chiarire il suo comportamento. Erano lontani i giorni in cui aveva capito di essere pronta e gliene aveva parlato poiché era stata lei ad insistere; ora le cose erano diverse, era cresciuta, aveva avuto altre storie, non era più una bambina. Ma la controparte era di nuovo Jess e questo cambiava tutto.
-che ne è della mia punizione-le chiese tra un bacio e l'altro.
-sei perdonato- gli rispose guardando con la coda dell'occhio la neve che continuava a cadere più fita e aveva ormai coperto il punto del balcone in cui erano stati fermi poco prima. Si strinse ancora più a lui rimasero abbracciati per diversi secondi; alzò la guancia dalla sua spalla e lo guardò negli occhi leggendovi esattamente i suoi stessi pensieri; avrebbe dovuto ringraziare la neve due volte: la prima per averle concesso di mettere fine alla posizione di stallo in cui si trovavano da mesi e la seconda perchè la diretta conseguenza di quello che era accaduto sarebbe stato l'esaudimento**del suo desiderio di inizio serata: non farlo andare via.
Sorrise e lo baciò di nuovo stanca di sentirlo solo vicino, desiderosa di sentirlo in lei.


*scusate, avevo scritto questo pezzo in inglese e la frase che avevo usato era perfetta, ma non ha un corrispettivo esatto in italiano e questa è la miglior traduzione che sono riuscita a trovare... dovrei imparare a pensare nella mia lingua, non in quella degli altri, ma con GG mi è praticamente impossibile e non so perché.
**è una parola della lingua italiana anche se suona così male. Il mio dizionario mi assicura che significa l'esaudire, il concedere una cosa, l'accogliere una richiesta.
e ora che finalmente si sono baciati che avete da dire? personalmente sono molto contenta!

Edited by Elena_R - 1/5/2005, 20:47
 
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