avevo pensato di aggiungere il capitolo domani, ma a causa dell'uni e di altri impegni, non so se potrò aggiornare, quindi, eccolo qui. il seguito...il capitolo successivo, dove forse qualcosa cambierà, o forse no, dove torneranno indietro, o andranno avanti...
chi lo sa? (certo io si bhuhahahaha) spero vi piacerà, e vi emozionerà tanto, quanto me, mentre lo scrivevo.
BUONA LETTURA.
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"Questione di controllo"
Quando rientrò in casa,
tutto le sembrò diverso,
le pareti,
il tavolo,
tutta la cucina e la caffettiera vuota…
tutto era meraviglioso,
perfetto,
e lei era felice perché…
non era sola…
Jess: e tua madre?
Rory: tornerà domenica sera.
Posò le chiavi sul tavolo mentre Jess richiuse la porta.
Rory: lei e Sukie sono state invitate a New York per una specie di stage o qualcosa del genere…
Entrò in camera togliendosi la maglietta.
Rory: non so bene di cosa si tratta.
Jess: capito…
Si avvicinò alla porta della camera.
Jess: …che stai facendo?
Rory: mi cambio.
Jess: oh, che spettacolino interessante.
Si voltò sorridendo.
Era appoggiato allo stipite della porta,
e la fissava con uno strano sguardo…
…sorrideva,
e la fissava.
Rory: credi di poter smettere?
Jess: di fare cosa?
Inclinò la testa.
Rory: ehi!
Si voltò.
Jess: ah, ma così non vedo!
Rory: lo scopo del girarmi, era appunto questo.
Jess: sei perfida!
Rory: senti chi parla.
Le si avvicinò cingendole i fianchi.
Jess: se ti riferisci a me, io sono un angelo.
Rory: Non vedo le ali.
Jess: le ho dimenticate a casa.
Rory: certo come no!
Jess: wow…anche da qui, la vista non è male.
Lo vide abbassare lo sguardo verso il reggiseno,
fissandola,
e continuando a sorridere ironicamente.
Rory: stupido!
Cercò di allontanarlo,
fingendosi arrabbiata,
imbarazzata…
quando in realtà era felice,
e non voleva che smettesse di lusingarla.
Si sentiva desiderata,
osservata con occhi diversi da quelli a cui era abituata,
era strano,
ma piacevole,
e lui lo sapeva.
La strinse saldamente,
anche quando cercò di divincolarsi,
le cinse i polsi,
accarezzò i palmi delle mani,
mentre sorridendo,
continuava a sfiorarle la fronte con le labbra.
Le toccò i capelli,
sfiorò il sopracciglio con un dito,
la guancia arrossata,
le labbra.
Lei sorrise, e chiuse gli occhi,
cercando di memorizzare i suoi movimenti,
le sensazione che provava al tocco delle sue dita,
alla morbidezza delle sue labbra…
Si baciarono dolcemente per qualche minuto,
abbracciandosi,
stringendosi forte l’uno all’altra.
Poi,
qualcosa in lui cambiò inspiegabilmente,
una leggera inquietudine,
un calore improvviso,
un desiderio travolgente,
incontrollabile.
Le prese il volto tra le mani,
baciandola ancora,
e ancora,
sempre più intensamente.
Non riusciva a staccarsi da lei,
forse a causa del tempo passato lontani,
alla voglia di stringerla ogni volta che la incrociava per strada e lo ignorava scappando via,
o forse semplicemente,
perché era lei…
Un bacio intenso,
deciso e passionale,
carico di emozioni nuove,
ancora troppo fragili forse, per essere espresse con futili parole,
tremolii imbarazzanti della voce,
ma forti,
tanto da essere tangibili,
quanto un bacio,
una carezza,
o anche il respiro dell’ altro…
La spinse leggermente verso la cassettiera abbracciandola,
stringendola tra le braccia,
accarezzandole la pelle liscia,
bianca e delicata.
Le sue labbra erano dolci,
morbide…
non poteva smettere di toccarla.
Cosa gli stava succedendo?
Sentiva il cuore accelerare,
lo stomaco contorcersi ad ogni tocco delle sue dita,
le mani tremare sfiorando la sua pelle,
morbida,
calda.
Stava perdendo il controllo,
e non poteva,
doveva tornare lucido,
sforzarsi,
e staccarsi da lei…
ma come?
I pensieri erano confusi,
la vista appannata,
e l’eccitazione,
il desiderio…
…forte,
troppo forte,
crescente,
ad ogni carezza,
ogni tocco seppur leggero e quasi impercettibile.
Sentì le sue mani scorrergli lungo la schiena,
leggere,
delicate,
irresistibili.
Desiderò di stringerla,
più forte,
trasmetterle il proprio calore,
i propri…
Telefono.
Si staccarono di scatto.
Entrambi spaventati,
colti di sorpresa da quel rumore fastidioso.
Rory: stupido telefono.
Jess: suppongo tu debba rispondere
Rory: potrebbe essere mia madre.
Jess: già
La fissò per qualche secondo.
Rory: potrebbe preoccuparsi.
Jess: e allora?
Le baciò il collo.
Non aveva voglia di staccarsi da lei.
Rory: potrebbe tornare prima…
Jess: come non detto.
Si spostò velocemente lasciandola passare.
La osservò uscire dalla stanza,
poi,
appoggiò le mani alla cassettiera chinando la testa,
scosse il capo bruscamente per recuperare la lucidità prima del suo ritorno.
Doveva calmarsi,
mantenere il controllo,
riuscire a gestire la situazione razionalmente,
facendo prevalere la logica della mente,
ai desideri del corpo.
Alzò la testa,
e fissò qualche istante l’immagine riflessa nello specchio.
Jess: non sarà per niente facile!