Finalmente, dopo 10 anni di assenza, sono tornata alla Pinacoteca di Brera
Amore incondizionato
Apparte la
Cena in Emmaus di
Caravaggio (per il quale provo amore sconfinato) e la sala intera dedicata ai Caravaggeschi, uno dei quadri che più mi ha colpito è stato la
Figura femminile in un interno (Triste presentimento), di
Gerolamo Induno.
Mi ha colpito molto la malinconica solitudine di questa donna, intenta a fissare un ritratto, in questa stanza disordinata. E amo il fatto che appeso alla parete ci sia un minuscolo
Bacio di Hayez
A proposito di
Francesco Hayez, in questi giorni è stata allestita una mostra a lui dedicata all'interno della Pinacoteca. Ufficialmente apre domani, e quando siamo passate davanti alla sala (con nostro grandissimo dispiacere) era chiusa ai visitatori, e siamo riuscite a vedere solo il
Bacio, e a diversi metri di distanza. Per fortuna nel tornare indietro ci siamo accorte che l'avevano aperta. Ho così avuto modo di innamorarmi perdutamente di questo pittore.
Ha in comune con Caravaggio la cura nello studio di luci ed ombre, che sono -in entrambi i casi- assolutamente meravigliose. Ma se Caravaggio è alquanto "opprimente" e cercando un risultato finale con un'unica fonte di luce che spezzi la tetraggine del quadro intero, Hayez al contrario utilizza la propria bravura per dipingere la vita nei suoi fasti e nella sua perfezione. Sono rimasta incantata dal suo uso della luce per mettere in risalto particolari o personaggi. Personaggi talmente vivi, talmente ricchi che sembravano balzare via dal quadro, venirti incontro. Di sicuro si stagliavano con fierezza al di sopra dello sfondo. In tutti i suoi quadri c'è profondità, ma ancor di più c'è
vita. E anche nei ritratti più semplici (ho avuto modo di vedere quello di Verdi, di Manzoni e dell'Innominato -in particolare questi tre fra tutti) il soggetto ritratto ha un carisma tale che sembra guardarti direttamente dentro.
In quest'opera,
L'ultimo addio del figlio del doge Foscari alla sua famiglia, la veste del doge è così intrisa di luce che sembra vera, ricoperta d'oro. Spicca sul resto del quadro in modo così vivo da lasciarmi a bocca aperta.
Purtroppo sono quei dipinti che per capirne l'intera bellezza vanno assolutamente visti dal vivo. Su carta/foto o schermo di computer perdono quasi tutta la loro vivacità, la loro perfezione.
Una menzione d'onore la voglio fare a
Boccioni.
Non sono grande fan del futurismo, non ho una mente così aperta da riuscire a cogliere ogni minima sfaccettatura di questo genere di opere, ma con Boccioni ho un rapporto di amore/odio che risale ai miei anni delle medie. Ho passato un intero anno a studiare/fotocopiare/ricalcare e riprodurre
La città che sale (il bozzetto in particolare).
L'avevamo studiato talmente tanto che alla fine delle medie mi usciva dalle orecchie e non volevo più sentir parlare di Boccioni, Marinetti e qualsiasi altro futurista.
Eppure quando oggi me lo sono trovato davanti devo ammettere che ci sono rimasta (e sarei andata avanti ore) in fissa per 10 minuti buoni. Quindi devo ammettere che , nonostante Induno e nonostante Hayez e Caravaggio, sia questo il quadro che più mi porto dietro, in questi anni. E ora finalmente posso pensarci con nient'altro che amore e nostalgia
Ah, tra l'altro dall'11 marzo al 3 luglio - al museo Diocesano di Milano - è stata allestita una
mostra a Caravaggio e ai pittori che lo hanno influenzato nei suoi anni di formazione (Giorgione, Tintoretto, Tiziano, Lorenzo Lotto e diversi altri).