Many Roads to take.

« Older   Newer »
  Share  
view post Posted on 3/11/2006, 14:49
Avatar

* in omnia paratus *

Group:
Moderatore globale
Posts:
12,627
Location:
seconda stella a destra e poi dritto fino al mattino....

Status:


Titolo: Many Roads to take.
Autore: La 4 Lorelai
Tipologia: Fanfiction
Genere: Canon
Paring: Luke e Lorelai [Logan e Rory]
Stato: In corso

Commenti: Qui

Breve Descrizione da parte dell'autore.
Quando scrissi Broken Road decisi di farne soltanto un one-shot perché non riuscivo a concepire come avrei potuto continuarla, come avrei potuto rendere quello che sentitvo, come avrei potuto creare un qualsiasi tipo di SL da quell'ultima scena e soprattutto non avevo la più pallida diea di come scrivere un ricongiungimento tra L/L, perché mi sembrava quasi inconcepibile, impossibile che esistesse un modo credibile di farli tornare assieme e non avevo la benchè minima voglia di scrivere una Fanfiction con un finale diverso da quello JJ o di scrivere una Fanficiotn che poi sarebbe morta a metà.

Ora però. A distanza di qualche tempo. Non molto a dire la verità, ma abbastanza perché qualcosa in me sia tornato a dirmi che una misera piccola possibilità c'è, c'è sempre per loro due, perchè quelloc he c'è tra loro è più forte di tutto e deve esserlo anche di questo.
Non ho ancora idea di come imposterò il tutto, ma ho deciso di provarci comunque. Vada come vada.

Mi scuso in anticipò se qualche SL sarà Beautifuliana, ma con la sesta serie come base da cui partire è alquanto inevitabile. :dunno:

NB. Questa Fanfiction si basa su Broken Road, è una sorta di suo Sequel, quindi è Altamente Consigliabile leggerlo prima di cominciare la lettura di questa ff.




I

L'estate era ormai agli sgoccioli.
Rory sarebbe presto dovuta tornare al college e lei sarebbe rimasta sola.
Sola con quei pensieri che la tormentavano la sera prima di andare a letto. Non era più riuscita a dormire davvero da quel giorno, quando aveva visto Luke per l'ultima volta. Da quando aveva visto il suo sguardo mutare. Sola con quella sensazione di vuoto dentro lo stomaco. Una morsa che la stringeva da quella notte, quando aveva lasciato che Chris si insinuasse per l'ennesima volta nella sua vita, nella sua relazione, nella sua pelle. Sola con lo sguardo spento. Aveva smesso di sorridere, non ne aveva più la forza, nè la voglia. Sola con i ricordi di una storia che non poteva dimenticare. Quella storia che aveva significato più di quanto lei avrebbe mai potuto credere. La storia più importante della sua vita, la storia che gliel'aveva cambiata la vita. Sola con quella vita che ormai aveva perso il suo verso. Che continuava a sbandare, a schiantarsi contro un muro. Continuava a prendere la sua strada sbagliata. Sola con se stessa. Sì, perché lui se ne era andato. Chissà dove. Qualche giorno dopo quel fatidico giorno, qualcuno le disse che Luke aveva chiuso il locale, che probabilmente era una cosa temporanea, forse era andato in vacanza, eppure appeso a quella porta c'era ancora scritto Chiuso. Sola con quel peso. Ogni tanto ci passava davanti, si fermava, inquieta, a guardarlo e l'unica cosa che le suonava nella testa erano quelle parole "Se mai dovessimo lasciarci me ne andrò così lontano che non dovrete scegliere" Lei non voleva che lui se ne andasse così lontano. Lei non voleva che nessuno dovesse scegliere. Lei lo voleva lì, voleva poter scegliere di passare davanti a quella vetrina per vederlo. voleva poter scegliere un mattina in preda al panico di entrarvi ancora una volta e implorare il suo perdono o semplicemnte elemosinare un'altra sua tazza di caffè. Ad ogni modo lei non voleva che lui se ne andasse. Sola con quel piccolo essere che cresceva dentro il suo grembo.

UNA SETTIMANA E UN MESE PRIMA..

Lorelai era nel suo letto, in silenzio, con lo sguardo perso nel vuoto, non aveva più la forza nemmeno per piangere. A che sarebbe servito? Non lo avrebbe certo portato indietro, non lo avrebbe certo fatto tornate a casa, non lo avrebbe certo fatto tornare da lei. Aveva chiuso il locale da due settimane e lei aveva paura, paura che fosse per sempre. Perché se ne era andato? Era così ripugnante stare nella stessa città in cui stava lei? Era così orribile pensare che era a soli tre isolati di distanza? Strinse il lenzuolo tra i pugni.
La porta si aprì cigolando e Lorelai alzò gli occhi come se potesse essere Luke che veniva a trovarla, ma ovviamente non era lui e lei lo sapeva bene. Lasciò cadere la testa sul cuscino e si portò le mani sotto il mento.
Rory entrò nella stanza con un sachetto in mano e si sedette accanto a lei sul letto. Le carezzò la testa sistemandole i capelli dietro l'orecchio. Avrebbe voluto poter fare di più per lei, avrebbe voluto consolarla, farla sentire meglio, ma purtroppo non ne era in grado e si sentiva impotente a vederla disperare così.
Si era sentita morire dentro quando le aveva confessato in lacrime e in preda ai brividi di essere andata a letto con Christopher.
Era buffo. Un tempo avrebbe pagato oro perché i suoi genitori stessero insieme e ora che era capitato, odiava suo padre con tutta se stessa. Ora che era capitato, sua madre era distrutta e si sentiva terribilmente in colpa. Ora che era capitato era l'ultima cosa al mondo che sarebbe dovuta succedere.
"Ho preso quello più semplice da decifrare e con la probabilità di errore più bassa." disse piano
"Grazie tesoro." rispose la donna afferrando il test che la figlia le porgeva.
Si alzò piano e si diresse in bagno. Chiuse la porta con forza.
Qualche istante dopo quella stessa porta si riaprì, lenta.
Rory guardò la madre. L'espressione disorientata, il viso pallido, gli occhi gonfi, le tremavano le mani. La vide scoppiare a piangere, i singhiozzi le pervasero il petto e corse ad bracciarla mentre si accasciava a terra.
"Perché? Vorrei solo sapere perché?" Urlò lasciando che la figlia la sorreggesse.
"Non lo so, mamma. Non lo so." disse cominciando a piangere silenziosamente. Voleva essere forte, almeno lei, ma era così difficile.
Lorelai sentì le lacrime calde delal figlia bagnarle il collo.
Si tirò indietro per vederla in viso.
"Tesoro no, non devi piangere. In fondo, è una bella cosa no? Non vuoi un fratellino? Dovremmo festeggiare, non piangere." Disse asciugandole le guancie.
"Mamma no. Non tenerti per l'ennesima volta tutto dentro. Hai il diritto di disperarti, non devi sentirti in colpa anche per questo." Le disse seguita da un singhiozzo.
"Oh piccola." Lorelai la strinse forte a se. "E' solo, solo che.. sai, come faro? E' la storia che si ripete, non posso crescere un'altro bambino senza padre."
"Ma Luke non si tirerà certo indietro, figurati."
"Ma io non voglio un rapporto simile con lui. Non voglio che mi parli solo per il bambino. Non voglio che venga a prenderlo per i week-end. Io voglio una famiglia con lui. Dannazione. Un famiglia. E invece è andato tutto a rotoli. Tutto. Che tempismo, eh?!"
Rimasero in silenzio per qualche istante.
"Mamma, hai considerato il fatto che potrebbe essere di.."
"No. No. No. No. No Rory non dirlo. Non può essere. Non può essere di Christopher. Non potrei sopportarlo. Sarebbe davvero il colmo."
"Lo so, scusa. Era solo un'ipotesi. Una stupida, inutile ipotesi."
"Il fatto è che in realtà, non lo so." disse dopo qualche attimo ricominciando a piangere sempre più forte. "Perché noi quella sera, sai.. non siamo stati molto prudenti."
Un singhiozzo si fece strada nel silenzio che si era venuto a creare.

Edited by la 4° Lorelai - 17/8/2007, 15:14
 
Web  Top
view post Posted on 10/11/2006, 23:30
Avatar

* in omnia paratus *

Group:
Moderatore globale
Posts:
12,627
Location:
seconda stella a destra e poi dritto fino al mattino....

Status:


II

Entrò nel locale che non era ancora l'alba.
In giro non c'era nessuno, le strade erano vuote e si sentiva solo qualche grillo qua e là.
Si chiuse la porta alle spalle e lasciò cadere il borsone per terra, quello che gli aveva mandato Anna. Buffo.
Cominciò a sistemare per l'indomani mattina, avrebbe dovuto riaprire, ormai teneva chiuso da un sacco di tempo, gli sembrava un'eternità.

DUE MESI PRIMA..

Tornò al suo locale, il suo rifugio. Dopo quello che Lorelai gli aveva detto, anzi sputato in faccia non sapeva più che fare, dove sbattere la testa. si sentiva confuso, aveva perso ogni tipo di equilibrio.
Come, come poteva essere successa una cosa del genere? Come erano arrivati a tanto? Come diamine aveva potuto fargli questo?
Entrò in fretta e si chiuse la porta alle spalle. Mise il cartello *Chiuso*e iniziò a pulire. Per scaricare i nervi, per liberare la mente.
Prese lo straccio e andò verso il bancone, avrebbe cominciato da lì. Improvvisamente notò la scritta che aveva fatto suo padre, quell'ordinazione segnata così per la fretta. Si sedette a terra, lì accanto. Quante cose gli ricordava quel posto. Gli venne in mente suo padre che parlava con un cliente e quella sua aria seria e quel luccichio in fondo agli occhi. Lo stesso che aveva Lorelai. La luce di chi ha un animo buono, di chi sa portare allegria, o sicurezza nel mondo di chi gli sta attorno. Ma se davvero era così, perché lo aveva tradito? Lui sapeva benissimo di aver fatto un sacco di errori, ma avrebbe potuto picchiarlo, togliergli il saluto, ma perché era andata da Christopher?
Non lo capiva, non riusciva a capirlo.
Non lo accettava, non poteva accettarlo.
Come avrebbe mai più potuto pensarla sua se ogni volta che si ripeteva in testa il suo nome la vedeva nel letto con lui, con le sue braccia attorno alla vita, con le sue labbra sul collo. Scrollò la testa per togliersi quell'immagine dalla mente. Forse se lo meritava, ma non riusciva a sopportarne l'idea. Non avrebbe mai più potuto guardarla negli occhi senza pensarci e come avrebbe mai più potuto baciarla pensando che lo aveva fatto anche lui per l'ennesima volta?
Iniziò a pensare che forse, forse tutte quelle volte che Lorelai gli aveva mentito sul fatto che lo aveva visto, forse anche quelle volte era successo qualcosa, ora chi poteva più convincerlo del contrario?
Non era più sicuro di niente, come avrebbe potuto esserlo di nuovo?
Strinse il cappellino tra le mani e se lo portò davanti al viso. Sentì il suo odore, probabilmente era solo un'illusione, ma lui lo sentì forte e profondo come non mai e lo nauseò. Strinse ancor di più quel cappello, che lei gli aveva regalato tanto tempo prima per un natale che ancora doveva arrivare. Lo strinse fino quasi a romperlo e poi lo lanciò contro il muro.
Una lacrima gli rigò il viso e subito ne seguì un'altra. Stava piangendo.
Si sentì fragile, si sentì sciogliere. Decise che doveva staccare il cervello. Che doveva andarsene. Non avrebbe sopportato un solo minuto di più in quel posto. Con tutti che la conoscevano, che avrebbero parlato di lei. Con il rischio di incontrarla o di vederla passare davanti al locale.
Decise che, come promesso, sarebbe andato così lontanto che non avrebbero dovuto scegliere o forse lui non avrebbe dovuto scegliere di non vederla, di non parlarle, di non ascoltarla, perché andandosene non ne avrebbe avuto la tentazione, la possibilità.
Sì, doveva dimenticarla, doveva lasciarla fuori dalla sua testa per un po'.
 
Web  Top
view post Posted on 27/11/2006, 16:04
Avatar

* in omnia paratus *

Group:
Moderatore globale
Posts:
12,627
Location:
seconda stella a destra e poi dritto fino al mattino....

Status:


III

Il telefono suonava da ormai qualche minuto.
Sapeva perfettamente che non era Rory, erano d'accordo di scriversi sul cercapersone e tantomeno poteva essere Sookie, era stata lì da lei fino a un quarto d'ora prima. Così aveva deciso di non rispondere, chiunque altro fosse non aveva alcuna voglia di sentirlo. Non voleva sentire nulla e nessuno, Voleva solo stare un altro po' lì sul divano, davanti a una tv spenta, fingendo di guardare chissà quale programma, uno di quegli stupidi reality, si immaginò un gruppetto di ragazze che sparlavano nell'idromassaggio, mentre due ragazzi si sfidavano per la prova settimanale. Improvvisamente partì la segreteria, non ricordava di averla inserita, probabilmente l'aveva fatto Rory, per ogni evenenzia. Sarebbe voluta andare a stoppare la voce di chi era all'altro capo del telefono ancor prima che partisse, ma sentiva le gambe pesanti e la testa debole, così decise di lasciare che quel pazzo che l'aveva chiamata nonostante uscisse solo per andare a lavorare e nemmeno tutti i giorni, dicesse quello che voleva dire.
"Lorelai, sono io.. Christopher."
Risentire quella voce fù come prendere un pugno in pieno viso. Sentì raggelare lo stomaco e il sangue pulsare nelle tempie. Le venne da urlare, ma non riuscì ad emettere un fiato.
"Non ti sei più fatta viva, ho pensato avessi bisogno del tuo tempo, ma dopo due mesi ho iniziato a preoccuparmi, volevo sapere come stai. Dovremmo parlare. A Gìgì manca la zia Lorelai. Beh richiamami. Ciao"
Prese il cuscino e se lo premtte sulla faccia, fino quasi a soffocare, poi lo allontano di qualche centimetro e lo scaraventò contro lo schermo nero della tv.

UN MESE PRIMA..

Aprì la porta bianca e vide Rory che la aspettava. Si diresse veloce verso di lei e l'abbracciò, la strinse più forte che poteva cominciando a piangere.
Rory non sapeva che dire, non sapeva che fare, ma ancor meno sapeva che significasse. Erano stati poco più di dieci minuti, ma le erano sembrati interminabili. Non era neppure riuscita a astare seduta, aveva continuato a fare avanti e indietro per tutto il corridoio, l'odore di medicinali e di ammoniaca si alternavano mentre lei camminava velocemente per non pensare, sperando che così il tempo potesse passare più velocemente. Poi all'improvviso quella porta si era aperta ed era corsa dalla madre, l'aveva stretta tra le braccia.
Lorelai continuava a singhiozzare, non riusciva a parlare, proprio non ci riusciva, sentiva uno strano turbinio dentro lo stomaco e nella testa, non sapeva che emozione stesse provando a dire la verità finché cominciò a ridere, con gli occhi lucidi, con le lacrime che continuavanao a bagnarle le guancie, con il viso arrossato, si mise a ridere e non riusciva a fermarsi, rideva, rideva. Rory era confusa, ma si lasciò scappare un sorriso era così tanto tempo che non la vedeva ridere.
"Tesoro, è di Luke. E' di Luke." riuscì finalmente a pronunciare continuando a piangere e ridere e singhiozzare.
Rory le portò via veloce, col tocco leggero del pollice, una lacrima appena nata che si era spinta verso il naso. Aveva ancora gli occhi gonfi e terribilmente arrossati, sì, ma per la prima volta da tempo erano di nuovo luminosi.
*

Lorelai, seduta al posto passeggiero, teneva la testa appoggiata al finestrino e seguiva fugacemente tutto ciò che correva via, dietro di loro. La macchina rallentò per il semaforo e gli occhi della donna si fermarono sui vetri di quel locale, dentro era tutto dannatamente buio. Avrebbe tanto voluto dire alla figlia di fermare la macchina e farla scendere, per correre là, aprire la porta lasciando che il campanellino annunciasse il suo ingresso, aspettare che lui si girasse, incrociare il suo sguardo, saltare su uno sgabello al bancone, baciarlo e sussurrargli che aspettavano un bambino. Ma purtroppo non poteva farlo, con quale faccia glielo avrebbe detto? E anche se avesse avuto il coraggio e le parole, lui non c'era, era andato via, chissà dove. Si ritrovò a pensare a dove potesse essere. Da Liz ne dubitava, se fosse stato ancora a Stars Hollow sarebbe dovuto uscire prima o poi, no? Qualcuno l'avrebbe dovuto pur vedere. In campeggio? Era troppo tempo che mancava perché fosse possibile. C'era un'altra ipotesi, la più plausbile ad essere sinceri, ma alla sola idea si sentiva svenire. Non poteva essere andato da lei, si disse che non poteva essere vero. Eppure questa era l'occasione migliore per stare con sua figlia, per conoscerla, per starle vicino, e di quello sarebbe anche stata felice, ma l'idea che con April ci sarebeb stata anche Anna la terrorizzava. In fondo loro avevano avuto una sotria seria, molto prima che lei arrivasse nella sua vita, lei c'era quando aprì il locale, lo aveva aiutato, gli era stata vicino, avevano una figlia insieme.. Improvvisamente si accorse che probabilmente era lo stesso ragionamento che portava Luke alla pazzia ogni qual volta che si nominava Christopher, e lei per l'amor del cielo ci era andata a letto con Christopher. E se anche lui avesse fatto lo stesso? E se lui si fosse rifatto una vita, magari con la madre di sua figlia? L'idea di poterlo vedere o anche solo sapere con un'altra la faceva tremare, la faceva morire.
 
Web  Top
view post Posted on 6/12/2006, 15:50
Avatar

* in omnia paratus *

Group:
Moderatore globale
Posts:
12,627
Location:
seconda stella a destra e poi dritto fino al mattino....

Status:


IV

Chiuse lo sportello e mise in moto la macchina. Doveva andare alla locanda, non tutti i giorni ci riusciva, spesso la mattina appena sveglia quando provava a mettere giù pide dal letto una fitta le attanagliava la testa e sentiva il bisogno di vomitare, o addirittura non sentiva nemmeno la forza per muoversi, ma non era colpa delle nausee mattutine, non solo di quelle per lo meno e lo sapeva bene, lo sentiva dentro. Oggi però aveva deciso di andare a vedere coem andavano le cose, era anche un modo per deviare le attenzioni su qualcos'altro, no? Non poteva certo pensare di passare il resto della sua vita così, buttata sul divano o sul letto, circondata da fazzoletti umidi di lacrime, con il viso sconvolto e la testa in panne.
Fece la solita strada, quelal che oramai le veniva d'abitudine, ma quando passò davanti al locale di Luke ebbe uno spettacolo inatteso, gli strambi artisti di Stars Hollow avevano improvvisato una scena inaspettata, erano tutti riuniti lì davanti che si apprestavano ad entrare dopo mesi di chiusura, erano così tanti e tutti insieme che quasi non si riconoscevano, che la fila proseguiva fino alla strada. D'istinto frenò. Sarebbe dovuta essere felice, era tornato, era tornato a casa, ma si sentiva strana, dopo così tanto tempo e soprattutto dopo come si erano lasciati, cosa sarebbe successo quando finalmente si sarebbero rivisti? Aveva paura. Decise di proseguire, non sapeva nemmeno se lui avrebbe mai voluto rivederla, anzi, lo sapeva, sicuramente no. Eppure, nonostante ogni pensiero, nonostante ogni logica, nonostante ogni timore, scese dall'auto e attraversò la strada. La fila si stava lentamente diradando, ma non poteva, non voleva aspettare, l'ansia la stava divorando. Provò ad infilarsi silenziosamente tra la folla, ma Babette la notò e disse agli altri di farle spazio, si setnì divampare, non era certo questo il modo in cui aveva immaginato di ritornare là dentro, di rivederlo. Beh, ormai la strada era libera, avanzò oltre la porta e lui si girò ed immediatamente incrociarono gli sguardi.

Aveva pensato mille volte a come sarebbe stato rivederla, quando era via. Immaginava che sarebbe stata lei la prima a ripresentarsi lì, ma non così, non subito. Una parte di lui lo aveva sperato, perché infondo, anche se odiava ammetterlo e anche se si odiava per questo, le era mancata terribilmente, come se gli mancasse l'ossigeno. Ogni maledetta mattina da auqel giorno di era alzato pensando, sperando che lei fosse accanto a lui, che quello fosse stato un incubo, un orribile sogno oppure un dannato scherzo, tutto ma non la realtà, non la cruda realtà. Aveva anche cercato di imporsi di trovare la forza per perdonarla, per capirla, ma proprio non ci riusciva, non era possibile. Come diamine poteva perdonarle il fatto che aveva lasciato che quell'essere insulso si impossessasse ancora una volta di lei, della sua ragone, del suo corpo, del suo cuore. Si perché non poteva credere che Lorelai potesse andare a letto con qualcuno senza provare nulla, così come non poteva acettare di stare con lei se amava ancora un'altro. Non c'era via d'uscita, se ne era amaramente convinto. Jess lo aveva aiutato, non con parole o cose simili, ma col suo semplice esserci e per la quasi prima volta, permettendogli davvero di occuparsi un po' di lui. Un'altra cosa per cui si odiava è che nonostante i due mesi che aveva passato con lui, aveva sprecato il tempo a pensare a lei, non era riuscito a dimenticarla, neanche per un secondo. Gli dispiaceva aver dato quel peso a suo nipote, sapeva di essere insopportabile in quelle condizioni, ma sapeva anche che quello era l'unico posto, l'unica persona da cui poteva andare. Aveva sentito April tutti i giorni, questo si, gli dispiaceva anche per il tempo perso con lei, ma aveva amato le loro telefonate. Ora però non c'era Jess o April che tenesse. C'era solo lei, di fronte a lui, che lo guardava dritto negli occhi, con non sapeva bene che sguardo, non riusciva a decifrarlo. Non sapeva che dirle, non sapeva ch efare, sapeva solo che tutto quello che aveva tentato di spingersi in fondo al cuore, di accantonare, di dimenticare era ancora irrimediabilmente lì, che bussava e picchiava forte epr farsi sentire. L'immagine di lei e lui, quel dannatissimo lui, non lo lasciava in pace. La guardò ancora, le labbra quelle che gli mancavano tanto, quelle che Christopher aveva profanato. Gli veniva voglia di piangere, di urlare, am non fece nulla, restò immobile.

Lui era lì, davanti a lei, che la guardava negli occhi, non sapeva cosa stesse pensando o provando, ma poteva immaginarlo, odio, rabbia, delusione e forse anche un pizzico di malinconia, chissà. Sapeva soltanto che la faceva sentire nuda, la faceva tornare in quel letto e si odiava, si odiava. Lui distolse lo sguardo per un attimo e lei ebbe il tempo di guardarlo meglio, aveva la barba un po' incolta che a lei, nonostante tutto, piaceva molto sentire sulle guancie quando si baciavano. ALzò gli occhi e qualcosa le trafisse il cuore. Il cappellino. Il cappellino. Aveva un cappellino grigio. Non più quello blu, quello che lei gli aveva regalato per qual natale, quello che gli aveva dato per ringraziarlo di quella sera. Cercò di respirare, ma non ci riusciva, inspirò e ancora e ancora. Lo aveva tolto, lo aveva messo in chissà quale cassetto chiuso a chiave o peggio lo aveva buttato. Quindi, quindi forse quel misero pizzico di malinconia, non c'era, non c'era più, forse lui l'avev adimenticata, l'aveva tolta dalla sua vita, così come aveva tolto gli occhi dai suoi poco fa. Non riuscì più a resistere, espirò rumorosamente tutta l'aria che aveva trattenuto involontariamente e cominciò a piangere, si voltò e corse via verso la macchina. Cercò le chiavi nella borsetta e le inpugnò, solo in quell'istante vide l'anello brillarle al dito, lei lo aveva tenuto, lei lo aveva tenuto perché non lo aveva dimenticato, lei non lo voleva dimenticare, lei non lo vlva perdere, ma forse non contava più molto cosa volesse, forse lo aveva già perso e si sarebbe dovuta adeguare, avrebbe dovuto dimenticarlo anche lei. Prese l'anello tra le mani e pensò di gettarlo dal finestrino, ma non ce la fece, non lo poteva fare, così più semplicemente lo poggiò sul fondo della borsa.
 
Web  Top
view post Posted on 2/1/2007, 18:05
Avatar

* in omnia paratus *

Group:
Moderatore globale
Posts:
12,627
Location:
seconda stella a destra e poi dritto fino al mattino....

Status:


V


Faceva male, male da morire.
Passare li davanti, la gente che entrava e lei lì fuori che rallentava, guardava qualche istante dentro, lo guardava camminare da una parte all'altra, gridare qualcosa a Ceasar, andare con fare irritato da Kirk, versargli il caffè.. Poi prima che lui potesse notarla, rimetteva in moto e se ne andava.
Si era ripromessa di dimenticarlo, perché così faceva troppo male. Ma come poteva dimenticare? Con la testa piena di parole, il cuore gonfio di ricordi e con quel bambino che cresceva dentro di lei?
Se lo chiedeva ogni giorno, ogni mattina quando si alzava, ogni notte quando non dormiva.
Aveva perso qualcosa che non poteva rimpiazzare, aveva perso quello di cui aveva bisogno.
Non aveva amato nessuno prima di lui e non avrebbe mai amato nessun'altro se non riusciva a dimenticarlo. E proprio non ci riusciva.
Ma d'altronde un modo ci doveva pur essere, lui ci era riuscito, no?
Girò veloce la chiave e sentì il motore rianimarsi.
Lanciò un utlimo breve sguardo verso il locale e ripartì.

Luke prese un piatto pieno di frittelle e si diresse verso il tavolo.
Pensò a lei. Non che riuscisse a fare altro. Ricordò tutte le volte che era stata proprio lei, seduta su una di quelle sedie o davanti al bancone a chiedergliele. Lei era la sua migliore cliente.
Pensò a tutte le volte che quando la gente scemava, si fermava un attimo a guardarla parlare e ridere con Rory, mentre gustava qualcosa che lui gli aveva preparato, prima di tornare a servire qualcun'altro.
"Oh, hai sentito?"
"Di Lorelai?"
Le voci di Patty e Babette lo trascinarono fuori dai suoi pensieri. Posò il piatto al tavolo previsto e si girò verso le donne.
"Si, Rory mi ha detto che andava da lei in ospedale, oggi"
Gli si gelò il sangue. Non sentiva più nulla.
Lorelai? In ospedale? Che era successo?
Eppure l'aveva vista qualche settimana prima, il giorno in cui aveva riaperto il locale. Cosa poteva esserle successo?
Si portò velocemente verso la cucina ed urlò a Ceasar che sarebbe tornato presto, prima di precipatarsi fuori.

Non sapeva più a che pensare, che avesse avuto un incidente? Aveva paura. Si rese conto di essere spaventato a morte. Non poteva essere nulla di serio, si disse, lo avrebbe saputo. Oppure no? Ormai non faceva più parte della sua vita, non era il suo fidanzato, non erano amici, non le faceva neppure più il caffè. Ma quei dieci anni non potevano essere spariti così. Aveva paura. Che senso avrebbe avuto tutto senza di lei? Scrollò la testa per cacciare quella domanda. C'erano due semplici motivi per cui non doveva pensarci: di sicuro non era nulla di grave e poi lui avrebbe comunque dovuto vivere senza di lei, ora.
Era davanti all'ospedale. Parcheggiò e scese dal furgoncino.
Si fermò per un attimo, raccolse il fiato e riprese a camminare.
Entrò e si diresse subito al centralino.
"Posso aiutarla?"
"Sto cercando Lorelai Gilmore. Dovrebbe essere ricoverata qui."
LA donna davanti a lui fece una breve ricerca.
"Qui non è ricoverata nessuna Lorelai Gilmore."
"Non è possibile, ricontrolli!" disse lui con più enfasi.
"Le dico che qui non c'è."
Luke stava per intimarle di controllare una seconda volta, quando sentì una voce assai familiare.
Si girò e dal corridoio apparvero Lorelai e Rory.
Per la seconda volta sentì il sangue che smetteva di circolare nelle sue vene.
E-era incinta?
Circa un milione di pensieri ed emozioni si scontrarono dentro di lui, schiantandosi l'uno contro l'altro per poi cadere a terra.

Quando lo vide ebbe un brivido. Che ci faceva lì?
Vide che il suo sguardo era cambiato alla vista della sua pancia. Era appena entrata nel quinto mese e oramai si vedeva qualcosa.
Avrebbe voluto coprirla o sparire, ma ovviamente non poteva.
Si guardarono per alcuni secondi. Era sceso un silenzio glaciale.
"Io ti aspetto nel parcheggio" disse Rory dileguandosi da quella situazione.
Luke continuò a tenere gli occhi sulla donna.
Non riusciva a capire. Perché lo aveva tenuto all'oscuro? Probabilmente era di Chris e non aveva voluto metterlo in mezzo. Probabilmente questa volta l'avrebbero cresciuto insieme. Avrebbero finalmente avuto la loro famigliola felice. Doveva forse farle gli auguri?

"Luke, ch-che ci fai qui?"
"Sono venuto a ritirare degli esami per Liz"
"Come è piccolo il mondo, eh?!"
Tornò a calare il sienzio.
"Così, sei incinta."
"Già" rispose lei con un filo di voce.
"Fai le congratulazioni a Christopher da parte mia."
Lorelai si morse il labbro. Gli occhi lucidi.
Luke la guardò un secondo ancora, poi si girò ed andò via.
 
Web  Top
view post Posted on 23/1/2007, 18:35
Avatar

* in omnia paratus *

Group:
Moderatore globale
Posts:
12,627
Location:
seconda stella a destra e poi dritto fino al mattino....

Status:


VI


"Allora?" chiese Rory alla madre, appena la raggiunse alla macchina.
"E allora.." non sapeva che dirle.
"Che ha detto?"
"Di fare le congratulazioni a Chris da parte sua."
"E poi?"
"Se ne è andato"
"Non glielo hai detto?"
"No"
"Mamma, tu glielo devi dire"
"Perché? Lui mi ha scordata, capisci, scordata. Non mi vuole nella sua vita. Perché dovrei rovinargliela?"
"Un figlio non rovina la vita, dovresti saperlo"
"Un figlio no, ma io si. E' uno dei miei poteri insieme alla telecinesi."
"Mamma" le scostò i capelli "Non è così."
Lorelai la guardò negli occhi.
"E ad ogni modo lui ha il diritto di sapere che diventerà padre. O vuoi che anche vostro figlio tra 12 anni vada da lui per fare il test del DNA?"
"Dubito che saprà fare un test del DNA"
"Fa come credi." affermò in fine la ragazza "Io ora devo andare."
Le due si abbracciarono e poi ognuna salì sulla rispettiva macchina.

Rory aveva ragione. Aveva assolutamente ragione.
Ma lei sentiva di non meritarlo. Un figlio da lui. Era un sogno.
Se solo fosse capitato prima. Se solo non fosse andata da Chris.
Se solo tante cose. Il fatto è che non poteva sapere come sarebbe andata. Non poteva sapere che sarebbe successo se avesse avuto un po' più di pazienza. Poteva immaginarlo. Un matrimonio, una famiglia. Nulla che le facesse schifo. Ma ormai, non lo avrebbe saputo mai.
A prescindere da questo o da ogni altra cosa. A prescindere da tutto quello che c'era e che era successo tra loro due, lui aveva il diritto di conoscere la verità. E lei lo sapeva.
Non poteva nascondergli una cosa del genere.
A meno che non volesse che la odiasse del tutto, si intende.
Doveva munirsi di coraggio e dirglielo. Doveva.
Lo doveva a lui. E lo doveva al bambino che cresceva dentro di lei.
Così mise in moto.

Guardò a lungo verso quella porta a vetri. Lo vedeva pulire i tavoli e mettere a posto le sedie.
Prese forza e scese dall'auto.
Camminò nel buio fino al locale e poi entrò, facendo tintinnare il campanello.
"Siamo chiusi, non sai leggere?"
"Lo so." disse lei, ferma oltre la porta.
Luke alzò lo sguardo e la vide. In piedi. Il ventre gonfio. Incinta. Incinta di un'altro.
La guardò attraverso il silenzio che si era creato.
"Devo parlarti" affermò la donna.
"Siamo chiusi." ribadì lui riprendendo a strofinare sul bancone.
"Luke?"
Chiuse gli occhi. Sentirle pronunciare il suo nome. In quel modo.
"Siamo chiu.."
"Luke" urlò, sull'orlo del pianto.
Lui la guardò neglio occhi, questa volta non disse nulla.
Pronto ad ascoltarla, in realtà non lo sapeva se era pronto non sapeva cosa lei gli potesse voler dire e non sapeva come avrebbe potuto reagire, ma d'altronde lei riusciva a fargli fare qualunque cosa volesse e ora voleva che la ascoltasse.
Lei respirò a fondo, non sapeva come dirlo e soprattutto no sapeva cosa avrebbe potuto dire lui, non sapeva che pensare, ma non c'era tempo di pensare.
"Il bambino, il bambino... è tuo."
"Cosa?"
 
Web  Top
view post Posted on 28/2/2007, 22:50
Avatar

* in omnia paratus *

Group:
Moderatore globale
Posts:
12,627
Location:
seconda stella a destra e poi dritto fino al mattino....

Status:


VII

Padre. Sarebbe diventato padre. Stava per avere un figlio. Da Lorelai.
I suoi sogni erano in procinto di realizzarsi. Ma era troppo tardi.
Oppure no? Pensò all'idea di tornare con Lorelai, di crescere insieme quel bambino. Sarebbe stato bellissimo. Poi però ripensò al fatto che solo una manciata di secondi prima era convinto che quel bambino, fosse di un altro uomo. Come poteva costruire una famiglia con lei? Come poteva vivere una vita con lei? Avrebbe dovuto accettare anche Christopher? Questo non sarebbe mai stato in grado di farlo.
Però, però sapeva anche che non sarebbe mai stato in grado di vivere senza di lei. Quel terrore che aveva provato quel giorno all'idea di perderla. Così come non sarebbe stato in grado di abbandonare suo figlio. Se si era sentito in colpa ad aver perso dodici anni della vita di April, senza aver avuto voce in capitolo nella decisione, chissà come si sarebbe sentito a lasciare volontariamente suo figlio senza un padre, solo perché tra lui e Lorelai non aveva funzionato. Lui non era Christopher, lui voleva esserci quando suo figlio avrebbe scelto l'università, o quando avrebbe dovuto portare avanti e indietro il suo materasso, o al suo sedicesimo compleanno, o al suo diploma.
Così non poteva fare a meno di nessuno dei due, ma non poteva nemmeno vivere con loro.
Perché doveva essere tutto così complicato?
Se lo era chiesto spesso, ma ora voleva tanto una risposta.

"Si Luke, è tuo. Cioè, è.. nostro." disse lei dopo qualche istante di silenzio.
Lui la guardò stranito negli occhi, con la sua espressione sconvolta sul viso.
Non riuscì a muoversi o ad articolare alcuna frase.
Lorelai lo guardò ancora un istante.
"Non sarei dovuta venire qui" disse poi non riuscendo a sopportare oltre il suo sguardo.
"Scusami" bisbigliò uscendo e lasciando che la porta si richiudesse veloce alle sue spalle.
Luke rimase qualche attimo a guardare nella direzione in cui lei era sparita.

C'eravamo di nuovo?
Ancora una volta era riuscita a farlo rimanere a bocca aperta.
E così come quella sera di tre mesi prima, era rimasto li ad osservarla mentre si allontanava veloce da lui e dal suo locale, dal loro locale, nascosta dal buio e quasi in preda alle lacrime.
Sentì che non ce la faceva. Non ce la faceva più a dover sopportare tutto quello ogni volta.
Perché doveva scatenargli tutti quei sentimenti, quei dubbi, quelle emozioni dentro? Così tante da confonderlo ogni volta. Così tante da farlo perdere. Nella sua voce, nei suoi occhi nelle sue parole.
Non voleva più dover sopportare tutto quello.
un brivido di rabbia lo attraverò, afferrò lo straccio che era appoggiato davanti a lui e lo lanciò contro la porta da cui era appena uscita.
Abbandonò ogni pensiero di pulire oltre ed imboccò le scale per il suo appartamento.
 
Web  Top
view post Posted on 26/3/2007, 19:29
Avatar

* in omnia paratus *

Group:
Moderatore globale
Posts:
12,627
Location:
seconda stella a destra e poi dritto fino al mattino....

Status:


VIII


Era poco prima dell'alba.
Luke sbarrò gli occhi, disteso nel letto. Non era riuscito a dormire nemmeno per un minuto.
Di nuovo.
Aveva passato l'intera notte a pensare a Lorelai, al bambino, a loro due. La testa sembrava volesse scoppiare, come un palloncino punto da un ago. Sempre lei, quel bellissimo, affilato ago.
Come era possibile che avesse tutto quel potere su di lui. Come?
Non lo sapeva, ma sapeva che doveva andare da lei. Doveva parlarle, dirle qualcosa, dirle che lui quel figlio lo voleva, che non importava cosa succedesse tra di loro. Quello era suo figlio, era loro figlio, e lui voleva crescerlo.
Non poteva aspettare. Si alzò, si infilò i jeans e la giacca verde ed uscì.

Lorelai era sul divano.
Non aveva chiuso occhio.
Era sotto la coperta e guardava nel buio che piano stava cominciando a diradarsi.
Non aveva osato dormire nel suo letto, quel letto dove anche Luke aveva dormito, quel letto che avevano scelto insieme. Così era rimasta lì giù, rannicchiata.
L'espressione stranita di Luke l'aveva fatta tremare.
Cosa voleva dire? Non lo voleva un figlio? Non lo voleva con lei? Non lo voleva più?
Non sapeva che pensare, sapeva solo che aveva tanta paura. Paura di dovere rivivere tutto d'accapo. Paura che anche questa volta suo figlio non avrebbe visto suo padre che di rado. Paura che il suo sogno di una famiglia non si sarebbe mai più realizzato.
Improvvisamente sentì bussare. Chi poteva essere così presto?
Si alzò piano e andò alla porta.
L'aprì e si trovò davanti Luke. L'aveva già vista questa scena.
Luke rimase un attimo in silenzio a guardarla confuso.
Si perse nel suo volto. Sembrava così spento. Era strano non vederla luminosa, non vederla sorridere. Quanto avrebbe voluto tornare indietro nel tempo. Quanto?
"Lorelai!" disse entrando in casa.
La sua voce le rimbombò nelle orecchie, nella testa, nel cuore.
"Luke no. Non dire nulla. Se tu questo bambino non lo vuoi, per tutto quello che c'è stato, per quello che ho fatto, posso capire. Ma io ho teciso di tenerlo." disse scoppiando a piangere.
"Lorelai io.."
"No. No. Sono spaventata a morte, sì. All'idea che anche questo bambino cresca senza un padre, all'idea di dover crescere di nuovo un bambino da sola. Ma lo farò. Lo farò." affermò tra i singhiozzi, mentre le lacrime le bagnavano il viso.
"Lorelai io ci sono." le sussurrò avvicinandosi. Si fermò a pochi centimetri dalla donna.
"Io ci sono, questo bambino lo avrà un padre. Non ho alcuna intenzione di lasciarlo." sospirò "Di lasciarvi" aggiunse piano.
Quando lo sentì così vicino, quando sentì il suo calore, quando sentì le sue parole, non riuscì a trattenersi dallo stringere le sue braccia attorno a lui, lasciando che i singhiozzi e il pianto si sfigassero contro il suo petto.
Lui rimase per un attimo interdetto. Non sapeva che fare, continuava a tenere le braccia larghe, mentre sentiva il corpo di lei scosso dai brividi che si stringeva a lui.
Istintivamente le carezzò i capelli. Lei di rimandò alzò la testa e lo guardò negli occhi.
Vide il suo sguardo, sentì il suo calore e immaginò lei avvinghiata così a Chris. Oddio ma perché non poteva togliersi quella scena dalla testa? Perché diamine?
Si ritrasse e borbottando qualcosa sul fatto che dovesse andar via, uscì fuori lasciando la porta aperta.
 
Web  Top
view post Posted on 9/4/2007, 20:26
Avatar

* in omnia paratus *

Group:
Moderatore globale
Posts:
12,627
Location:
seconda stella a destra e poi dritto fino al mattino....

Status:


IX

Era passato qualche giorno.
Non si erano più visti, dopo che lui era andato da lei.
C'era stato un momento quella sera, o almeno così le era sembrato. Evidentemente si era sbagliata, quell'abbraccio non era significato nulla.
Lui le aveva detto che ci sarebbe voluto essere, che voleva riconoscere quel bambino, non le aveva certo detto che voleva tornare con lei.
Si strinse nel cappotto, iniziava a fare freddo. Mise le mani in tasca e proseguì verso il locale.
Rory l'aveva convinta. Lui aveva detto che ci sarebbe stato, ora toccava a lei invitarlo a entrare. Stava a lei dargli l'opportunità di essere presente. E comunque prima o poi avrebbero dovuto reinstaurare almeno un rapporto di facciata, se avevano intenzione di crescere entrambi quel bambino, no? E toccava a lei ora fare la prossima mossa.
La cosa più semplice che potesse fare era andare a fare colazione da lui, era pur sempre un inizio.

Attraversò la strada e si ritrovò di fronte alla vetrata del locale.
Guardò dentro e lo vide che stava prendendo un'ordinazione al tavolo di Babette.
Si fece coraggio ed aprì la porta.
Appena mise piede nel locale tutti gli occhi si puntarono su di lei, quello era un piccolo paese e seppur magari non conoscevano i dettagli, sapevano che si erano lasciati, e sapevano anche che lei aspettava un figlio da lui.
Anche lui si girò a guardarla, per capire cosa avesse attirato così tanta attenzione e, appena la vide si bloccò.
Che ci faceva lì? Fu la prima domanda che gli saltò in mente. Gli sembrava così strano, dopo come era scappato via e dopo tutto il resto che lei si fosse ripresentata lì.
Ma poi mentre si guardavano così senza dire nulla, lei sorrise, probabilmente imbarazzata, ma di uno dei suoi sorrisi, in grado di illuminare la stanza.
Quanto era bella? Gli occhi blu che lo fissavano brillanti, i riccioli che si poggiavano sul giubotto nero e le mani poggiate sul ventre prominente.

Lorelai accennò qualche passo verso di lui, continuando a sorridere nervosa.
Lui si apprestò ad andare dietro al bancone, come per scappare, come se avesse bisogno di qualcosa di fisico che li separasse. Non sapeva perché avesse avuto quell'istintivo impulso di porre qualcosa tra loro che togliesse qualsiasi tipo di tentazione. Perché, era per caso tentato?
Lei fece qualche altro passo e si sedette su uno sgabello.
Si guardarono per qualche istante ancora.
"Luke, non è che mi daresti del caffè?" chiese lei interrompendo finalmente quel silenzio imbarazzante che si era creato.
"Ma fa male al bambino" rimbeccò lui.
"Giusto." disse abbassando lo sguardo.
Non sembrava nemmeno lei, Lorelai non avrebbe certo accettato quella sua affermazione, avrebbe preteso il suo caffé come la prima volta che si erano visti.
Ma ora, non era come quella volta, non era come prima, non si sentiva wonder woman. Ora aveva paura.
Ma di cosa? Di perderlo? Ma se lo aveva già fatto. Lo aveva già perso. Anche se non riusciva ancora ad accettarlo.
"Hey, eccoti muffins e ciambelle, devi magniare per due ora." Le disse lui, allungandole un piatto che aveva riempito di dolci nel frattempo.
Lei sorrise prendendo in mano una ciambella ricoperta di zucchero e le diede un morso.
"Senti" disse lei finito il boccone "ero venuta qui per dirti una cosa"
"Cosa?" chiese lui appoggiandosi al bancone.
"Vedi, tu mi hai detto che vuoi essere presente nella vita del bambino e tra una settimana ho un appuntamento dal ginecologo per l'ecografia, vedi ecco non so probabilmente scoprirò il sesso e mi chiedevo se ti interessasse venire, sai sempre che tu non voglia fare come Jackson con le spillette e fare un solco nella sala d'aspetto con un sigaro e scoprire solo all'ora se sarà un maschio o una femmina." Alzò lo sguardo verso di lui.
"Ci sarò."
"Ok" sorrise "Ehm, per quel caffè, non c'è proprio speranza?"
 
Web  Top
view post Posted on 22/4/2007, 15:39
Avatar

* in omnia paratus *

Group:
Moderatore globale
Posts:
12,627
Location:
seconda stella a destra e poi dritto fino al mattino....

Status:


X

Si infilò il cappotto che oramai si chiudeva a stento sulla pancia, raccolse la borsetta e le chiavi della macchina ed uscì di casa.
Stava andando all'ospedale per l'ecografia ed era incredibilmente agitata.
Certo il fatto che probabilmente avrebbe conosciuto il sesso del piccolo aveva il suo peso e di sicuro anche il fatto che erano passati vent'anni dalla prima gravidanza non era da meno, ma ciò che veramente le stringeva la bocca dello stomaco era il fatto che sta volta ci sarebbe stato anche Luke. Avrebbero visto insieme il loro bambino. Una lacrima le bagnò la guancia ma l'asciugò immediatamente, non era il momento per farsi prendere dallo sconforto. Chiuse bene la porta e si girò.
Si blocchò a metà degli scalini.
Davanti casa c'era il furgoncino di Luke e lui stava giusto scendendo.
Non le pareva che fossero rimasti d'accordo così, era sicura che si dovessero incontrare direttamente all'ospedale. Che si fosse confusa?
Luke lesse la sua perplessità dell'espressione buffa del viso e la rassicurò.
"So che avremmo dovuto vederci là, ma ho pensato che non dovresti guidare." disse passandosi le mani sui jeans coe per asciugare il sudore che quella frase gli aveva provocato. "Potrebbe far male al bimbo" soggiunse poi imbarazzato.
Perché era così difficile?
Lorelai lo raggiunse lentamente ancora non del tutto conscia, soprattutto non ancora del tutto sicura di cosa stese provando.
Una volta vicino a lui gli sorrise. Luke le aprì la portiera e lei rispose con un flebile grazie.

Durante il tragitto non parlarono granché, giusto qualche sguardo impacciato di tanto in tanto.
"Eccoci qua." esordì lui una volta parcheggiato l'auto.
L'ultima volta che erano stati lì, lui aveva inizialmente pensato che le fosse successo qualcosa di grave e in seguito aveva creduto che fosse incinta di Christopher, davvero ottimi ricordi, no?
Luke le aprì nuovamente la portiera e lei rispose con un altro flebile grazie.
Era davvero assurda quella situazione.
Entrarono nell'ospedale e Lorelai andò a parlare con l'infermiera.
"Scusi, il dottor Kinkly? Avevo un appuntamento."
"Certo lo può aspettare nella sala 2. Deve girare a destra e se la troverà di fronte."
"La ringrazio." disse girandosi a chiamare l'uomo.
"E' di là." gli riferì incamminandosi.
Andarono nella saletta e Lorelai si sedette sul lettino.
"Sempre uguali queste stanze, eh?" esclamo lei.
"Già." disse annuendo.
Silenzio imbarazzante, l'ennesimo.
"Così oggi sapremo il sesso, giusto?" chiese lui dondolando con le braccia conserte.
"Si, giusto." rispose lei con un abbozzo di sorriso.
Restarono nuovamente in silenzio.
D'improvviso la porta si aprì ed entrò il dottor Kinkly.
"Salve" esordì con un sorriso smagliante. "Dunque, oh, l'ecografia, vorrete sapere se è un maschietto o una femminuccia, immagino." disse leggendo sulla cartella.
"Beh si, a meno che non ci siano nuove categorie. Sa non vorrei che in ventanni sia cambiata la storia." buttò lì Lorelai.
"No no per quanto riguarda questo siamo ancora come homo sapiens" ribattè il medico cacciandosi a ridere.
Lorelai si sistemò e si sdraiò sul lettino, mentre il dottore preparava il macchinario.
Stese il solito gelido gel sul ventre della donna e vi passò sopra lo strumento.
Girò lo schermo.
"Ecco qua. Vedete?" Chiese Kinkly indicando un punto grigiastro sul monitor, Luke si avvicinò per vedere meglio, non riusciva a distinguere nulla.
Si affiancò al lettino e si concentrò, in quel momento il piccolo si mosse e riuscì a metterlo a fuoco.
Qualcosa dentro lui si smosse come un terremoto o un vulcano che si risveglia dopo secoli di riposo. Sentì un calore insolito e sconvolgente prendergli la pancia e pungergli gli occhi.
Lorelai ebbe la stessa identica sensazione.
Con gli occhi lucidi prese di getto la mano di Luke "l'hai visto?" chiese con un tono che era quasi falsetto dalla felicità.
L'uomo appena sentì le dita della donna sul proprio palmo si irrigidì ed pensò di tirar indietro la mano, ma poi quel caldo sentimento che lo aveva pervaso tornò a bussare al suo petto e vedendo l'emozione sprizzare dal viso di lei, lasciò che gliela stringesse. E assaporando quel contatto che aveva pesato di non voler avere mai più, che aveva creduto l'avrebbe potuto anche disgustare, annuì.
"Lo vedo" le disse dolce, stringendole piano la mano a sua volta.
Solo all'ora Lorelai si accorse del proprio gesto e si sentì terribilmente imbarazzo, ma poi si accorse che lui l'aveva lasciata fare, che aveva trattenuto la sua mano tra le dita e che la aveva corrisposta. Perché sentirsi a disagio? Era stato tutto così naturale, perché dispiacersene? Forse finalmente avevano riguadagnato quel piccolo pezzettino di loro o forse non lo avevano mai perso, forse per loro era destino che ci fosse qualcosa, anche se era solo tenersi la mano.
"Volete sapere cos'è, allora?" chiese il dottore ibterrompendo quel fiume di pensieri che li aveva trasportati.
Con ancora le mani ibtrecciate si girarono tutti e due verso l'uomo e risposero di si.
"Il vostro è un bel bimbo maschio." Annunciò Kinkly.
"Oh per fortuna, pensavo fosse una borsetta di Chanel" disse Lorelai scatenando un'altra risataccia del dottore.
Cambiando tono si girò verso Luke e i loro occhi si incrociarono per la prima votla da quando si erano incrociate le loro dita.
Entrambi sorrisero leggermente.
"Avremo un figlio." affermo lei con voce sognante.
"Un figlio." ripete lui.
"Nostro figlio." disse infine lei, lasciando parlare i loro sguardi.
 
Web  Top
view post Posted on 4/5/2007, 16:03
Avatar

* in omnia paratus *

Group:
Moderatore globale
Posts:
12,627
Location:
seconda stella a destra e poi dritto fino al mattino....

Status:


XI

Vedere il loro bambino, sentire il suo cuoricino battere era stata un'esperienza unica.
Ormai pensava che non gli sarebbe mai più capitato, che non avrebbe mai visto crescere un suo piccolo figlioletto.
Eppure era lì che scalpitava nel ventre di Lorelai.
E questo lo rendeva ancora più unico.
La donna che amava da dieci anni, che aveva amato fin dal primo momento e che aveva imparato ad amare di giorno in giorno, portava in grembo suo figlio. quello era un legame che non si sarebbe mai sciolto, qualcosa di talmente forte da unirli per sempre.
Una fitta gli contorse lo stomaco. Anche Christopher aveva un legame identico con Lorelai, non avrebbe mai potuto chiederle di estrometterlo dalla sua vita, non era una cosa fattibile e daltronde ora non aveva nessun diritto di chiederle niente. Il fatto che si fossero riavvicinati per via della gravidanza, il fatto che lei avesse ricominciato ad andare a fare colazione da lui e lui ad andare a trovarla a casa er assicurarsi che fosse tutto a posto, non cancellava tutto il resto. Lei lo aveva tradito e per quanto lui sentisse la sua mancanza e per quanto avrebbe voluto dar una famiglia vera almeno a questo di bambino, non riusciva a perdonarla. E tanto meno a dimenticare tutto. Nulla cambiava il fatto che si erano lasciati, lui non aveva più alcun diritto su di lei, ma se anche l'avesse avuto chiederle di non vedere più Christopher non era fattibile, ci avevano già provato e con risultati direi catastrofici. Lui era una parte della sua vita e nemmeno poco rilevante, questa è la realtà e non c'è nulla da farci. Ma Luke non sapeva come avrebbe potuto sopportare ancora la sua vista, la sua voce, la sua presenza, se avesse potuto anche in questo preciso momento averlo davanti a se, l'avrebbe volentieri preso a calci.
Era una situazione assurda, ci sarebbe stato quasi da ridere se non fosse stato così terribilmente straziante.
Comunque Chris non era nei paraggi, almeno sperava, e i rapporti con Lorelai si erano un po' appianati negli ultimi tre mesi, si erano visti più volte, sempre per il bambin ovviamente e la tensione, mano a mano era diventata meno palpabile.
All'inizio era stato stranissimo. Loro erano abituati a farsi battutine, a ridere, a stuzzicarsi, a coccolarsi o ance a litigare, ma poi nno riuscivano a reggere per molto prima di fare la pace e l'unica cosa che non c'era mai tata tra loro era il gelo. Invece quando avevano ripreso i rapporti l'atmosfera era polare, incredibilmente imbarazzante.
Poi però lentamente erano riusciti a riportare la cosa ad un livello minimo di sopportazione. Non che ora facessero chissà quali incredibili chiacchierate, ma almeno riuscivano a parlare civilmente senza lunghi e interminabili silenzi o senza frasi tremolanti.

Suonò il campanello.
Lorelai era stesa a riposarsi sul divano, si alzò piano tenendo il fondo della schiena con le mani per riuscire a stare dritta. Il pancione ormai di quasi nove mesi era enorme e sospinto in avanti, tanto che ogni volta ci metteva un po' a recuperare l'equilibrio quando di alzava in piedi.
Si portò veloce all'ingresso e aprì la porta.
"Oh, chi si vede." disse alla vista di Luke
"E' ora di cena." ribattè lui agitando i due sacchiche aveva tra le mani.
"Oh mio salvatore, mi sembrano mesi che nno vedo cibo." rispose lei strappandoli uno dei sacchetti.
"Considerando che già di solito mangi per quattro, da quando sei incinta preparare da mangiare a te è come sfamare un esercito."
"Si, si, grazie." rispose lei distratta mentre apooggiava la roba sul tavolo in cucina e anche Luke fece lo stesso.
"Beh ora che mi sono assicurato che stai bene e ce non morirai di fame, posso anche andarmene."
"No." alzò la testa verso Luke che era già scattato in piedi.
"Rory è sempre occupata con Yale e passatutto il suo tempo libero al telefono con Logano fuori con Logan quando lui riesce a venire dall'altra parte dell'oceano. Sookie è divisa tra i bimbi e la locanda e riesce a passare poco di qua. Non è che ti andrebbe di cenare con me questa volta?" Sentiva ancora di non meritare che lui gli rivolgesse anche solo la parola, sapeva di non meritare che lui si fermasse a farle compagnia e che la tirasse su di morale, non avebbe mai dovuto chiederglielo, si sentiva egoista a farlo, ma aveva veramente bisogno di qualcuno e soprattutto aveva davvero bisogno di lui, anche se ovviamenet non poteva dirglielo in quel senso. Che diritto aveva a chiedergli di riprovarci? Si mancava poco e sarebbero stati genitori dello stesso bellissimo pargolwetto, ma ciò non toglieva tutto il resto, tutto quello che era successo, le incomprensioni, il tradimento. No, non aveva diritti su di lui, ma quella sera proprio non voleva restare da sola.
"Ok, Lorelai. Non ti preoccupare." rispose Luke vedendo l'espressione preoccupata della donna. Non voleva che stesse sola e tantomento che si sentuisse sola, non voleva che stesse male o che stesse male il bambino, ma soprattutto non era ancora in grado di dirle di no. Le sfiorò la spalla e si risedette accanto a lei.

"Si e ha insistito per tutta la settimana." concluse Luke
"Beh meno del solito. Comunque non posso davvero credere di essermi persa Taylor che inseguiva Kirk vestito da pinguino." disse Lorelai piangendo dal ridere alla sola idea.
"Non ti sei persa niente." la rassicurò Luke
"E ora devo fare una cosa assolutamente innovativa, vado in bagno, per la 15esima volta. Questo bambino ce l'ha con la mia vescica, pensa sia una pallina antistress." disse alzandosi, ma una volta in piedi si dovette risedere immediatamente.
"Hey, che succede?" chiese Luke sbiancando.
"Una contrazione, credo" rispose lei tentando di respirare.
"Ti porto all'ospedale?"
"Non credo ce ne sia bisogno, solo se ne dovessi avere un'altra entro poco." disse risprovando ad alzarsi e andando in bagno. una volta raggiunta la porta urlò. "Direi che ORA devi portarmi all'ospedale."
"Ti senti male?" chiese preoccupato raggiungendola.
"No, mi si sono rotte le aque."
 
Web  Top
view post Posted on 11/5/2007, 14:21
Avatar

* in omnia paratus *

Group:
Moderatore globale
Posts:
12,627
Location:
seconda stella a destra e poi dritto fino al mattino....

Status:


XII


Erano nella stanza dell'ospedale, le contrazioni erano cominciate da qualche ora, ma non era ancora pronta.
Stava stesa in quel lettino, con delle fitte atroci che si susseguivano ogni pochi minuti, guardò accanto a lei e c'era Luke.
Così come se lo era sempre immaginata, così come doveva essere.
Lei che stava per partorire e il padre di suo figlio vicino al suo letto. E' così che dovrebbe essere sempre e soprattutto è che così che sarebbe dovuto essere questa volta, visto che la prima era stata un fiasco. Aveva sedici anni, erano state ore lunghe e dolorose e gli unici che aveva avuto con lei erano stati i suoi genitori, tra cui sua madre arrabbiata perché non l'aveva avvisata prima e suo padre preoccupato per le scarpe strette. No, il suo primo parto non era stato decisamente l'ideale e ora, che aspettava il secondo figlio, aveva passato le ultime settimane ad immaginarsi di nuovo sola e dolorante in una sala travaglio con sconosciuti a dirle di respirare e di spingere e come cavolo si fa a fare tutte e due le cose insieme e cosa bisogna fare prima e cosa dopo? Avrebbe voluto urlare.
Ma ora, che era lì a pochi minuti forse dal dover entrare in quella sala, sta volta non era sola.
Luke era lì assieme a lei. Nonostante tutto ciò che si erano detti, che avevano fatto e avevano passato, lui non l'aveva abbandonata, né tanto meno se l'era filata a gambe levate. Luke era rimasto al suo fianco, come sempre da quando lo conosceva. Lui c'era sempre stato per lei, quando aveva bisogno, quando voleva piangere, quando doveva sfogarsi, quando era troppo arrabbiata per parlare, quando voleva parlare, quando aveva fame, quando aveva una bella notizia, quando era giù di morale o quando semplicemente voleva stare con qualcuno anche in silenzio. Lui c'era, c'era davvero. Era questo che le era mancato negli ultimi mesi della loro relazione, lo aveva sentito meno presente, ma avrebbe dovuto capire e aspettare ancora un po', lui c'era, solo faceva fatica a distribuirsi bene tra le due donne della sua vita, ci voleva solo un po' di pazienza, ma lei non l'aveva avuta e, si sa come è andata.
Si sentì incredibilmente stupida.
Le era mancato tantissimo quando era partito e aveva chiuso il locale le era mancato ancora di più dopo quando era tornato ma non osava parlargli e le era mancato anche quando avevano ricominciato a vedersi e tra di loro c'era il gelo, ma solo ora, in questo preciso momento, mentre le doglie le assaltavano l'addome e mentre attorno a lei c'erano altre madri urlanti, vedendolo li al proprio fianco ne sentì davvero la mancanza più profonda che potesse sentire, perché sapeva che quello, quello che le sembrava di stare vivendo, una famiglia felice con l'uomo che amava, l'aveva perso.

Arrivò il medico a controllarla e dopo aver constatato che era pronta chiamò le infermiere per farla portare in sala travaglio.
"Vuole che entri qualcuno con lei?" le chiese l'ostetrica.
Sentì il magone salirle su per la gola e nonostante sentisse di aver finalmente lasciato andare ogni più piccola speranza, pregò che Luke non la lasciasse proprio ora. Lo guardò con gli occhi lucidi.

Luke vide la sua espressione incresparsi e capì che stava per piangere, la conosceva bene e sapeva che quella piccola curva strana della sua bocca voleva dire quello e sapeva anche che non avrebbe potuto sopportare di vderla pianegere, era troppo doloroso e poi non poteva certo perdersi quell'esperienza, non poteva perdersi suo figlio che nasceva.
Allungò la mano a stringere dolcemente quella di Lorelai.
Lei alzò gli occhi in quelli dell'uomo, grata.

Mentre li portavano nella sala, dovettero però staccarsi per permettere a Luke di mettersi il camice. Una volta pronto lasciarono entrare anche lui.
Andò immediatamente accanto al lettino dove era sdraiata la donna che cercò subito la sua mano.
Si tennero stretti per tutto il tempo.
Lorelai urlava e piangeva e respirava affannosamente, Luke non sapeva cosa dire, nè tanto meno cosa fare, era spaesato e confuso, ma continuò a tenere le sue dita tra le proprie, per farle sentire che non l'aveva abbandonata e che, come promesso, c'era.

Improvvisamente Lorelai si accasciò e si sentì piangere prima piano e poi forte, quasi strillare.
E mentre i medici tagliavano il cordone ombelicale e lavavano il piccolo, anche Luke si abbassò sulla donna e le accarezzò la fronte sudata.
I due si guardarono fugacemente e stavano per sorridere quando l'ostetrica richiamò la loro attenzione per dargli per la prima volta in braccio loro figlio.
"Eccolo qua il vostro bel maschietto."
Lorelai lo prese tra le braccia e lo strinse delicatamente esplodendo in una risata dolce mista a lacrime.
"Hey piccoletto, sono la mamma, sì sono la tua mamma."
Gli baciò mille volte la fronte e le guancie.
"E questo qua invece è il tuo papà, guardalo che bello." gli disse girandosi verso Luke "Ciao papà, io sono Will, il tuo bimbo."
Luke, con gli occhi lucidi guardò il bambino, il piccolo William, e sentì di essere orgoglioso di quell'esserino che aveva tanta forza e di quella donna che nonostante tutto lui amava ancora.
 
Web  Top
view post Posted on 17/5/2007, 18:59
Avatar

* in omnia paratus *

Group:
Moderatore globale
Posts:
12,627
Location:
seconda stella a destra e poi dritto fino al mattino....

Status:


Puntata speciale per un momento speciale. Spero che vi tiri almeno un po' su.


XIII


Seduto su quella sedia da chissà quanto.
Era stata una giornata incredibilmente piena. Era diventato padre, aveva visto suo figlio nascere e aveva tenuto la mano a Lorelai mentre faceva si che accadesse.
E ora era lì su quella sedia accanto al suo letto, si era anche addormentato per un po'.
Ora riaprendo gli occhi l'aveva vista lì accanto a lui. Dormiva.
Così era rimasto semplicemente a guardarla.
Era impressionante. Aevva dato alla luce un bambino, una vita, suo figlio. Aveva fatto arrivare nel mondo qualcuno in più. E l'aveva fatto tutto da sè. Aveva sofferto, urlato, pianto, riso e ora, che stava lì, dormendo, era così bella, come se nulla l'avesse scalfita, come se non avesse fatto nessuna fatica, risplendeva di una luce ancor più bianca e calda del solito, sembrava ancora più viva e più etera al contempo.
La guardò a lungo, guardò tutti i lineamenti del suo viso che conosceva così bene, ma che adesso sembravano un po' più maturi e un po' più delicati, guardò la piega delle sue labbra che ogni tant si muovevano quasi impercettibilmente surante il sonno, guardò il suo ventre che si alzava e abbassava al ritmo del suo respro, guardò le sue mani che si aggrappavano leggermente alle lenzuola, quelle dita affusolate che qualche ora prima aveva sentito sotto le proprie. La guardò, non c'era molto altro da dire.
Per la prima volta, da quella fatidica sera, mentre la guardava non pensò nemmeno per un istante all'immagine di lei nel letto di lui. Nemmeno per sbaglio.
Per la prima volta non era più ossessionato da quella scena.
Ora aveva in mente soltanto la sua figura, la sua pelle, i suoi occhi, il suo naso, i suoi palmi. Lei che aveva regalato al mondo il loro piccolo Will.
Che contava adesso tutto il resto? Cosa importanza poteva avere qualsiasi cosa, se da tutto quello ne era venuto fuori quell'angioletto?
Si alzò per andarlo a vedere un'altra volta. Come se glielo potessero rubare o come se potesse svegliarsi e scoprire che era stato un sogno.
Non pensava che sarebbe stato così bello sentirsi padre e anche se lui lo era già effettivamente, non aveva mai vissuto questi attimi, questi primi istanti, queste prime scene, questi primi pensieri, queste prime sensazioni.
Camminò fino alla vestrata sulla sala dove c'erano tutti i bambini, si fermò lì davant e cercò con lo sguardo suo figlio. Dopo qualche attimo lo riconobbe, era un paio di file dietro. Era avvolto in una copertina azzurrognola e aveva al polso un braccialettino con scritto il nome.
Anche lui dormiva e si agitava di tant in tanto quasi impercettibilmente, muoveva le ditina e stringeva gli occhietti. poi un piccolo sorriso gli soffiava sul volto, prima di ridistendersi.
Era così piccolo, dolce, fragile, ma sembrava così forte e sano e bello. E felice.
Pensò che avrebbe voluto prenderlo in braccio e stringerselo al petto, avrebbe voluto sentire di proteggerlo, avrebbe volut essere sicuro che stesse caldo, avrebbe voluto sforargli la testa con un bacetto. Ma poteva solo guardarlo attraverso quel vetro almeno per un po'.
così rimase lì a braccia conserte ad osservare tutte le sue espressioni e i suoi minuscoli movimenti.

Lorelai gli si avvicinò. Era lì da chissà quanto ormai e lei nel frattempo si era svegliata. Era andata a cercarlo, era sicura che lo avrebbe trovato lì. Ne era certa, lo conosceva talmente bene.
Quando lo vide gli si avvicinò e gli rimase di fianco.
Guardarono entrambi al di là del vetro per un po', senz parlare. Sta volta però non era uno di quei silenzi imbarazzanti, in cui cala il gelo e ti senti arruffare i peli e incroci le braccia e vorresti poterle sctringere più possibile. No, questo era un sileznio piacevole. Di quelli che dicono tanto. Un silenzio caldo.
Erano lì, che guardavano quel miracolo che era loro figlio, una nuova vita, con un destino, un futuro, un storia davanti a se, non sentivano la necessità di dire nulla. Era completo così.
Quello era un silenzio magico, un silenzio strano e confortante.
In quel momento le loro dita si sfiorarno.
Si girarono a guardarsi, con tutta la naturalezza del mondo.
E mentre i loro occhi si incrociarono di nuovo dopo mille e mille volte che era già successo, sembrò che il mondo avesse smesso di girare e si fosse fermato a guardarli, il tempo sembrava essersi arrestato, solo per loro.
Si guardarono ancora e non riuscivano a smettere.
non so per quanto si guardarono e poi, non di preciso cosa fece si che accadesse ne il momento esatto, ma a un certo punto entrambi, si avvicinarono l'uno all'altro, piano, sempre più vicini, fino a che i loro nasi non si sfiorarono.
I loro respiri si mischiarono nei pochi centimetri che li separavano, si guardarono un ultima volta e poi chiudendo gli occhi lasciarono che le loro labra si scontrassero, come in un casto bacio di mani, palmo con palmo.
Poi però quel singolare e caldo silenzio salì su per le loro narici inebriandoli. Schiusero le labbra e lasciarono alle loro lingue la libertà di esplorare di nuvo quelle cavità che da troppo tempo ne erano state private.
E mentre anche le mani cominciarono la stessa danza magica, mentre anche le loro dita si rincorrevano e si stringevano attorno alla vita e alle spalle dell'altro, finalmente, dopo lungo tempo, riscoprirono il sapore dell'altro.
Oh, gli era mancato quel sapore così dolce e così piccante, così intenso e così delicato, così ricco al quale erano entrambi assuefatti.
Si presero tutto il tempo che gli ci volle per lasciare a quel sapore l'opportunità di reinfiltrarsi dentro i pori, e infondo alla gola, nello stomaco e sul bordo delle labbra.
Si diedero tutto il tempo che serviva per assaporare quel sapore e quel momento fino in fondo.
Poi però, piano, si staccarono. Riaprirono gli occhi e quando i loro sguardi si ritrovarono, ebbero un sussulto.
"Io, io, io.." cominciò balbettando Luke.
"Oddio, scusa, davvero, non avrei dovuto, scusa."
disse Lorelai, indiettreggiando e scomparendo dietro l'angolo.


 
Web  Top
view post Posted on 29/5/2007, 19:08
Avatar

* in omnia paratus *

Group:
Moderatore globale
Posts:
12,627
Location:
seconda stella a destra e poi dritto fino al mattino....

Status:


Mi spiace che sia così breve, spero di riuscire a postare qualcosa di 'meglio' appena finisce sta cavoli di scuola. Però non potevo non postarlo, per quanto di passaggio sia, l'avevo promesso a qualcuno.. (pst, elda, hey dico a te) eccolo. :fiori:




XIV


Rimase lì, fermo, davanti a quella vetrata, guardando verso un punto bianco nel vuoto, l'angolo dietro al quale lei era scomparsa.
Guardò a lungo in quella direzione, come incantato. Non sapeva ce pensare, non sapeva che dire o fare.
Si portò lento una mano alla bocca ancora impregnata di quel fatidico sapore, misto di caffè e di biscotti.
Se lo leccò dalle dita.
Chiuse gli occhi.
Inspirò.
Come poteva rinunciare a tutto questo?
Perché rinuciare a tutto questo?


Lorelai era corsa nella sua stanza, in preda al panico.
Che aveva fatto?
Aveva rovinato di nuovo tutto?
Erano riusciti a instaurare un rapporto civile, per l'amor del cielo, perché non poteva lasciare le cose come stavano? Perché doveva complicare sempre ogni cosa che aveva tra le mani?
Eppure non doveva riuscirle così difficile, per otto anni era pur stata in grado di non baciarlo? Perché ora non era riuscita ad aspettare quasi nemmeno sei mesi?
Non voleva frlo scappare, allontanarlo di nuovo, davvero non voleva.
Il bambino aveva bisogno di suo padre, e anche lei aveva bisogno di lui, ma così stava mettendo tutto a rischio.
In quel momento Luke entrò nella stanza, vacillante.

"Lorelai, dovremmo parlare, volevo dirti che io.. sai.."
"Si, si. Capisco, Luke. Credo anche io che sai, sia stato un errore.
Stava andando tutto bene, stavamo riuscendo a far funzionare un nuovo tipo di rapporto e non dobbiamo buttare tutto via, così, al vento. Lo so, hai ragione tu.
Facciamo, facciamo finta che non sia successo nulla, ok?"
Non era esattamente quello a cui aveva pensato, per un attimo era anche stato pronto a ributtarcisi, ma se leri credea che fosse un errore, non poteva creare altro caos e poi lui ora era confuso, agitato, non era il momento adatto per prendere decisioni o puntarsi su delle posizioni. così pensò che fosse meglio semplicemente annuire.
"Si, esatto.. era proprio quello che intendevo."
Rispose infine, facendo quelache passo indietro e uscendo dalla porta sotto cui era rimasto.
 
Web  Top
Alyss..
view post Posted on 24/6/2007, 23:53




Sono Vale, non spaventatevi lol è solo che sono per qualche giorno da Alyss e come al solito usiamo il nick insieme, non ho una doppia personalità (anche se forse qualcuno avrebbe da ridire su questo ma è tutto un altro discorso..) X°°D

Passando alla puntata, scusate per la lunga attesa (purtroppo ne prevedo altre :unsure: ) e soprattutto per come vi avevo lasciati.. ma credo proprio che questo ep sia un contentino di ottima qualità :rolleyes:

Ora la smetto di blaterare e posto.


XV

Erano passati molti giorni dal bacio e qualche colazione a parte, non si erano più visti.
Tutte le notti, tutte le dannatissime notti, pensava a quel bacio, alle sue labbra, al suo sapore e continuava a chiedersi come fare a rinunciarci ora che aveva provato di nuovo quella sensazione infondo allo stomaco, quella sensazione che gli aveva detto fin dall'inizio "E' lei", ma soprattutto aveva passato notti a chiedersi perché doveva rinunciarci. E a questo punto, se doveva essere così dolorosamente faticoso starle lontano, non valeva la pena di ritentare? E magari insieme il dolore per quel ricordo poteva attenuarsi o trovare un posto in cui facesse meno male per accucciarsi.
Così si era finalmente convinto, stava andando da lei, stava andando a casa sua, stava andando a parlarle, in realtà non sapeva cosa voleva dirle, sapeva solo che voleva vederla e per adesso se lo sarebbe fatto bastare. Vide qualcuno davanti alla porta, ma era troppo lontano per riconoscere chi fosse, avanzò di qualche metro e notò che era un uomo, pregò che non fosse lui, non ora, a rovinare per l'ennesima volta tutto, ma purtroppo anche questa volta le sue preghiere non vennero ascoltate. Era Christopher, che bussava imperterrito a quella dannata porta. Eppure pensava che non lo avesse più visto, pensava, già.. pensava, doveva smettere di farlo ogni tanto.
Si avvicinò ancora, non riusciva a fermarsi, e sentì la sua voce intimare a Lorelai di aprire, che voleva solo sapere come stava, che voleva vederla, voleva solo che aprisse per la miseria, non poteva trattarlo così.
Oh sì che poteva invece.
Non sapeva che gli stesse passando per la testa, probabilmente niente, ma prese a correre e si scagliò su di lui, gli atterrò sullo stomaco facendolo cadere a terra e prese a dargli pugni sulla faccia, su quella faccia che odiava tanto e che non avrebbe mai più voluto vedere, gli diede un gancio sulla tempia, poi lo colpì con un dritto sullo zigomo, e un altro, e ancora, sempre lì, finchè non sentì qualcosa rompersi sotto le sue dita, cambiò direzione e continuando a tenergli ferma la testa gli diede un colpo sulla bocca spaccandogli labbro e lasciando che il sangue gli coprisse la mano. Chris si dimenava sotto di lui e in quel momento la porta si aprì, Lorelai si era precipitata fuori per il trambusto che aveva sentito.
"Luke fermati." gridò vedendo la scena "Luke ti prego, non ne vale la pena, Luke, lo ucciderai."
Ma forse era proprio questo quello che voleva, si era sentito forte, si era sentito liberato quando aveva avvertito scorrere caldo il liquido delle sue vene sotto le proprie nocche.
Ma la voce strozzata di Lorelai, lo aveva bloccato, era rimasto con l'ennesimo pugno a mezz'aria. Aveva ancora tutto quel potere su di lui, la cosa lo fece quasi sorridere.
L'altro approfittò di quell'esitazione per tirare un colpo al viso dell'uomo, che si stava alzando.
"Chris, oddio mio." gridò la donna con tono rabbioso.
"Vigliacco" sputò Luke tirandogli un calcio allo stomaco, per poi allontanarsi piano all'indietro.
Lorelai si gettò istintivamente ad abbracciare Luke, gli guardò il volto per controllare se quel colpo avesse fatto danni, ma poi rendendosi conto della situazione si staccò subito dal corpo di lui.
"Ma che diavolo ti è venuto in mente?" gli chiese urlando.
Luke non rispose, non lo sapeva cosa gli fosse preso, era stata una cosa istintiva, non ci aveva riflettuto e ora guardando gli occhi lucidi di lei se ne pentì. Non riuciva a capire per cosa fosse preoccupata, anche se forse quel breve abbraccio che gli aveva riservato poteva esserne un indizio.
Nel frattempo Christopher si era alzato, guardò Lorelai, poi guardò Luke e riprese ad urlare.
"Ancora lui?! Sei venuta da me in lacrime dicendo che non volevi stare da sola, ho dato per scontato che con lui fosse finita, ho finalmente pensato che tu mi amassi e poi buio, silenzio, niente. Ti ho dato tempo, tutto lo spazio di cui potevi avere bisogno e ora vengo qui e trovo lui, di nuovo. Non ne posso più. Hai scelto lui? Bene, buon per te, mia cara. Io andrò ad essere felice un po' più in là e non venire più a piangere da me."
Lorelai stette zitta, non sapeva che dire. Non aveva nulla da dire.
Lei non lo amava e non lo aveva mai fatto, non nel modo in cui amava Luke e non di quell'amore che serve per costruire qualcosa, una famiglia, un futuro, una vita.
Non era lui che voleva e dopo quella notte che non sarebbe mai, Mai, dovuta accadere, non era neppure più riuscita a guardarlo o a sentire la sua voce.
Quindi, se ora, veramente lui se ne fosse andato ad essere felice da qualche altra parte, per lei poteva essere solo la cosa migliore. In fondo lei voleva che lui fosse felice, lo voleva davvero. Ma non insieme.
Chris la guardò restare così muta, poi guardò Luke con le nocche sporche del suo sangue, si toccò il taglio sullo zigomo e alzando le mani all'aria, se ne andò.
Luke e Lorelai si guardarono ancora.
Lui si sentiva in colpa, non voleva che lei lo odiasse per quello.
E lei, senza sapere bene perché, gli si avvicinò e lo abbracciò.
 
Top
19 replies since 3/11/2006, 14:49   2951 views
  Share