| - Dormivi? - chiese cauta Sumire. - Hmm, - risposi con una spece di gemito. Automaticamente, il mio sguardo corse alla sveglia accanto al letto. Nonostante le grosse lancette e i numeri che avrebbero dovuto essere fosforescenti, non riuscivo a leggere l'ora. L'immagine riflessa sulla retina e la parte del cervello preposta a adecodificarla non si incastravano, come quando una vecchietta cerca invano di infilare un ago. Capivo soltando che intorno a me era buio pesto, come nel momento che Francis Scott Fitzgerald chiama << il buio dell'anima >>
- Ho la testa piena di cose che vorrei scrivere. È come un assurdo magazzino tutto stipato di roba, - disse Sumire. - Immagini, scene, frammenti di discorsi, figure di persone... a volte queste cose sono così scintillanti, piene di vita, e sento che mi urlano: Scrivici! In quei momenti mi sembra che stia per nascere un romanzo meraviglioso. È come se stessi per andare in un posto completamente nuovo. Ma appena mi siedo al tavolo e provo a scrivere, mi rendo conto che qualcosa di essenziale è andato perduto. L'esperimento è fallito: non ho prodotto nessun cristallo, e mi ritrovo in mano dei sassi. E non sono andata proprio da nessuna parte -. Sumire, la fronte corrugata, raccolse il duecentocinquantesimo sassolino e lo gettò nel laghetto. - Forse mi manca qualcosa. Qualcosa di assolutamente essenziale per diventare uno scrittore. Per qualche attimo scese un profondo silenzio. Sentii che aveva bisogno di una delle mie banali osservazioni. - Nell'antica Cina, intorno alle città si ergevano delle alte muraglie, nelle quali venivano costruite delle grandiose e splendide porte, - dissi, dopo aver riflettuto qualche istante. - A queste porte era attribuito un significato molto importante. Il loro scopo non era solo quello di permettere alla gente di entrare e uscire, ma si credeva che in esse abitassero gli spiriti della città. O che avrebbero dovuto abitarvi. Un po' come nell'Europa del Medioevo si riteneva che chiese e piazze fossero il cuore delle città. Per questo ancora oggi in Cina restano molte di quelle magnifiche porte. Sai come facevano gli antichi cinesi a costruirle? - Non ne ho idea, - disse Sumire. - Andavano nei luoghi dove in passato si erano svolte delle battaglie, e lì raccoglievano tutte le ossa, sparse per terra o sepolte, che riuscivano a trovare. In un paese ricco di storia come la Cina, i campi di battaglia non mancavano certo. Poi all'ingresso della città costruivano delle enormi porte in cui venivano incastonate le ossa. Gli abitanti speravano che, grazie a questo tributo in loro onore, i soldati defunti avrebbero protetto le loro città. Ma non era ancora abbastanza. Finito di costruire le porte, radunavano un certo numero di cani vivi e con il pugnale gli tagliavano la gola. Quindi versavano il loro sangue ancora caldo sulle porte. Mischiando le ossa consumate e il sangue fresco, gli antichi spiriti avrebbero acquistato un potere magico. O almeno questo è ciò che credevano. Sumire aspettava in silenzio il seguito della storia. - Scrivere romanzi è un po' la stessa cosa. Puoi raccogliere tutte le ossa che vuoi, costruire la porta più splendida del mondo, ma ciò non basta a produrre un romanzo che sia vivo. Una storia, in un certo senso, non appartiene a questo mondo. Per creare una vera storia è necessario un battesimo magico, che riesca a mettere in contatto questo mondo con quell'altro. - Cioè, vorresti dire che anch'io devo trovarmi il mio cane. Annuii. - E che devo far scorrere il suo sangue caldo. - Può darsi. Sumire si morse le labbra e restò per un po' a pensare, lanciando ancora molti di quei poveri sassolini nel laghetto. - Se possibile, vorrei evitare di uccidere animali
La ragazza dello Sputnik
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