Fanfiction: Ritorni

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Elena_R
view post Posted on 15/5/2005, 20:01 by: Elena_R




Prima di lasciarvi alla lettura dell'ultimo capitolo di "Ritorni" trovo doveroso ringraziare tutti coloro che per un intero anno mi hanno seguito in quest'avventura. Spero di non aver dimenticato nessuno:
in primis PhiPhi e Silvia, le quali ad occhio e croce mi hanno lasciato il numero maggiore di commenti; Lavanda, JoMarch, Gloria_ita, Ozzina, Legolari, Sunev, MARINA, Klaretta, Rory, MewStefy, M@ry89, MangyJJ, Erika89, Erika-, Miss.JR, Fiore, Charolastras e Layla, alle quali aggiungo i ringraziamenti anche per i commenti lasciati per "Le parole che non ti ho detto" e "True Love" che vanno alle mie lettrici e commentatrici più accanite: JoMarch, Lavanda, PhiPhi, Silvia, Pheebe, Layla, Erika89 e Hypa82.
Ovviamente non posso dimenticare Morganalafata, le cui e-mail di commento sono sempre dolcissime, e Caterina di Stars-Hollow.org.
Un grazie specialissimo e un abbraccio enorme va a Pheebe, che ospita le mie ff sul sito e che è assolutamente fantastica, e a Castagna, che dopo la chiusura di LiteratiItalia ha continuato a leggermi e farmi sentire la sua presenza.

L'ultimo paragrafo, quello che mi dava dei problemi è stato completamente cancellato, ho deciso che era inutile e non valeva la pena rovinare tutto per lui.
E ora...

Capitolo ventotto

Sbadigliando con ancora gli occhi chiusi allungò la mano e ciò che tastò fu solo il lenzuolo freddo. La casa era immersa nel più assordante silenzio e, a discapito del sole priverile che scaldava l'aria, si sentiva gelare; ancora assonnato dopo l'ennesima notte trascorsa sveglio a guardarla per imprimere nella memoria ogni tratto del suo viso, le ancora quasi invisibili rughe introno agli occhi, le sfumatura argentata che i suoi capelli prendevano sotto il riflesso di un raggio di luna, fece leva sulla braccia e si alzò inciampando immediatamente in una pila di libri che si rovesciò sul pavimento con un tonfo che fece eco nella desolazione dell'appartamento. Non li raccolse, ma li lasciò sparsi: una delle ultime tracce di lei che avrebbe voluto tenere in casa.
Cercò nell'armadio una felpa più pesante che non gli facesse sentire l'inverno nelle ossa, ma quella tremenda sensazione aumentò di colpo quando gettò l'occhio sulla metà del mobile che non gli apparteneva più da ormai quattro anni: era vuota, quasi completamente spoglia dei vestiti che ora ne stavano perfettamente piegati nell'enorme valigia arancione che individuò immediatamente ai piedi del letto. Richiuse le ante dopo aver afferrato la maglia dell Università della California e caminò velocemente in cucina senza mai voltarsi indietro; aprì il frigo che si trovava nella stessa condizione del letto e dell'armadio: nessuno dei due era mai stato particolamente portato al ruolo di casalingo e mille volte si erano ritrovati a ridere di fronte alla loro cucina paradossalmente sprovvista di cibo rimediando con pizza, cinese o indiano. Sul fornello gli aveva lasciato un biglietto e del caffè: se lo versò e iniziò a berlo sentendo le lacrime agli occhi per quanto era dannatamente forte. Lasciò la tazza incustodita sul tavolo e lesse le due righe che gli aveva scritto con la sua calligrafia elegante e delicata: era uscita per comprare le ultime cose e appena sarebbe tornata, intorno alle 10.00, sarebbero partiti per Stars Hollow. Controllò l'orologio che aveva al polso: le 10.30, era già in ritardo. Tornò in camera per raccogliere un paio di maglie e pantaloni da mettere in un borsone per quel week end -l'ultimo insieme- che avrebbero passato nella città di taylor e dove Rory sarebbe stata di tutti tranne che sua.
Si sentì nauseato al pensiero di rimettere piede laggiù dove, nonstante gli anni e il suo non essere quello di una volta, non riusciva ancora a sentirsi il benvenuto: Kirk lo seguiva ovunque andasse per controllarlo, Taylor continuava ad accusarlo per ogni cartaccia trovata sul asfalto e quell'idiota di Dean ringhiava come una cane solo a sentire il suo nome. Si chiedeva perchè quella gente sembrava incapace di fidarsi di lui; forse gli scherzetti che faceva tutte le volte che andava con lei a trovare Lorelai e luke non erano una buona raccomandazione, soprattutto da quando aveva iniziato a portare con sè anche suo nipote Mickey, ma erano solo giochetti innocenti e l'intera cittadina "respirava aria fresca" quando c'era anche lui, o almeno così gli aveva confidato una volta miss Patty mentre con adorazione gli guardava il sedere. Però oltre a quell'ostilità aveva tanti bei ricordi a Stars Hollow: il tempo passato con suo zio, la nascita di Mickey, i momenti trascorsi con Rory, il luogo in cui l'aveva conosciuta, il loro primo bacio, l'incontro al matrimonio di sua madre e decine di altre occasioni che li avevano visti insieme.
Chiuse la zip del borsone cacciando dalla testa tutti quei ricordi, mentre la porta di ingresso si apriva e Rory entrava con un paio di buste tra le mani.
-Het, ti sei svegliato- gli disse appoggiandole sul tavolo dlla cucina facendo attenzione a non rovesciare in caffè che lui aveva lasciato.
-sì, e sono quasi pronto. Lasciamo fare una doccia veloce, poi...
-va bene, fa' pure- lo rassicurò iniziando a riordinare la spesa -ti ho comprato dei surgelati e delle brioche confezionate così non morirai di fame.
-ok. Le rispose senza avvicinarsi, senza toccarla, senza baciarla: temeva che se lo avrebbe fatto non sarebbe più riuscito a staccarsi da lei, le avrebbe impedito di andare a lavorare in medioriente e Rory lo avrebbe odiato per il resto della sua vita. Si sentiva possessivo nei suoi confronti e faceva l'impossibile perchè lei non se ne accorgesse: non aveva intenzione di limitarla e tantomeno voleva che diventasse come sua nonna: una padrona di casa che attendeva il suo uomo e nel intanto occpuava il tempo dando feste e prendendo il tè con le amiche. Ma non voleva nemmeno che andasse dall'altra parte del mondo a viere tra i terroristi rischiando la vita ogni giorno: c'era bisogno di giornalisti anche in America, perchè andare così lontano?
Lasciò che l'acqua calda della doccia scorresse lungo tutto il suo corpo lavando via l'insicurezza e la paura di perderla definitivamente, ma non funzionava: più passava il tempo più sentiva l'ansia crescere e il dolore stringergli il cuore in una morsa infernale. Uscì dal bagno, noncurante delle gocce che bagnavano il pavimento, perchè avrebbe avuto tutto il tempo necessario per preoccuparsene e pulire. Lei era seduta su una valigia e cercava di chiuderla col suo peso; asciugandosi e vestendosi l'osservò mentre non riusciva nel suo intento: avrebbe voluto una telecamera per riprendere quel momento e riguardarlo con nostalgia ogni volta che avrebbe sentito la mancanza delle sue stramberie. Quando fu pronto decise di aiutarla e nel giro di pochi secondi riuscirono a fare entrare tutto e a chiuderla con successo; -sei il mio eroe- disse Rory alzandosi e dandogli un veloce bacio sulle labbra -come farei senza di te?
Si morse la lingua. Gli sarebbe piaciuto incoraggiarla, assicurarle che era forte e in grado di cavarsela perfettamente da sola, ma le parole che soffocò in gola erano dure e volevano farle presente che nel dubbio poteva restare a New York e lui si sarebbe preso cura di lei.
-sono pronto- fu tutto ciò che uscì dalla sua bocca mentre il suo volto doveva essere serio e privo di emozioni.
-Jess- le sentì dire mentre, dopo aver preso le sue valigie più grandi e pesanti, usciva dalla porta di casa per caricarle in auto. Non voleva sbagliare e l'unico modo per evitare di farlo era starle lontano.

Stava iniziando seriamente ad odiare il suo comportamento: durante tutto il viaggio da New York a Stars Hollow non aveva detto una sola parola e dopo un paio di monologhi che non avevano ricevuto alcuna risposta aveva appoggiato la testa al finestrino ed era rimasta in silenzio a chiedersi perchè le stava rendendo tutto più difficile di quanto già fosse.
Da quando erano arrivati a casa della madre non aveva fatto altro che che passare il suo tempo al telefono ignorando più o meno, persino il suo fratellino: Mickey adorava Jess e Jess adorava Mickey, ma quando il piccolo gli aveva proposto di giocare sul prato gli aveva detto di essere occupato e di chiedere a qualcunaltro, cosa che non era mai successa prima di quel momento. Ci aveva pensato lei a far capire al bambino che Jess aveva del alvoro da sbrigare e che quando avrebbe finito sarebbe stato tutto suo; sembrava che Mickey avesse accettato la sua risposta e aveva coinvolto lei nei suoi giochi.
Seduta sull'erba a costruire fortezze con piccoli pezzi di plastica lo aveva tenuto d'occhio e quando si era invece concentrata sul fratello aveva sentito il suo sguardo bruciarle la schiena e penetrarla lentamente consumando poco a poco ogni fibra del suo corpo, esattamente come succedeva da alcune notti; nemmeno lei riusciva a dormire e sapeva che lui passava ore a fissarla finchè, esausto, si addormentava; allora toccava a lei aprire gli occhi e avvicinarsi a lui sorpassando l'invisibile linea che Jess aveva tracciato per separarli, impossessandosi del suo calore e lasciandosi rapire da Morfeo col battito del suo cuore come ninna-nanna.
Dal giorno in cui gli aveva detto che sarebbe partita a tempo indeterminato le era stato vicinoi, l'aveva coccolata più che mai; ma man mano il momento della partenza si avvicinava lui aveva inizato ad allontanarsi, lasciandola confusa a chiedersi i motivi di quel cambiamento. Quelle erano le ultime ore che avrebbe passato insieme al suo ragazzo prima di una lunga separazione e avrebebro dovuto essere più divertenti e felici, non trascorse ad odiarsi ed evitarsi.
-tesoro -la chiamò sua madre quando furono da sole- che cosa succede?
-non so a cosa ti riferisci- mentì fingendo di non capire, ma Lorelai la conosceva troppo bene per lasciarsi incanatre in quel modo, quindi si rassegnò a parlare con lei -non lo so.
-avete litigato? Non vi siete parlati quasi per nulla oggi- le fece notare.
-è strano: non mi parla, non ascolta, non si avvicina nemmeno! È come se non volesse avere nulla a che fare con me e io... non lo capisco- disse senza riuscire a trattenere una lacrima- sto per andare via e non ho idea di quando tornerò perchè la CNN non mi ha dato una data precisa e lui non fa altro che ignorarmi. Perchè? Non credo che sia perchè non mi ami più perchè io sento che quello che proviamo non è cambiato.
-Non credi che sia semplicemte ferito? Insomma, state insieme da più di cinque anni, convivete da quattro e all'improvviso te ne vai...
-ti ci metti anche tu a farmi sentire in colpa?- le chiese alzando la voce e pentendosene subito- scusa.
-non devi sentirti in colpa, tesoro. Jess vuole il meglio per te e anch'io, ma questo non cambia il fatto che ci fa star male il pensiero di vederti andare così lontano.
-è il mio sogno, mamma, è quello che ho sempre voluto fare. Non posso buttare tutto all'aria proprio ora.
-e non lo farai, ma cerca di aprlare con lui- le consigliò -non lasciare che le cose tra voi restino così.
-non so cosa dire, non idea di cosa lui voglia sentirsi dire.
-tu cosa vorresti dirgli?
-vorrei chiedergli cose impossibili da realizzare- confessò sorridendo amaramente -e non posso farlo. Non posso scegliere tra lui e il mio lavoro e non posso costringerlo a fare altrettanto.
-vorrei poterti aiutare o migliorare la situazione, ma ho una pessima notizia da aggiungere a questo tremendo quadretto- disse Lorelai mettendole una mano sulle spalle- domani verranno i nonni
-la nonna lo odia- affermò Rory sospirando -non ci sarà d'aiuto essere tutti e tre nella stessa stanza.
-sarà una lunga giornata-
-non immagini quanto- rispose mettendosi le mani tra i capelli.
Quando arrivò alla stanza del Dragonfly che la madre le aveva riservato Jess era già sotto le coperte. Rimase in piedi di fianco al letto per alcuni secondi cercando di trovare le parole da dirgli, ma quando ci riuscì la bocca si mosse senza che alcun suono potesse uscirne. Sapeva che era sveglio e l'imbestialì il fatto che non si fosse nemmeno girato per farle capire di essersi accorto della sua presenza.
Si svestì ed indossò una sua maglietta, decisa a lasciar perdere e non ritentare alcun approccio con lui quella sera.
-Buona notte, Jess- disse infilandosi sotto le lenzuola, pronta a trascorrere un'altra nottata a guardare le sue spelle mentre lui, sveglio, fissava la parete davanti a sè in attesa che lei chiudesse gli occhi e arrivasse il suo turno di osservarla.

Gettò il mozzicone nel lago e lo guardò galleggiare sull'acqua, mentre le incespature intorno ad esso si facevano sempre più rade.
Era stata una giornata lunghissima e il pensiero che appena il sole sarebbe sorto Rory sarebbe dovuta salire su un aereo la rendeva ancora più estenuante. Capiva perfettamente che c'erano delle falle nella sua strategia per rendere quella separazione meno dolorosap er entrambi, ma non riusciva a sorridere quando era con lei, non era capace di comportarsi come se tutto andasse bene, non poteva fingere; era arrivato al punto in cui piuttosto che soffrire avrebbe preferito lasciarla per sempre e rifarsi una vita con qualcuna che gli avrebbe garantito la sua presenza al suo fianco per sempre. Ma allontanarsi da Rory definitivamente non era in questione e non gli restava altro che stare in un angolo a guardare mentre realizzava i suoi sogno ed applaudirla ogni volta che ne avrebbe sentito la necessita, anche se questo voleva dire sanguinare incessantemente senza riuscire mai a morire. D'altronde l'amore era la cosa piùà dolorosa che esisteva al mondo, ma ugualmente, se non in misura maggiore, meravigliosa; per lei valeva la pena passare notti insonni, ore tormentate e minuti trepidanti in attesa di una telefonata. Non aveva intenzione di rovinare tutto, ciò che aveva fatto nell'ultima settimana era abbastanza; si alzò dal ponte e camminò sul legno scricchiolante e scuro, rischiarato solo dalla debole luce di luna nuova che debolmente illuinava la notte, mentre la conversazione tra Emily e Rory che aveva udito poche ore prima si ripeteva nella sua testa.
-Cara, tu sai che il nonno ed io teniamo a te, ma non è opportuno che tu, oltre a ricevere le conseguenze e i privilegi del tuo cognome, ti comporti in una determinata maniera e frequenti persone del tuo livello.
-lui è perfetto, nonna.
-puoi avere di meglio, Rory, non è ancora tardi. Le mie amiche hanno molti nipoti influenti e di buona famiglia che potresti...
-non mi interessano i ricchi nipoti dei menbri del DAR
(Daughters of the American Revolution-Le figlie della rivoluzione, NdA)- l'interruppe -la sua famiglia è fantastica e io non avrei potuto chiedere di meglio.
-è per questo che da quando sono arrivata non vi siete rivolti una parola?- le chiese Emily, la quale li aveva tenuti d'occhio e preso nota di quel comportamento insolito- credi che non mi sia accorta che ogni volta che fai un passo verso quel teppista lui scatta indietro?
-tu non hai idea...
-so quel che vedo, Rory, e tua madre avrebbe dovuto tenerlo lontano da te.
-ho ventotto anni! Nessuno ha il diritto di dirmi chi frequentare o no!
-preferirei che non ti rivolgessi a me in quel modo- l'ammonì restando fredda come il ghiaccio.
-io non capisco- disse Rory cercando di calmarsi -il nonno lo adora, ma tu non riesci ad accettarlo: perchè? Cosa ti ha fatto?
-Richard si è lasciato ingannare dalla sua scrittura e dal suo interesse per qualche libro di Hemingway, ma io non sono un ingenua e so per certo che quellìuomo che ti osctini a frequentare ti farà soffrire inutilmente, anzi lo sta già facendo. Guardati, Rory: tu sei una giornalista della CNN che sta per partire per trasmettere notizie da una delle zone più pericolose del mondo, hai un incarico importante e il tuo ragazzo se ne va in giro arrabbiato e non si degna di starti vicino in un momento come questo. Inoltre è maleducato nei miei confronti.
-a volte è difficile mantenere la calma con te, soprattutto quando ogni parola che gli rivolgi è ambigua e tesa a farlo sentire inadeguato.
-se si sente così è perchè lo è- ribattè la nonna con una freddezza che da tempo non aveva mai visto nei suoi occhi e che la fece rabbrividire.
-Jess è perfetto per me- le ripetè dopo aver respirato profondamente- probabilmente sono io a non meritarlo, ma sono stata fortunata perchè lui si è innaorato di me e io sono amo più di ogni altra cosa, persino di mia madre e tu sai quanto le vglio bene. Io non ho bisogno di nessuno all'infuori di lui e non ho intenzione di considerare seriamente le tue parole perchè tu non lo conosci, non sai cosa pensa o chi è veramente e mi dispiace moltissimo perchè non ti rendi conto che la nipote alla quale dici di tenere ha travoto un uomo che la stima, che la rende felice e che non permetterebbe mai che le accadesse qualcosa di brutto. Soffire è normale quando si ama e io non sono l'unica a stare male in questo momento: anche Jess ha dei sentimenti, sai? E se si sta comportando in modo strano e sbagliato, lo ammetto, ha i suoi motivi. Lascia che siamo noi a risolvere i nostri problemi e lascia che io sia felice con l'unica persona che può rendermi tale.
Emily rimase in silenzio, immobile e mantenendo il suo portamento sicuro mentre Rory continuava con la sua ultima richiesta: -e ti pregeheri di non parlare di lui in quel modo, perchè offendendo Jess offendi anche me.
-ci proverò- la vide rispondere a denti stretti tentando di sorridere alla nipote che in un attimo le aveva voltato le spalle.

Aveva assistito involontariamente a quella scena ed era felice che il caso lo avesse portato lì in quell'esatto momento; il modo in cui Rory aveva difeso i loro sentimenti gli fece capire che anche a lui toccava lo stesso compito.
Erano quali le due di notte quando rientrò in hotel e, contrariamente alla sera precedente, i ruoli erano invertiti: lei era nel letto e gli dava le spalle. Si sdraiò al suo fianco senza preoccuparsi di essere troppo aggraziato, sicuro che fosse sveglia esattamente come lo era stata la sera precedente, quella prima e tutte le altre.
-mancano otto ore- disse guardando il soffitto e sentendola muoversi e girarsi verso di lui -ci ho pensato e ho deciso di dirti una cosa. Chiamami egoista se vuoi, non mi importa.
-non lo sei mai stato, non vedo perchè dovresti esserlo ora- gli rispose aspettando che voltasse la testa nella sua direzione in modo da poterlo guardare in quegli occhi di cui ultimamente aveva sentito la mancanza.
-Vorrei che non partissi.
-sì, sei un egoista- disse Rory incupendosi all'improvviso e respirando in modo irregolare sentendoglip ronunciare l'unica frase che non sarebbe mai dovuta uscire dalla sua bocca, soprattutto la sera prima della partenza - E lo sono anch'io.
-perchè?- le chiese incuriosito dalla stranezza di quell'affermazione.
-perchè vorrei che venissi con me.
-ma non posso.
-e io non posso restare- gli disse avvicinandosi e accarezzandogli la guancia ruvida a causa della barba che stava ricrescendo- che ti succede, Jess?
-non lo so. È solo che se tu parti...
-non cambierà nulla, se è questo che ti preoccupa.
-tu e Matt...- le ricordò.
-sai cos'è successo a Parigi e comunque, anche non lo sapevo ancora con certezza, amavo già te.
-beh, forse ti sei innamorata del ragazzo della pizza che è venuto la settimana scorsa e non lo sai ancora- le fece presente alleggerendo la tensione e portando sulle sue labbra un piccolo sorriso che non gli rivolgeva da troppo tempo.
-avrà appena compiuto sedici anni, è troppo piccolo per me, anche se a pensarci Demi e Ashton...
-L'amore è cieco.
-e io amo te- lo zittì mettendogli l'indice sulle labbra -devi fidarti di me e quando tornerò..
-non fare promesse del genere, Rory. Non puoi sapere cosa proverai.
-so che negli ultimi cinque anni i miei sentimenti per te non sono cambiati. So che ti amavo anche la prima volta, quando avevo diciotto anni e tu te ne sei andato. So che il mio essere ancora innamorata di te mi ha fatto lasciare un uomo che si sarebbe gettato nel fuoco per me, quindi scusami se ho la presunzione di dire che dopo dodici anni da quando ti conosco qualche mese lontana non ti cancellerà dalla mia vita. Cosa devo fare convincerti? Firmare un contratto?- gli chiese scherzando mentre lui la guardava con occhi seri.
-no, ma potrei farti una domanda che richiede una brevissima risposta.
-cosa?- gli chiese allarmata dalle sue parole: aveva capito bene?
Jess infilò una mano nella tasca dei suoi pantaloni ed estraette un anello: -me lo porto in giro da più di un mese. L'altro giorno, quando hai messo i miei jeans nella lavatrice, c'era anche lui e hai seriamente rischiato di romperla e di perdere questo- disse mostrandole il piccolo oggetto d'oro bianco con una pietra al centro. Rory lo guardò con gli occhi spalancati per la sorpresa: tutto si sarebbe aspettata in quel momento fuorchè una proposta di matrimonio.
-Sposami.
-come?
-non è un contratto e non lo stoi facendo ora per impedirti di andare. Ci penso da mesi e avrei voluto chiedertelo prima, ma il giorno in cui avevo deciso di farlo tu hai saputo di dover andare via e ho deciso di rimandare.
-Jess...
-quello che ai detto prima, l'avermi amato a diciotto anni e poi di nuovo quando ci siamo rincontrati... è lo stesso anche per me. Viviamo insieme da diversi anni e quest'anello o il matrimonio sono solo una formalità, una coferma di ciò che già abbiamo: in qualunque caso io voglio stare con te per sempre... nel bene e nel male, in salute e in malattia, con le tue manie e la tua dipendenza dal caffè. Lo farò perchè ti amo, perchè sei quel che sei: ironica, inteligenmte, decisa, bellissima. Perchè dici di amarmi e perchè so che è così.
-ho davvero rischiato di rompere la lavatrice?- gli chiese divertita nel vederlo sbaincare.
-cosa?
-saremmo stati sommersi dai vestiti sporchi- continuò sorridendo- a proposito, quando hai imparato a parlare così tanto?
-Rory.
-forse è meglio che lo metta al dito perima di rischiare di rompere l'aspirapolvere. A te l'onore- disse allungando la mano tremante verso di lui che sembrava aver perso improvvisamente l'uso della parola e la capacità motoria.
-ti sto dicendo di sì, Jess- gli spiegò sporgendosi in avanti e dandogli un bacio sulle labbra- ti sposo.
-huh.
-è tornato il signor Monosillabo?-gli chiese mentre le infilava l'anello al dito- hai ancora un po' di tempo per esercitarti a dire tre parole semplicissime e brevissime: sì, lo voglio. Dovrai impegnarti seriamente, pensi di farcela?
-e tu pensi di riuscire ad arrivare puntuale al tuo matrimonio?- le chiese abbracciandola e trascinandola con sè verso il basso sdraiandosi nuovamente sul letto.
-la sposa non arriva mai puntuale- sussurrò -ma arriva.
-quiandi arriverai.
-non mi perderei questo matrimonio per nulla al mondo, soprattutto dato che è il mio.
-allora siamo d'accordo.
-siamo d'accordo- gli fece eco sorridendo, mentre la sua bocca si fece sempre più vicina fermandosi, come suo solito, a pochi millimetri dalla sua, torturandola.
-Incendiamoci di parole -le sussurrò solleticandole il viso col suo fiato caldo -E bruciandomi sorridimi – stringimi come devono gli amanti – su, baciami, e l'urna, poi, delle mie ceneri
-seppelliscila nel tuo cuore- finì per lui -Mi piace quando citi le poesie degli altri, ma potresti scriverne una per me.
-non sono un poeta.
-Al tocco dell'amore, tutti diventano poeti-gli rispose appogiando completamnte il suo corpo sul suo.
-Allora non ho scelta- rispose annullando la breve distanza che era rimasta tra loro pensando che appena sarebbe tornato a casa le avrebbe spedito tutte le poesie che aveva segretamente scritto senza avere il coraggio di fargliele leggere.



Fine

La penultima citazione:
[Su,]incendiamoci di parole
E bruciandomi sorridimi – stringimi
come devono gli amanti – su, baciami,
e l'urna, poi, delle mie ceneri seppelliscila nel tuo cuore -
[Su, amami davvero!]

è l'ultima strofa di Che mi ami tu lo dici, ma con una voce (You say you love; but with a voice) del fantastico John Keats, mentre Al tocco dell'amore, tutti diventano poeti è del buon vecchio Platone.

Edited by Elena_R - 15/5/2005, 22:22
 
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