L'Ascensore
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L'Ascensore

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Francis82
view post Posted on 13/2/2007, 21:29




Titolo:“L’ascensore”
Autore:Francis82
Genere:Literati
Stato:CONCLUSA

commenti: "L'ascensore"

Breve descrizione da parte dell’autore:
Questa FF (sottolineo che per me è la prima quindi abbiate pietà!) è nata dalla mia testardaggine nel non voler mettere la parola fine al rapporto tra Rory e Jess, anche perché, nonostante tutto, sono convinta sia una coppia perfetta, come quelle che nascono dalla penna dei grandi romanzieri, una storia destinata a rimanere indelebile nel cuore di noi povere sognatrici…
Non ci sono spoiler perché io stessa voglio resistere alla tentazione di sapere cosa accadrà nella 7° serie…
Tutto ha inizio dopo l’ultima puntata della 6° serie…
Importante: può sembrare ad una prima lettura che si tratti di una FF improntata più su Rory e Logan, ma abbiate pazienza… e capirete.


Fece un sospiro, un lungo sospiro, per rompere quel maledetto silenzio che avvolgeva la camera da così troppi giorni ormai.
Con aria annoiata, continuava da più di un ora ad avvolgere una ciocca di capelli intorno al proprio indice per poi lasciarli scivolare di nuovo sul candido cuscino che profumava ancora di fresco.
Le gambe ciondolanti invece tamburellavano insistentemente sul bordo del letto.
Pensò di aver scrutato ormai ogni singolo centimetro di quel soffitto, di averlo imparato a memoria, quando l’orologio del soggiorno fece undici rintocchi e si rese conto di trovarsi in quella stupida posizione da tutta la sera.
Con un gesto svogliato aveva raggiunto il telecomando già un paio di volte per poi spegnere il televisore annoiata ancor più di prima.
Nemmeno le telefonate di Paris, alle prese con la bozza di un articolo sul prossimo presidente degli Stati Uniti, o di Lane, tutta euforica per il suo nuovo ruolo di mogliettina premurosa, erano riuscite a scuoterla da quel suo stato comatoso.
Era ben diversa la telefonata che tanto stava bramando e, a dir la verità, finiva per bramarla tutte le sere da qualche giorno in avanti…
In quei momenti di solitudine estrema ebbe la possibilità di ricordare con grande precisione molti momenti risalenti ai mesi passati, ma un’immagine su tutte tornava a ricomporsi come un puzzle, pezzo dopo pezzo, davanti ai suoi occhi: quelle porte dell’ascensore che si richiudevano portando via con loro lo sguardo di Logan, che pareva tanto quello di un bambino indifeso.
La caratteristica che, nell’arco di poco tempo, l’aveva fatta innamorare di lui di certo fu la sua sicurezza, il suo essere sempre pronto a togliere se stesso ed i suoi amici dai guai, vuoi per la posizione sociale che ricopriva grazie al suo cognome altisonante, vuoi per un carattere terribilmente orgoglioso e testardo.
Quella mattina il fatto di vedere la sua fragilità davanti ad un addio dettato dalla volontà altrui, fece sentire Rory un po’ in confusione, come trovarsi dinnanzi ad una persona nuova, né peggiore né migliore di quella conosciuta quasi un anno prima… soltanto diversa.
Da quel giorno telefonate e email avevano rappresentato un filo costante tra Europa e America, un filo solido al quale nessuno dei due avrebbe potuto rinunciare per nessun motivo al mondo, una serie di appuntamenti fissi che scandivano i vari momenti della giornata.
Almeno era stato così fino a quella tremenda serata di due settimane fa: Rory ospite ad un galà di beneficenza organizzato dalle “Figlie della rivoluzione”, fece da accompagnatrice ad Emily per gran parte della cena, destreggiandosi in conversazioni con ricche mogli dei più influenti uomini di Hartford con un’abilità maturata nel periodo di pausa da Yale.
Dopo lunghi scambi di idee sui fiori proposti per il giardino del museo civile e sul miglior thè da servire durante le colazioni ad ambientazione inglese, decise di allontanarsi un minuto e telefonare alla madre che non stava di certo passando un periodo sereno.
Descriverle il tono di disapprovazione ed i termini con cui Emily aveva apostrofato il responsabile della scelta dei posti a sedere, facendola finire accanto ad un funzionario slovacco che non capiva una sola parola di inglese, l’avrebbe di certo tirata su.
Per puro caso finì per captare la voce di Mitchum Huntzberger e si nascose prontamente dietro una tenda ad ascoltare se vi fossero notizie del figlio e di un suo possibile ritorno in America prima del previsto.
Ciò che udì fu del tutto inaspettato e finì col paralizzarla.
“Te lo posso assicurare Robert, mio figlio ha la testa sulle spalle e me ne sono reso conto solo adesso pienamente. Ero convinto gli servisse una lezione ed infatti fargli cambiare aria si è rivelata la scelta più saggia. Il tempo mi ha dato ragione, come previsto” si vantava, sorseggiando il suo drink.
“E quanto durerà questa tua lezione di vita? Non credi sia giunto il momento di farlo tornare, magari affidargli un ruolo importante qui, vicino alla famiglia?”.
“Non è il momento. Sta maturando e farlo tornare troppo presto rischierebbe di vanificare il lavoro fatto. Poi avrebbe troppe distrazioni qui”.
“Parli della giovane nipote dei Gilmore?”.
“Esatto. Quella Rory è una ragazza intelligente non c’è niente da eccepire, ma non riesco a togliermi dalla testa che non sia del tutto adatta a Logan. La trovo troppo fragile. No, a lui serve una ragazza diversa, più decisa. Ho stabilito di trattenerlo a Londra ancora qualche mese anche per questo, tanto più che mi sono giunte voci a riguardo…”
“Di cosa parli?”
“Di una giovane freelance di grande talento che dicono stia gironzolando intorno a mio figlio da qualche giorno”.
“Non ti metterai per caso a fare il cupido della situazione, non ti ci vedo proprio in un tale ruolo caro Mitchum!”.
“Non intendo mettermi ad organizzargli appuntamenti o mandare mazzi di rose al posto suo, no di certo… ma se conosco almeno un briciolo mio figlio, so che non si lascerà scappare una ragazza del genere.” lo udì poi ridacchiare e allontanarsi verso il buffet.
Fu come una pugnalata in pieno petto che mandò Rory letteralmente ko e proveniva da quella stessa persona che tempo prima le aveva rovinato la vita, allontanandola dal suo sogno più grande: diventare una brava giornalista.
Il cuore sembrò essersi fermato di colpo, tanto che dovette sedersi nella toilette del ristorante e rimanere qualche minuto a riflettere, per poi calmarsi e tornare dagli altri ospiti.
Non ne parlò con nessuno, nemmeno con Lorelai che, data la sua scarsa stima verso l’intera famiglia Huntzberger, avrebbe finito per inveire e gettare qualche piatto in terra.
Tenne tutto per se e decise di parlarne a Logan soltanto dopo parecchi giorni.
Lui le disse che si era trattato soltanto dell’ennesima cattiveria architettata da suo padre e tutto finì nel dimenticatoio… almeno sembrò così.
Purtroppo Rory continuò a pensare all’accaduto e, nonostante gli sforzi, quelle parole ogni tanto tornarono a rimbombargli con violenza nella testa: “se conosco almeno un briciolo mio figlio, so che non si lascerà scappare una ragazza del genere”.
La situazione peggiorò negli ultimi due giorni, quando Logan si fece sentire pochissimo, quasi col contagocce: a malapena una email scritta di sfuggita prima di un volo per Amburgo e una telefonata di un minuto alla fine di una conferenza.
Fece di nuovo un sospiro, un lungo sospiro, prima di addormentarsi ancora vestita su quel letto che le sembrava sempre più vuoto, sempre più grande.


Si era ritagliata giusto dieci minuti, non uno di più non uno di meno, durante i quali sentire la sua voce e caricarsi di energia positiva che le sarebbe bastata per tutto il resto della giornata.
Aveva una voglia ormai incontenibile di sentirsi chiamare di nuovo “Scheggia” e di raccontargli di aver ricevuto notevoli consensi dopo aver pubblicato un’ottima recensione sul tema dei problemi ambientali, all’interno dell’ultimo numero dell’Eagle Gazzette.
Sentì che l’euforia si era impossessata finalmente di lei, forse grazie alla complicità di una bellissima mattinata di sole.
“Rory, scusa ma non è il momento.”
“Logan tesoro, volevo solo salutarti. So che sei impegnato e starai per andare a pranzo, ma…”.
Non la fece nemmeno finire di parlare, liquidandola con un secco: “Non adesso!” e riagganciando subito dopo.
Fu in quell’istante esatto che capì: il colorito roseo delle sue guance scomparve, lasciando spazio ad un pallore spento… spenta anche la luce dei suoi meravigliosi occhi azzurri.
Sentì che le gambe non la reggevano più come prima e decise di poggiare parte del suo esile corpo al tronco di un albero poco distante.
Crollò ai piedi di quella vecchia pianta, mentre alcuni dei libri e del materiale che portava faticosamente tra le braccia scivolò senza cura in mezzo alle foglie sul terreno, e riconobbe una sensazione già provata in passato: durante i preparativi del matrimonio della sorella di Logan, quando scoprì una serie di avventure amorose del proprio ragazzo delle quali mai avrebbe immaginato l’esistenza.
Quella voce era diversa, troppo diversa… quel tono indifferente non era da lui.
Forse aveva ragione Mitchum: non erano destinati a stare insieme e lui aveva già trovato una sostituta.
Si disse che non avrebbe potuto lasciarsi andare, smettere di credere in se stessa, come purtroppo aveva fatto in passato a causa di quella famiglia e dei loro stupidi giudizi.
Decise di rimettersi in piedi, di sbrigare velocemente il lavoro del pomeriggio, prendere la macchina e passare la notte a Stars Hollow: una carezza e qualche parola speciale di Lorelai si erano dimostrate una cura perfetta in più di un’occasione.
Non sentì più il potere del sole che le riscaldava dolcemente la pelle, né la musica allegra provenire dalle porte aperte del bar all’angolo, si strinse nervosamente nella giacca di panno e raccolse la serie di fogli sparsi a terra, scomparendo in fretta all’interno della redazione.


Diverse voci ruppero improvvisamente un lungo silenzio, provenienti probabilmente da un gruppo di ragazzi che chiacchieravano rumorosamente sotto il palazzo.
Aprì con difficoltà gli occhi gonfi a causa del mare di lacrime versate durante la notte e ogni tentativo di riprendere sonno si rivelò ben presto inutile perchè un raggio di sole che filtrava dalla tenda non sembrò aver intenzione di lasciarla in pace.
Notò una serie interminabile di kleenex, abbandonati a terra come le briciole di Pollicino, che partiva dal bagno per giungere fino ai piedi del letto e far compagnia ad un barattolo di gelato vuoto e un paio di birre rotolate fino alla parete opposta.
Il weekend passato a casa servì a poco, purtroppo, perché non appena l’automobile varcò il confine di Stars Hollow i brutti pensieri tornarono a tormentarla.
Logan si era scusato, certo… aveva spiegato di essere sommerso dal lavoro, certo… ma in più di un’occasione si era contraddetto, senza rendersene nemmeno conto, facendo capire a Rory che si trattava solo di una serie di coperture, di bugie che ben presto sarebbero state smascherate.
Voltò la testa verso quel posto vuoto, il suo cuscino la fissava ancora intatto, senza la minima piega: lo prese scaraventandolo lontano, il più lontano possibile, tanto che finì per urtare un vaso che precipitò a terra con un suono sordo e si frantumò.
I piedi nudi si trascinarono fuori dalle lenzuola fino alla cucina, dove prese una paletta per raccogliere ciò che rimaneva del suo terribile scatto d’ira.
“Non mi merito questo” sussurrò a se stessa, chinata a pulire con le lacrime che avevano già ricominciato a rigarle il viso leggermente arrossato.
All’improvviso si rese conto di aver già sentito quella frase, pronunciata però da qualcun’altro, dalla voce profonda di una persona a lei molto cara, non tanto tempo prima.
Pensò al suo sguardo, triste e orgoglioso allo stesso tempo, mentre la guardava uscire di nuovo dalla sua vita e lasciarlo con l’ennesimo punto interrogativo sul loro rapporto tanto travagliato, tanto struggente.
Rimase in silenzio per un po’, coprendosi il viso con entrambe le mani.
Ripercorse a brevi tappe tutto il loro passato, tutte le volte in cui si erano persi per poi ritrovarsi all’improvviso, flash piacevoli e meno piacevoli, rimasti come tracce indelebili sulla sua pelle.
Si scoprì a tremare al ricordo dei suoi baci e delle sue carezze, sentendosi, per un istante, in colpa nei confronti di Logan e della loro storia, pur sentendo che ormai questa era destinata a frantumarsi… proprio come quello stupido vaso di vetro.
“Scheggia, ci sei?” la segreteria partì all’improvviso “beh, ti chiamo per dirti che va tutto bene e che se vuoi potremmo sentirci verso le cinque…ah, scusa, per te saranno le undici del mattino, dimentico sempre il fuso orario. Ecco… Solo questo. Beh… buona giornata!”.
Un messaggio così impersonale non poteva essere di quello stesso Logan che aveva detto di amarla, con cui aveva progettato mille cose, da un semplice viaggio ad un futuro insieme… non era lo stesso Logan scomparso dietro le porte scorrevoli di quel maledetto ascensore.


“La vuoi smettere con questa stupida storia? Rory, ti ho ripetuto almeno cento volte che quella Susan è solo una collega… cavolo, da quando sei diventata così paranoica? Sembra la trama di una pessima soap opera… Fino a qualche giorno fa non vedevo l’ora di sentire la tua voce, ma da quando ti sei messa in testa questa sciocca fissazione non so più che fare. Comunque manca poco al mio ritorno per le vacanze. Risolveremo tutto, vedrai.” le parole di Logan durante l’ultima telefonata continuarono a ronzarle in testa e nemmeno il volume elevato del lettore mp3 nelle orecchie riuscì a soffocarle.
Continuò a passeggiare per il campus alla ricerca strenua di un po’ di tranquillità dopo i ritmi serrati del giornale e delle lezioni.
Decise di approfittare di quel poco tempo libero per sbrigare faccende che la distraessero da tutti quei pensieri: un salto in lavanderia per poi controllare la posta.
“La solita pubblicità… una petizione contro gli esperimenti sugli animali… una cartolina da parte del nonno, che carino…” all’improvviso una busta colorata attirò la sua attenzione tanto che si affrettò, tutta incuriosita, a scartarne il contenuto.
“Alla dolcissima Rory Gilmore. Siamo lieti di invitarla al più esclusivo party di tutti tempi che si terrà domani sera in una località segreta. Le verrà recapitato un pacco contenente ulteriori istruzioni entro la giornata. Sappiamo che non potrà resistere alla tentazione di rivedere i suoi più cari amici in preda ad una sbornia epocale. Colin & Finn”.
Sorrise di gusto, cosa che da un po’ non le riusciva più di fare, e decise di partecipare all’ennesima bravata di quella compagnia di pazzi… purtroppo questa volta sarebbe stata sola, ma l’importante sarebbe stato riuscire a distrarsi per almeno un paio di ore ed ogni proposta del genere era ben accetta ormai.
Corse a casa e, come previsto, un enorme pacco chiuso da un fiocco di raso blu era già stato posizionato davanti alla porta dell’appartamento.
Appena il tempo di togliersi quelle scomode scarpe e buttarsi sul divano, per poi scrutare, curiosa ed euforica, il contenuto di quella strana scatola, tutta ricoperta di stelle di porporina.
“Constatiamo con piacere che, se sta leggendo il foglio che tiene tra le mani, significa che ha accettato il nostro invito e perciò non indugiamo oltre illustrandole in breve il tema della serata che la aspetta. Il titolo del party: “Studio 54”. A tal riguardo, eccole una serie di accessori che dovrà necessariamente indossare. Nel foglio successivo troverà l’indirizzo e la parola d’ordine indispensabile per partecipare alla festa. Attendendola con trepidazione, le auguriamo un buon proseguimento di giornata. Colin & Finn” lesse ad alta voce ogni singola parola, buttando l’occhio, di tanto in tanto, ad uno strano luccichio proveniente dall’interno della scatola.
La cosa si stava facendo sempre più strana, ma sempre più divertente.


Edited by Francis82 - 23/2/2007, 19:35
 
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Francis82
view post Posted on 16/2/2007, 20:53






Eccovi la seconda puntata... nel frattempo grazie mille per i commenti che avete lasciato... :lol:



Ecco giungere la tanto attesa serata del party e Rory scendere dalla propria automobile in perfetto stile con il tema indicato dall’invito: aveva temuto, durante tutti i preparativi, che quell’ abbigliamento stonasse troppo con la sua personalità e addirittura risultare un po’ volgare agli occhi degli altri, ma trattandosi di una festa in maschera ogni eccesso doveva essere consentito e avrebbe giurato che i suoi amici l’avrebbero certamente battuta in fatto di eccentricità.
Chiudendo, con una punta di pudore, il cappotto di panno rosso, percorse qualche metro che la divideva dall’entrata del locale e, al buttafuori che la fermò un istante, rivolse la fatidica parola d’ordine, quella che aveva cercato di non dimenticare per il resto del pomeriggio passato fra le scartoffie dell’ Yale Daily News: “Sugar and Martini”.
Varcata la soglia dell’edificio e superato un tendone di velluto rosa, si trovò davanti ad una enorme discoteca illuminata soltanto da grandi sfere e luci stroboscopiche.
Una gigantesca pista da ballo ospitava già una cinquantina di personaggi bizzarri coperti da abiti cangianti e piume di struzzo.
La musica, quasi assordant,e la stordì per un momento e sobbalzò quando un aitante cameriere comparve alle sue spalle per domandarle gentilmente di porgergli il cappotto.
In quel momento fu come se Rory sbocciasse: uno stupendo abito ricoperto di paillettes verde smeraldo, che esaltavano ancor di più il colore luminoso dei suoi occhi, seguiva dolcemente le curve della sua esile figura fin poco sopra il ginocchio e una polvere dorata illuminava l’ampia scollatura solo in parte coperta da una decorazione di piume azzurre.
Indossò perfino la parrucca a caschetto dai riflessi dorati inviatale, col resto degli accessori, il giorno prima, della quale fece anche una foto da inviare al telefonino di Lorelai al ritorno dalla festa.
Gli amici la notarono subito, costringendola a seguirli nel privé del locale, una zona raggiungibile da una scala di cristallo e posta esattamente sopra la pista, dalla quale era possibile osservare ogni angolo dell’intera sala.
Le venne servito un drink dal colore invitante e dal gusto di fragola mescolato a chissà quale sostanza alcolica, mentre ovunque vennero posizionate grandi coppe colme di frutta di ogni tipo.
Rory non poté fare a meno di complimentarsi con gli amici per lo splendido lavoro fatto e si chiese dove trovassero il tempo per organizzare eventi del genere.
“E’ un duro lavoro ma qualcuno deve pur farlo!” esclamò Finn, già esaltato dai tre bicchieri di tequila ingurgitati negli ultimi dieci minuti.
Soltanto per un attimo pensò a come avrebbe definito quella banda di pazzi il suo Logan, a quanto si sarebbero divertiti insieme in quel meraviglioso scenario, e la cosa finì per rabbuiare il suo splendido sguardo.
Durò poco, perché Colin la prese per un braccio, trascinandola a ballare.
Sembrava un sogno, ma qualcosa stava per rovinarle il bellissimo sabato sera appena cominciato.
Si era detta che non avrebbe ascoltato mai più le conversazioni altrui, dato che un tale comportamento era risultato pericoloso negli ultimi tempi, però ci ricadde quando, recatasi alla toilette, udì il nome di Logan pronunciato aldilà della parete che separava il bagno delle donne da quello degli uomini.
Riconobbe distintamente le voci di Colin e di un altro ragazzo della “brigata della vita e della morte”, chiacchierare fittamente anche se con toni un po’ alterati dai troppi alcolici.
“Quel ragazzo non ci delude mai! E’ un vero diavolo!”.
In quel momento i due uscirono dalla stanza e dovette rinunciare alla parte successiva del dialogo, anche se ciò la turbò non poco.
Tornò pensierosa a distrarsi con il ballo, cercando di non trarre conclusioni affrettate da quel frammento di conversazione: in fondo poteva trattarsi di qualsiasi cosa, non necessariamente di tradimenti compiuti alle sue spalle!
Qualche minuto di distrazione e poi Colin stesso le si avvicinò, sfiorandole con le labbra una spalla e pronunciando alcune frasi sconnesse.
Si disse che c’era troppo alcol nell’aria e poggiò il proprio drink sulla balaustra: ne aveva abbastanza di tutti quei cocktail, anche se le decorazioni li facevano sembrare così invitanti.
Quando Colin si protese per abbracciarla con forza, facendo cadere a terra il bicchiere, Rory decise di averne abbastanza di quell’atteggiamento anche se da parte di un amico tutt’altro che lucido.
“Dai Colin, non esagerare!” gli diede una spinta.
“Rory, non fare la schizzinosa… in fondo non sono poi così male… certo il nostro Huntzberger ha un fascino particolare, ma posso essere un ottimo sostituto, che ne dici?”.
“Certo… peccato che non mi serve un sostituto… dai, fai i bravo e siediti un po’, ti farà bene.” cercò di farlo stendere sul divanetto più vicino.
“Penso che invece ti serva un sostituto!”
“Non ho certo intenzione di trovare un tappabuchi per quando Logan è lontano… direi che sarebbe un pochino triste come atteggiamento…”
“Non parlo di un tappabuchi”
Stava per continuare, quando Finn lo interruppe bruscamente “Rory, lascialo perdere, non sa nemmeno più dove si trova!” e gli tappò la bocca con una mano.
“Ragazzi, cosa mi state nascondendo? Vi conosco troppo bene, so che c’è qualcosa che dovrei sapere ma non avete il coraggio di dirmi…”
“Niente, Rory… assolutamente niente” continuò Finn, visibilmente imbarazzato.
“Ha a che fare con quella Susan, non è vero?”
“Non ti devi preoccupare, mia dolce Rory… qui c’è qualcuno che ti consolerà e vedrai che…” continuò a blaterare Colin, non appena Finn lasciò la presa.
“Volete parlare chiaro?” urlò lei, in preda ad un vero scatto di nervi “Andiamo ragazzi, ci conosciamo da parecchio ormai, siete amici miei quanto di Logan e trovo che il vostro comportamento in questo momento sia parecchio scorretto e stupido! Ditemi cosa sta succedendo alle mie spalle perché non sono così tonta da non aver capito che Logan ha combinato qualcosa in Europa che non volete farmi sapere!”.
“Come fai a sapere di Susan?” si lasciò scappare Colin, beccandosi un sonoro schiaffo da parte del suo amico.
Fu in quell’istante che Rory sentì chiaramente un macigno cadere sulla bocca dello stomaco, un peso che la fece vacillare per un attimo sulle sue stesse gambe, ma contemporaneamente la sua autostima le impedì di mostrare la propria fragilità alle persone che la circondavano, tra cui lo stesso Finn che cercò all'istante di rimediare al danno, ma senza risultato.
“Colin è in condizioni pietose, parla a vanvera… però Rory, a parte ciò che è venuto fuori, credo che la cosa più saggia che tu possa fare sia parlare con Logan”.
Senza aggiungere una sola parola, annuì con un cenno della testa e si allontanò, lasciandosi i ragazzi e la musica assordante alle spalle.
Presa dal panico decise di rifugiarsi nell’angolo meno rumoroso del locale e telefonare alla madre, ma quando fu sul punto di avviare la chiamata si bloccò: non poteva sopportare un “te l’avevo detto” in quel momento, anche se si trattava di Lorelai… era terribilmente fragile, poche volte si era sentita così nella propria vita, ed aveva bisogno di parlare con qualcuno che le volesse bene, ma che allo stesso tempo fosse molto indulgente… scorse la rubrica con le mani che le tremavano.
“Pronto, Rory?”
“Lane, scusa se ti chiamo a quest’ora… è quasi mezzanotte, lo so. Ma…”.
“Figurati, lo sai che non mi disturbi mai. Ma ti senti bene? Hai una voce che non mi piace per niente”.
“Logan… credo… anzi, ho praticamente la certezza che mi stia tradendo con un’altra ragazza… io… oh Lane, mi sembra che mi stia crollando il mondo addosso… dimmi cosa fare perché non so più niente in questo momento…”
“Rory, cerca di fare un respiro profondo… Fatto? Dove ti trovi ora? Sento molta confusione!”
“Ad una festa… non ce la faccio a tornare a casa, Lane. Per come sto adesso potrei andare a sbattere contro il primo muro che trovo… Perché Logan mi ha fatto una cosa del genere?” si rese conto che le sue guance stavano andando a fuoco dall’emozione e appoggiò la schiena alla parete più vicina.
“Dev’essere proprio uno stupido, allora… ma non ne hai ancora la certezza, giusto? Quindi calmati, potrebbe trattarsi di un terribile malinteso. Dov’è questa festa?”.
Fu così che la povera Rory, nonostante lo stato di confusione, riuscì a dare all’amica tutte le indicazioni necessarie con la speranza che lei e Zach riuscissero a venirla a prelevare da quel caos.
“Cercherò di organizzare tutto nel più breve tempo possibile… stai tranquilla! Ti riporteremo a casa”.
Passò una buona mezzora e Rory decise di uscire dal bagno, dove si era rifugiata per schivare gli sguardi compassionevoli di Colin e Finn.
Quella situazione che tanto l’aveva affascinata poco prima, tutte quelle luci, quella musica e quel centinaio di persone che sembravano divertirsi come matte… apparvero ai suoi occhi soltanto tristi e deprimenti.
Quanto avrebbe desiderato ritrovarsi a Stars Hollow come per incanto, magari davanti ad una calda fetta di torta ai mirtilli di Luke e affogare così la delusione in una dose massiccia di zuccheri… chiacchierare con sua madre… oh si, quello l’avrebbe di certo rimessa in sesto!
Sembrò che in qualsiasi direzione si voltasse non trovasse più un viso amico, una presenza alla quale aggrapparsi… era sola in mezzo ad una moltitudine di persone.
In quell’istante notò finalmente una figura familiare aggirarsi in mezzo alla folla e allo stesso tempo distinguersi nettamente da essa… passo dopo passo, la vide avvicinarsi sempre più nella sua direzione e ad un tratto, nonostante il fumo colorato, la fisionomia, i lineamenti… le furono chiarissimi.
Sentì un brivido di calore percorrerle la schiena e non poté fare a meno di rimanere immobile come una statua di sale.
Per quale motivo si trovava in mezzo a quella gente? Non c’entrava niente con quella situazione… tanto che per un attimo pensò di avere delle allucinazioni dovute alla mescolanza di alcol e stress.
“Credo di non aver mai messo piede in un posto del genere prima d’ora! E’ proprio vero che c’è una prima volta per tutto…” esordì lui, non appena giunse a circa un metro dalla sua splendida interlocutrice.
“Jess… “

 
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Francis82
view post Posted on 18/2/2007, 15:26






Capitolo numero 3! buona lettura! :wub:

Stettero ad osservarsi qualche secondo senza fiatare, consapevoli che se qualche tempo prima qualcuno avesse predetto loro ciò che stava succedendo l’avrebbero preso certamente per pazzo!
Fu Rory a riprendere la conversazione, non appena riacquistata un po’ di lucidità: “Sto per andare via. Lane e Zach dovrebbero essere qui a momenti”.
Si mise a sorridere “Sono qui per questo. E’ Lane che mi ha mandato. O credevi veramente che facessi parte della lista di invitati ad una festa del genere? Con tutto il rispetto per chi decide di uscire di casa ricoperto dalla testa ai piedi di piume e chiffon colorato, naturalmente…”.
“Ma… io non capisco… Lane?”
“Andiamo fuori a parlare… almeno prima che prenda a calci qualcosa. Mi conosci e sai che posti come questi mi mettono a disagio… soprattutto quel tipo al bar, mi sta fissando con un’aria strana… credi voglia abbordarmi?” e ad un tratto sentì il tepore del suo braccio circondarle le spalle.
Socchiuse gli occhi quasi senza rendersene conto e finì con l’appoggiare la testa sotto il mento di Jess, perdendosi per un momento nel profumo della sua pelle: era sempre lo stesso, come avrebbe potuto dimenticare quella piacevolissima sensazione?
Smise perfino di pensare a Logan e a ciò che la circondava; prese il cappotto e si ritrovò fuori da quel caos con lui… con il suo Jess.
Si guardarono negli occhi ancora una volta, mentre lui con pazienza le abbottonava il cappotto… un bottone dopo l’altro sentì le sue dita sfiorarle il petto e giù fino allo stomaco.
Quando ebbe finito, le accarezzò la parrucca e, sorridendo ironicamente, aggiunse: “Niente male, Gilmore!”.
“Vorrei non essere in queste condizioni davanti a quel tuo sguardo...”
“Di che sguardo parli?”
“Quello che dice: è questo che v’insegnano a Yale?”.
“Ottimo intuito. Ora però ti porto a casa! Che ne dici, Liza Minelli?”.
“Dico che sarebbe la cosa più bella del mondo…” e, senza il minimo preavviso, un iniziale risata si tramutò in un pianto disperato… una serie di singhiozzi che colsero Jess totalmente di sorpresa.
Silenziosamente, aspettò che si sfogasse, tenendosi sempre a distanza di sicurezza, per poi porgerle un fazzoletto e condurla alla propria automobile, distante poco più di un isolato.
Da vero gentiluomo le aprì la portiera e, vedendola in confusione, cercò di tranquillizzarla prendendole teneramente la mano: erano gesti davvero inusuali per uno come Jess… certo si era detto profondamente cambiato, ma Rory non si sarebbe mai aspettata di vederlo così maturato e tanto premuroso.
Perfino gli occhi erano mutati: il suo era ormai lo sguardo di un uomo, di una persona che aveva trovato la propria strada e che sapeva finalmente prendersi le proprie responsabilità, ben differente dal ragazzino in collera col mondo che un tempo lei stessa aveva cercato ostinatamente di comprendere ed aiutare.
Chissà, però, che opinione si stava facendo della sua ex ragazza, di quella fanciulla tanto coscienziosa, parecchio diversa da quella che in quel preciso momento se ne stava a singhiozzare nella sua macchina, avvolta da un sottile strato di paillettes luccicanti e col viso nascosto sotto strane ciocche dorate.
“Che situazione…” commentò con un fil di voce.
“Ne ho viste di peggio a New York, fidati. Certo, è curioso che sia io ad impersonare il ruolo di cavaliere dall’armatura scintillante… ho sempre rappresentato il problema, non la soluzione” commentò, mentre il motore un po’ rumoroso faticava ad ingranare.
“Credevo di aver toccato il fondo quando mi venne la bella idea di rubare una barca, ma stasera… in queste condizioni davanti a te…”
“Sapevo che eri piena di risorse” continuò a scherzare “Ti serviva solo una spinta… Ricordi quando ci siamo conosciuti? Volevo scappare dalla finestra della tua camera e tu candidamente mi feci desistere dal farlo… ho ancora stampata la tua espressione davanti agli occhi…”
“Ero molto più ingenua, ma almeno evitavo di ficcarmi nei guai”.
“Beh, metterti con uno come Jess Mariano è stato considerato da mezza Stars Hollow il tuo più grosso guaio, non ricordi?”.
“Solo mezza Stars Hollow?”
“Uno a zero per la signorina Gilmore!”.
La strada era quasi deserta e per questo motivo ci misero poco a raggiungere l’appartamento.
“Sei sicura di non voler tornare da Lorelai? Evitare di dormire da sola ti farebbe meglio...”.
“Jess…”
“Ti ascolto”
“Potresti salire a farmi compagnia?” propose, con un velo d’imbarazzo nella voce.
Al suo silenzio, riprese: “Non me la sento di affrontare mamma, soprattutto conciata in questo modo. Inoltre si è fatto veramente tardi e non mi va di trascinarla giù dal letto, facendole venire un mezzo infarto. Invece, se tu rimanessi qui con me… sono disposta a cederti il letto e piazzarmi sul divano, lo giuro!”.
“Lo sai che non mi spaventa l’idea di dormire su un divano… ho preso sonno in posti ben peggiori e il materassino di Luke è uno di quelli… però non so se posso stare a stretto contatto con te per tutto questo tempo…”.
“Hai ragione. Hai già fatto tanti chilometri solo per darmi una mano ed io ti chiedo pure questo… scusami Jess”.
Calò il silenzio per qualche secondo che sembrò ad entrambi essere eterno, finché Jess non prese di nuovo la parola: “Però non sopporto l’idea di te, sola in questo grande appartamento, a disperarti per quel deficiente”.
“Significa che accetti l’invito?”
“A che piano?” le aprì la porta d’ingresso del palazzo con perfetta galanteria, altro gesto veramente inusuale per lui.
Per un istante tornò a sentirsi la sua principessa.



 
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Francis82
icon12  view post Posted on 18/2/2007, 17:25




Dato che ho avuto parecchio tempo per scrivere oggi pomeriggio... vi posto anche il 4 capitolo che spero vi piaccia almeno la metà di quanto è piaciuto a me scriverlo e... mi raccomando, aspetto nuovi commenti! :P



“Cavolo, non vedo l’ora di togliermi questi vestiti!” pensò ad alta voce Rory.
Jess si mise a osservarla grattarsi le gambe nervosamente e non poté davvero lasciarsi sfuggire l’opportunità di rinfacciarle il doppio senso: “Non pensavo di fare questo effetto alle ragazze, puoi ripetere?”.
“Parlo delle paillettes, scemo! Vuoi che te le faccia indossare per una mezzora? Dovrebbero brevettarle come nuovo tipo di tortura!”.
Fu allora che le dorate e massicce porte dell’ascensore si aprirono, evitando di proseguire così con ulteriori commenti sull’abbigliamento eccentrico degli anni settanta o qualsiasi altra battuta su piume e perline luccicanti.
“Devo dire che quel Logan si tratta bene… quanto costerà questo tavolo da biliardo? Guarda un po’ che impianto stereo… chissà l’effetto dei miei cd dei Ramones con queste casse…”.
“Se potessi gliele getterei dalla finestra, una dopo l’altra… anzi, potrei lanciargliele direttamente addosso al suo ritorno, che ne dici?” disse, sfilandosi con rabbia la parrucca “sono convinta che qualche altro osso riuscirei a romperglielo, altro che Costa Rica!”.
Jess si fermò incantato a guardare i suoi soffici capelli liberarsi con eleganza nell’aria e quasi dovette trattenersi dal correrle incontro e baciarla con tutta la passione che aveva in corpo.
Strinse i pugni dentro le tasche della giacca di velluto nera e cercò di distogliere lo sguardo, rivolgendo l’attenzione ai magnifici mobili che lo circondavano.
Notando un’altro silenzio prolungato, si voltò nuovamente verso la ragazza e s’intenerì alla scena che si trovò davanti: se ne stava ancora in piedi, le braccia conserte, un broncio adorabile e tante lacrime che erano tornate a rigarle la pelle di porcellana, facendo sciogliere gran parte del trucco.
Decise di mantenere un certo distacco e la lasciò di nuovo sfogare la propria frustrazione da sola.
Dopotutto era pur sempre la ragazza a cui aveva confessato apertamente il proprio amore, ricevendo in cambio soltanto svariati “no” che lo ferirono quasi a morte.
Avrebbe rialzato la testa come aveva fatto lui in quest’ultimo anno, avrebbe superato la delusione contando sulle proprie forze: Rory era sempre stata sicura di se stessa.
La osservò attentamente… ancora… ancora e… al diavolo il distacco!
Annullando quella stupida distanza di sicurezza, la prese e la abbracciò con tenerezza: sentì di nuovo la sua pelle scivolargli sotto le dita come velluto, il profumo di miele dei suoi capelli… un attimo ancora e l’avrebbe di certo baciata, non poteva resistere oltre al fascino della sua Rory.
Chiuse gli occhi e immaginò di tornare indietro nel tempo: eccolo appoggiato a quella vecchia pompa di benzina a giocherellare con una sigaretta, indeciso se accenderla o meno… e poi lei… quel bacio che sembrò scuoterlo dalla testa ai piedi, uno di quei baci che si vorrebbe non avessero mai fine…
Si impose di smetterla di fantasticare sul passato e di vivere quel presente, quella situazione presentatasi all’improvviso e per la quale forse non si sentiva pronto: sentì di non avere difese, di essere in balia degli eventi e questo lo mise in agitazione.
Fu lei a staccarsi, ringraziandolo per la sua presenza: “Sei stato veramente… beh, non so che dire Jess… il mio forte sono sempre state le parole, ma adesso mi trovo un pochino in difficoltà”.
“Non c’è bisogno che aggiungi altro”.
“Invece è importante che ti dica quanto mi ha fatto piacere vederti comparire a quella stupida festa… mi sentivo come imprigionata dopo che…” non riuscì più a proseguire.
“Senti Rory, non so bene cosa ti sia successo, anche se mi sembra di aver capito che la colpa dello stato d’animo in cui ti trovi stasera è di quel Logan Huntzberger, ma io non sono in grado di darti consigli… non sono un granché in questo genere di cose… soprattutto non posso darti consigli di questo tipo dopo che quel tale mi ha trattato come un perfetto idiota. Mi ricordo bene il suo atteggiamento quando ci siamo conosciuti… l’unica cosa che finirei per dirti sarebbe “molla subito quel deficiente e mettiti con…” e non finì la frase, camuffando l’imbarazzo con qualche colpo di tosse.
“Con?”
“… con qualcuno che ti ami veramente, qualcuno che ti rispetti per la persona speciale che sei”.
“Grazie Jess…”
“Lo so che sei innamorata di quel tale. Immagino cosa puoi provare. So cosa vuol dire amare una persona fino al punto di annullare se stessi, fino al punto di mettere sotto la suola delle scarpe il proprio orgoglio, convinti che questo serva a tenerla legata a se, ma non è così che funziona l’amore…”
“E’ merito del tuo amico poeta?”
“Cosa?”
“L’ultima volta che ci siamo incontrati mi hai detto quella frase… avresti chiesto al tuo amico poeta di spiegarti cos’è l’amore!”
“Ah… già… nemmeno lui è riuscito a darmi una risposta”.
In quell’istante partì la segreteria: “Hello! Sono io, Logan. Immagino sarai alla festa… beh, ti lascio un messaggio che spero ti farà dormire più serena questa notte. Sono riuscito a liberarmi da impegni di lavoro per un intero weekend e ti ho prenotato un biglietto per Parigi… so quanto ami la Francia in questo periodo dell’anno… Dovrai soltanto preoccuparti di fare la valigia e presentarti al check-in venerdì sera alle otto! Vedrai come ci divertiremo all’ombra della Tour Eiffel… non è fantastico? Beh, ora devo andare e… buonanotte Scheggia!”.
“Susan avrà altri programmi per il fine settimana…” sussurrò Rory, mentre dall’espressione sembrò che volesse fulminare con lo sguardo quella maledetta segreteria.
“Cosa stavi dicendo?”
“No… nulla di importante… pensavo al fatto di dover traslocare di nuovo… non hai idea di quante volte mi sia capitato quest’anno… sembra una congiura!” commentò lei, asciugandosi le lacrime.
Jess osservò con aria preoccupata come la ragazza riuscisse a passare in modo del tutto repentino da uno stato di enorme fragilità ad uno successivo di rabbia e collera, convincendosi definitivamente che quella relazione, a prescindere dall’opinione che lui stesso si era fatto di Logan, la stava rovinando.
“Sarà meglio che mi faccia una bella doccia calda…” esclamò Rory, scoppiando di nuovo e inaspettatamente in una serie di singhiozzi.
Jess le andò nuovamente incontro, accarezzandole le spalle minute e scostandole una ciocca di capelli dalla fronte: “Rory, sfogati con me… hai bisogno di parlare di tutto ciò che ti è accaduto con qualcuno ed io sono qui”.
La mise a sedere al bordo del letto e, prendendo una poltroncina dal soggiorno, si sedette dinnanzi a lei, pronto ad ascoltare ogni sua parola, pronto ad impedire con ogni mezzo che quel maledetto Logan facesse della sua Rory una ragazza insicura e frustrata.
Le sue spalle avrebbero sostenuto qualunque peso: era disposto a soffrire come un cane egli stesso, pur di far si che Rory uscisse da quel tunnel di dolore che sembrava averla inghiottita.
Realizzò da subito che quella serata insieme, quel profondo coinvolgimento nei suoi problemi, quello stretto contatto, avrebbero avuto conseguenze pesanti nella propria vita, nell’equilibrio che tanto duramente era riuscito a crearsi, ma quella dolce ragazza era troppo importante per lui… per lui che, nonostante mille problemi e dolorose separazioni, l’amava ancora come il primo giorno.
Rory, come fosse un fiume di parole in attesa di straripare, iniziò il suo racconto degli ultimi tempi, di quanto era stata sola e quanto stesse soffrendo per quella lontananza forzata… gli parlò di Mitchum e del loro complesso rapporto… ogni cosa, fino alla disastrosa serata conclusasi poco prima.
Sembrò che un peso enorme le venisse sollevato dal petto, tanto che finì il suo monologo con un lungo sospiro che risuonò nella stanza come segno di una grande liberazione.
Lui l’ascoltò senza dir nulla, limitandosi ad annuire col capo, poi si alzò e, prendendo dal bagno un fazzoletto inumidito, iniziò a passarglielo sul viso con delicatezza.
Tolse ogni traccia di trucco, finché non restò soltanto lei, la sua Rory.
“Ti senti meglio?”
“Molto meglio…” sorrise.
Si guardarono ancora una volta negli occhi e quando la mano della ragazza finì, in un gesto di tenerezza, ad accarezzare i capelli neri e spettinati dell’amico, entrambi si sentirono investiti da un vortice di emozioni: sarebbe stato facile cadere in quella tentazione, spogliarsi di ogni senso di colpa e metter fine così alla storia tra Rory ed il giovane Huntzberger… ma non accadde.
“Sei un ragazzo in gamba, Dodger!”
“Forza Gilmore, vai a farti una bella doccia e soprattutto a toglierti quelle fastidiosissime paillettes… quel luccichio mi ha fatto venire il malditesta…”
Fu così che Rory scomparì dietro la porta del bagno: lasciò scivolare a terra gli abiti e, mentre l’acqua della doccia iniziava a scendere bollente creando una nube di vapore che avvolse l’intera stanza, guardò la propria immagine nello specchio farsi sempre più appannata e infine sparire sotto uno strato di condensa.
Era così diversa dopo quella chiacchierata, quello sfogo così improvviso… capì che se non ci fosse stato Jess avrebbe finito di certo per svuotare il carrello dei liquori senza giungere a nessuna soluzione, se non risvegliarsi la mattina successiva con un incredibile cerchio alla testa.
Tornò ad avvicinarsi alla porta, appoggiandovi la fronte ed i palmi delle mani…
Non poteva, però, sapere che aldilà di quella sottile “barriera” di legno si trovasse Jess, anche lui fermo in piedi, con le mani in tasca e lo sguardo fisso su quella dannata porta che li separava.
Pensò per un istante di far scivolare la propria mano sulla maniglia… no, sarebbe stata una pazzia, avrebbe di certo rovinato quel momento così speciale.
Tornò alla doccia e cercò di liberare la testa da ogni pensiero…



 
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Francis82
icon12  view post Posted on 20/2/2007, 21:20







Eccomi di nuovo... vi annuncio che ho terminato questa mia FF (anche perchè purtroppo gli esami mi aspettano!) :( ... questo è il penultimo capitolo... voglio lasciarvi un po' di suspense, non vi arrabbiate... :P ....a presto il colpo di scena finale!


Quando rimise piede in soggiorno si guardò intorno smarrita, finché non lo trovò, seduto sul davanzale interno della finestra, occupato a contemplare il meraviglioso cielo stellato di quella notte così limpida.
Nemmeno si era accorto del suo ritorno, finché una piacevole fragranza alla vaniglia non distolse la sua attenzione da quello spettacolo meraviglioso.
“Sarai stanco. Ti preparo il divano così potrai riposarti. Ti assicuro che è molto comodo, ma se non sarà di tuo gradimento è ancora valida la mia proposta… Sono talmente esausta che prenderei sonno anche stesa sul pavimento!”.
“Il divano è perfetto e se non bastasse…” estrasse dalla tasca posteriore dei jeans un libro tascabile “…c’è questo! Sai che non posso farne a meno!”.
“D’accordo! Allora, qui c’è il cuscino e una coperta se dovessi aver freddo. Beh, Jess… lo so che suonerà patetico ripeterlo ancora una volta, ma… grazie di nuovo per ciò che hai fatto stasera…” e, intimidita, se ne andò a letto.
Il grande orologio del soggiorno batté le due di notte ed entrambi si ritrovarono sotto le coperte, così vicini… eppure così lontani… sarebbe bastato qualche passo per ritrovarsi di nuovo uno accanto all’altra, ma entrambi sapevano bene quanto sarebbe stato pericoloso.
Nell’arco di poche ore si era ricreata quella complicità che pensavano persa nei meandri del rancore, dei litigi…
Rory continuò per parecchio tempo a rigirarsi fra le lenzuola: era stanchissima.
Allora perché faticava tanto a prender sonno?
Era il pensiero di Logan a tormentarla ancora?
O qualcosa di più concreto? Di più vicino?
Nella stessa situazione si ritrovò ben presto anche Jess, complice quell’orologio che non la smetteva mai di ticchettare.
“Sei ancora sveglio, vero?” sussurrò Rory, udendo il fruscio insistente di una coperta provenire dal divano.
“Indovinato!”
“Jess…”
“Dimmi…”
“Mi chiedevo come fosse andata stasera… voglio dire, come hai saputo di me e della festa?”
“Un insieme di coincidenze strane. Mi trovavo a casa di Luke da un paio di giorni. Sai, Liz mi aveva chiesto di vederla col pancione prima della nascita del bambino… cose da donne… Per sfuggire ad una delle solite chiacchierate paradossali con TJ, avevo deciso di fare due passi e prendere una boccata d’aria. Dopo essermi seduto sui gradini del gazebo per leggere in santa pace il mio libro, sono stato travolto dalla voce squillante di Lane che poco lontana discuteva con Zach di una macchina… diceva che non era possibile continuare a guidare un catorcio del genere e che non sarebbe mai arrivata a Yale in tempo… Alla parola Yale ho intuito che la causa non potevi che essere tu. Nonostante questo, me ne sono rimasto in disparte, finché per caso il mio sguardo e quello di Lane non si sono incontrati e mi è corsa incontro tutta agitata…”
“Povera Lane… spero di non aver provocato la fine di un matrimonio!” commentò Rory, tutta concentrata sul racconto.
“Mi ha detto che si trattava di un’emergenza e, sottolineando che non ero di certo la persona più adatta a cui rivolgersi, sapeva che la mia auto si trovava appena dietro l’angolo. Dopo avermi dato un foglietto con tutte le indicazioni e quella stupida parola d’ordine, mi ha pregato di venirti a prendere ed eccomi qui!”.
“Serata movimentata, eh?” ridacchiò lei, con il naso nascosto sotto le coperte.
“Certo non immaginavo di finire a dormire sul divano di un appartamento lussuoso a poi passi da Yale… si, la definirei senz’altro una serata movimentata, ma piacevole!”
“Hai dovuto sopportare i miei isterismi!”
“Dopo due giorni a stretto contatto con una madre in preda a nausee mattutine e sbalzi di umore… beh, credo di averne abbastanza per un po’ di tempo”.
Ad un tratto, quel grande letto non sembrò più a Rory così vuoto e triste: la consapevolezza della sua ritrovata sicurezza la fece sentire di nuovo serena, tanto che senza nemmeno accorgersene, complice la voce rilassata di Jess ed i suoi racconti buffi su Liz e TJ, finì col crollare in un sonno profondo.
Il ragazzo, invece, non riuscendo proprio a dormire, si alzò, prese un bicchiere d’acqua dalla cucina e tornando indietro decise di sedersi accanto a lei, ben attento a non fare alcun rumore.
Rimase per più di un’ora ad osservarla: le sue gambe sottili ed eleganti, il profilo del suo ventre che si alzava e abbassava al ritmo del respiro, le sue mani affusolate posate con delicatezza tra le pieghe delle lenzuola, i suoi capelli profumati che disegnavano curve sinuose sul cuscino e quel viso così dolce, sul quale si notavano appena i segni di una serata faticosa.
Quante notti aveva passato insonni a ricordare il colore profondo dei suoi occhi e quante volte era finito ad ubriacarsi di pessima birra su quel lungomare della California, dove perse lei e non ritrovò nemmeno il rapporto col proprio padre.
Le immagini dei suoi numerosi fallimenti finirono per scorrergli davanti come un film… ma si sentì comunque fiero di se stesso perché, nonostante tutto, nonostante la delusione per Jimmi, era riuscito a rimettersi in riga, a diventare una persona migliore.
Tanto che aveva potuto mettere questa sua nuova maturità al servizio di una persona speciale, la sua dolce e piccola Rory.


Una mano finì distrattamente sull’altro cuscino, mentre il solito raggio di sole venne a darle il buongiorno.
Notò che la posizione in cui si trovava era la stessa in cui ricordava di essersi addormentata e questo la mise di buonumore: significava che la notte era trascorsa senza incubi o tormenti.
Buttando uno sguardo al divano, si accorse poi che quest’ultimo era occupato soltanto da una coperta perfettamente ripiegata sotto il cuscino bianco.
Con un balzo si mise a sedere sul bordo del letto e sussurrò “Jess… Non può essersene andato via così…”.
Fu il rumore della macchina del caffé a ridonarle tranquillità, facendo cessare quello strano batticuore…
Era ancora lì con lei, non era scomparso nel nulla come suo solito.
Presa da una certa euforia, infilò sopra il pigiama una buffa vestaglietta di Minnie, regalatale da Lorelai durante l’ultimo dei loro folli weekend all’insegna dello shopping più sfrenato, e si diresse in bagno per cercare di eliminare i segni che di certo la sera precedente aveva impresso sul suo viso.
Lo specchio le regalò un’immagine tutto sommato soddisfacente, complici forse le nove ore di sonno, tanto che si limitò a spazzolare con energia i lunghi capelli e a raccoglierli sul capo in una coda di cavallo che le avrebbe donato un’aria certamente più ordinata.
“Come diceva mamma? Ah, si… quello che non uccide fortifica! Eccoci pronte per una nuova giornata!” disse alla propria immagine riflessa.
Uscendo dal bagno, notò sul tavolo della cucina una tazza colma di caffé fumante che sembrò una dolcissima visione a quell’ora del mattino.
Si accorse soltanto dopo averla sollevata che portava attaccata sul fondo un post-it azzurro con un messaggio per lei: “E’ stato bello tornare a far parte del tuo mondo, anche se solo per una notte. Tuo per sempre, Jess”.
In quello stesso istante, il rumore dell’ascensore che raggiungeva il piano la fece sobbalzare.
Senza darsi nemmeno il tempo per riflettere, la ragazza si mise a correre verso l’ingresso dell’appartamento, tanto che per poco non finì per scontrarsi con un paio di mobili posizionati sul suo cammino.
Vide Jess quasi scomparire dietro quelle porte scorrevoli… nello stesso modo in cui era scomparso Logan qualche tempo prima, spezzandole il cuore!
Si disse che non poteva permetterlo, che non sarebbe più stata immobile a subire le decisioni degli uomini che erano entrati a far parte della sua vita.
Lo raggiunse per un pelo, bloccando con una mano le porte che si riaprirono lentamente davanti a lei.
“Rory, non complicare le cose, ti prego” disse lui con un velo di sofferenza nello sguardo.
“Non lo puoi fare di nuovo! No, Jess! Questa volta non te lo permetterò…” e prendendo saldamente la sua mano, continuò: “a costo di farmi trascinare fino alla macchina io, Rory Gilmore, ti impedirò di voltarmi le spalle e andartene via ancora!”.
Il volto di Jess divenne duro, tentando di respingere, con ogni energia rimastagli, qualunque sensazione piacevole che poteva derivare da quel contatto fisico: “Cosa mi vuoi dire? Che ti fa paura il pensiero di restare sola e dovrei farti da guardia del corpo ancora per un po’?”.
“Voglio dirti che la scorsa notte è stata importante per me… che ho capito molte cose su me, su Logan…”
“Mi fa piacere esserti stato d’aiuto, lo dico veramente… però non puoi far finta di non capire…”
“Sei tu che non capisci! Non capisci perché mi sto comportando così!” esclamò lei, bloccando l’ascensore con un pulsante, fra il secondo ed il primo piano.
“Quello che capisco è che sei confusa, hai bisogno di riflettere… e che non potrei restare un minuto di più in questo stupido ascensore senza…”
“Senza cosa, Jess?”
“…Senza dirti che la testa sembra scoppiarmi e… che l’unica cosa che desidero ora è baciarti!”
Fu allora che sentì le braccia di Rory cingergli il collo e le sue morbide labbra finire sulle proprie, fondendosi in un bacio dolcissimo.
Un momento che aveva desiderato dal primo istante, da quando la sera precedente l’aveva trovata tutta impacciata in mezzo a quella folla di pazzi, coperta da quel vestitino verde smeraldo che la faceva sembrare ai suoi occhi una bellissima sirena in balìa di un mare in tempesta.
Certo, gli era capitato di baciare altre ragazze nel corso di quell’ultimo anno, per semplice attrazione fisica e a volte perfino per noia… ancora più spesso per evitare di ricordare… ma niente… niente poteva minimamente essere paragonato a quella miscela di dolcezza e di passione.
Anche la stessa Rory si sentì in preda ad una scossa di adrenalina, talmente potente che quasi si sorprese a tremare dall’emozione.
Le calde mani di Jess scesero lentamente sui suoi fianchi, sciolsero il nodo della vestaglietta e scivolarono fin sotto la casacca del pigiama.
Rimasero abbracciati per qualche istante, stringendosi forte l’uno all’altra, finché non fu Jess ad allentare la presa, fino a lasciarla completamente.
“Lasciami andare, ti prego…” disse, visibilmente turbato.
“No… Jess…” lo pregò lei.
“Rory…”
“Jess…”
In quel momento fu lui a sporgere il braccio sulla pulsantiera poco distante, facendo ripartire l’ascensore che in pochi secondi raggiunse il piano terra.
Quando le porte si aprirono, Rory si sentì morire: comprese con estrema chiarezza di aver sbagliato tutto e che purtroppo si sarebbe pentita per il resto della vita di aver pronunciato quel “no”, la sera in cui Jess era comparso al campus pregandola in tutta fretta di seguirlo a New York.
Aveva sbagliato anche la sera della sua improvvisata a Philadelphia… ma in quel periodo il suo cuore era completamente occupato da Logan e non poteva farci nulla… certo, ora la cose erano cambiate…
In quel terribile momento ebbe la netta sensazione che le nubi all’interno della sua testa si dissolvessero…
Era davvero lui la persona che avrebbe potuto renderla felice?
Senza aggiungere una sola parola, Jess scomparì di nuovo dietro l’enorme portone del palazzo, chiedendosi se tutta quella ritrovata maturità non fosse stata soltanto una tremenda illusione.
Ancora una volta quelle maledette porte di ascensore si richiusero, lasciandosi dietro soltanto una cupa malinconia.




 
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Francis82
icon12  view post Posted on 23/2/2007, 19:33






Ed eccoci qui... dopo aver apportato alcune piccole modifiche dell'ultim'ora sono pronta... l'ultimo capitolo è terminato e con esso anche questa FF! :cry: Mi sono divertita un sacco e sono davvero felice per i commenti che mi avete lasciato. Ora, bando alle ciance, vi lascio alla lettura del gran finale...almeno spero che anche per voi sia un gran finale... :wub:

Tutto era pronto: le valigie fatte e accuratamente posizionate accanto alla porta, gli oggetti più pesanti ed ingombranti racchiusi dentro grandi scatoloni che sarebbero stati ritirati il giorno successivo, le ricevute delle ultime bollette pagate attaccate al frigorifero.
Rory gettò un ultimo rapido sguardo allo specchio, per poi infilare il cappotto e controllare dalla finestra se il taxi fosse già arrivato.
Trovandosi in anticipo di una decina di minuti, in perfetta coerenza con la propria proverbiale puntualità, preparò le ultime cose con estrema precisione.
Prese dal cassetto del comodino una busta rossa che posò bene in vista sul letto, accanto alla borsetta Birkin, al braccialetto di San Valentino e al resto dei costosi regali di Logan.
Rimase per un po’ in piedi, al centro della stanza, ad osservare ogni suo angolo con il cuore colmo di tristezza, compreso quel soffitto… compagno di tante sere passate a crogiolarsi in riflessioni senza capo né coda.
Bisognava ammettere che aveva passato dei bei momenti, con Logan, fra quelle mura… ricordi che probabilmente sarebbero rimasti impressi nella sua mente per sempre.
Per un attimo il ricordo del suo primo ballo con lui, alla festa di matrimonio di Emily e Richard, tornò a rabbuiarle lo splendido viso: le note del brano di “Colazione da Tiffany” risuonarono nella sua mente come allora e diventarono il triste sottofondo per quella separazione così difficile.
Si disse che una nuova fase della sua vita si stava aprendo e questo implicava un briciolo di sofferenza, ma sarebbe stata di certo ben ripagata… consapevole di non voler tornare indietro questa volta!
Il suo sguardo cadde poi sul divano, facendo correre la memoria fino ad incontrare l’immagine di Jess… e la sua ennesima uscita di scena.
Mentalmente, ripassò ogni parola della lettera sofferta che aveva lasciato a Logan e che lui avrebbe trovato soltanto dopo un paio di giorni, sicura del fatto che l’annullamento del viaggio a Parigi lo avrebbe costretto a cambiare programma e tornare a casa per chiarire la situazione.
“Caro Logan, non intendo aggredirti con frasi cattive, piene di rabbia. Non intendo nemmeno fingere di perdonarti come feci dopo il tuo primo tradimento. Questa volta ho deciso di pensare soltanto a me stessa, alla mia dignità. Ti avevo donato il mio cuore e la mia completa fedeltà; avevo investito tutta me stessa in questo rapporto, convinta scioccamente che anche tu ti sentissi coinvolto in maniera così profonda. Per un po’ mi sono perfino detta che tu potessi essere quello giusto, quello con cui passare il resto della mia vita… ed ora mi sento una sciocca. In cambio ho ricevuto l’ennesima delusione. Non ti affannare cercando di trovare un modo per recuperare, per ricomporre i pezzi della nostra storia, perché questo modo non esiste e lo sappiamo entrambi. Per questo motivo quando leggerai queste poche righe io sarò già lontana. Desidero tu faccia un’ultima cosa per me, me lo devi… non farti sentire né vedere mai più. Questa volta non tornerò sui miei passi. Addio per sempre, Logan. Rory”.
Un colpo di clacson proveniente dalla strada la risvegliò dai suoi mille pensieri: prese le proprie cose, andandosene senza nemmeno voltarsi indietro.



Scese dal taxi dopo soli sei isolati: si fece aiutare coi bagagli che poi dovette caricare di nuovo, ma questa volta sulla sua macchina, rimasta parcheggiata accanto al locale della festa.
Il marciapiede… si, il marciapiede sul quale Jess si fermò ad abbottonarle teneramente il cappotto, su cui asciugò le sue lacrime… era lì ad attenderla, a rinfacciarle ciò che aveva perso.
Si appoggiò per un paio di minuti al cofano dell’auto per pensare, riflettere ancora un po’… non giungendo a nessuna conclusione, decise di ripartire.
Guidò con il volume dell’autoradio al massimo, cantando a squarciagola per evitare di tornare a riflettere: le sembrò di non avere più una direzione certa… di essere in balìa di un destino crudele e beffardo.
Paris e Doyle avevano accettato di ospitarla di nuovo, in attesa di un alloggio libero: le sembrò un dejà-vu.
Nonostante quel punto fermo, continuò a sentirsi una vagabonda senza meta.
Perchè quel macigno sullo stomaco era tornato a farsi sentire?
Aveva di nuovo in mano il proprio destino… o si trattava di una semplice illusione?
Fu questione di un attimo: fece inversione di marcia e decise di prendere realmente in mano la propria vita, una volta per tutte!
Arrivò a Stars Hollow dopo poco, per ora di cena, e la trovò completamente addobbata in onore della festa dell’artigianato artistico: una delle solite trovate di Taylor per attirare turisti da ogni parte del Paese.
Festoni colorati avvolgevano il gazebo, stand dipinti offrivano ai visitatori incuriositi prodotti di ogni tipo - dai piatti decorati con le immagini dei presidenti americani fino alle candele profumate all’aroma di mela candita - e luci intermittenti illuminavano ogni albero della piazza.
Lasciò l’automobile vicina all’edicola e si diresse a piedi verso il locale di Luke: sembrava deserto, completamente buio, così prese un paio di sassi e li lanciò verso la finestra al primo piano.
“Luke è andato da April stasera” comparì alle sue spalle un Kirk tutto imbronciato.
“Ah, grazie per l’informazione, Kirk… qualcosa non va?”
“Avevo chiesto a Jess di aprire lo stesso, anche se Cesar si era preso la serata libera, ma… niente! Ho trasportato tonnellate di scatoloni per aiutare Taylor ad allestire la piazza ed ora i morsi della fame mi stanno divorando! Credo di aver avuto un’allucinazione poco fa, vedendo Madonna salire sul palco!” disse, massaggiandosi lo stomaco.
“Allora Jess è ancora a Stars Hollow?”.
“Si… quel Jess… mmmm… si è chiuso in casa insieme agli hamburger, le patatine, il formaggio…” continuò a lamentarsi lui.
Fu allora che la ragazza sentì che una buona stella stava di certo vegliando su di lei.
“Kirk, ho un’idea: dammi una mano a realizzarla e ti prometto che avrai libero accesso alla cucina di Luke per tutto il resto della serata. Ci stai?”
Il suo sguardo s’illuminò: “Farei di tutto per un po’ di bacon croccante…”.
Passò poco tempo ed il piano venne attuato con successo: grazie al suo aiuto, Rory riuscì a salire sul palco centrale, posto vicino al gazebo, e ad impossessarsi del microfono del povero Taylor, impegnato a risolvere un “improvviso” problema presentatosi allo stand delle bambole di pezza.
“Prova… uno, due… bene, salve Stars Hollow!” e la ragazza rapì in un istante l’attenzione di tutti i presenti: “ Sono Rory Gilmore, beh molti di voi mi conoscono da quando portavo ancora il pannolino… non penso ci sia bisogno di grandi presentazioni! Vi chiedo di perdonarmi per questa incursione improvvisa, che di certo non è da me”.
“Rory? Ma cosa…” fra la folla si fece largo Lorelai, sbalordita dalla scena che le si presentava davanti agli occhi.
“Sapevi che era tornata?” le chiese Sookie, sorridendo.
“No. E non capisco cosa stia combinando su quel palco… certo, guarda il portamento, lo stile… tutta sua madre!” scherzò, addentando la sua mela caramellata.
Il monologo di Rory continuò, nonostante le lamentele furiose di Taylor, mentre la voce si fece, frase dopo frase, sempre più emozionata: “Sono qui per parlare ad una persona speciale. Vi chiederete perché rendersi ridicola così davanti a tutti… beh, per far capire a questa persona che sono disposta a tutto pur di riconquistare la sua fiducia!”.
Sookie lanciò uno sguardo incredulo all’amica; Lorelai scosse le spalle, ignara delle intenzioni della figlia.
Gipsy smise di discutere con Jackson riguardo un pezzo di ricambio per il suo furgoncino; Lane mise a tacere Brian e Zack, intenti a chiacchierare di un vecchio album dei Clash… l’intera cittadina si zittì, tanto che perfino Paul Anka non emise nemmeno l’accenno di un guaito.
“Zucchero… avanti, dicci chi è questa persona!” la incitò Babette.
“Non stiamo più nella pelle, tesoro!” aggiunse Miss Patty.
La ragazza sospirò profondamente e poi riprese il proprio discorso: “Jess Mariano, lo so che ci sei… Affacciati a quella finestra perché non me ne andrò da qui finché non l’avrai fatto!”.
La piccola folla iniziò a rumoreggiare e ad osservare incuriosita il palazzo di Luke, ma nessuna traccia del suo giovane nipote sembrò presentarsi ai loro occhi.
Fu allora che Lorelai capì: “Oh, mio Dio!”, esclamò: “Non può essere… ancora lui!”.
“Credi faccia sul serio?” domandò perplessa Sookie.
“Mia figlia se ne sta su un palco ad urlare… a Jess… ti rendi conto??? O il ritorno a Yale le ha dato alla testa o qualcosa dev’essere successo in questi ultimi due giorni! Qualcosa che ha pensato bene di non dirmi!”.
“Però, se ci pensi bene, è così romantico…”
“Sookie!!! Niente di ciò che riguarda quel teppista può essere romantico… o minimamente positivo!” e subito dopo continuò: “Le ha spezzato il cuore più di una volta… ed è sempre toccato a me ricomporre i pezzi! Non riesco a capire perché Rory stia facendo tutto questo!”.
“Penso che tra poco lo capiremo…” e l’amica le indicò la finestra aprirsi lentamente.
“Jess!” sorrise Rory, stringendo nervosamente l’asta del microfono.
Il ragazzo si guardò intorno completamente spaesato: lo spettacolo di tutta la città che si era messa a fissarlo in modo a dir poco insistente lo terrorizzò, tanto che quasi decise di richiudersi alle spalle la finestra e tornare al proprio libro: “Cosa diavolo… Rory? Cosa fai a Stars Hollow? E poi… su quel palco?”.
“Lo so che penserai di avere a che fare con una svitata, ma ti chiedo di stare un attimo in silenzio ad ascoltarmi!”.
“Ma…” sbuffò lui, insofferente davanti alla folla che continuava ad osservarlo divertita.
“Jess Mariano… sei entrato nella mia vita come un uragano, sconvolgendo parte dei miei principi, aprendomi gli occhi su molti aspetti della mia vita… dalla mia vita sei anche uscito, per poi rientrarvi con prepotenza ed uscirne di nuovo… ogni volta sei stato capace di spiazzarmi! Pensavo mi avresti portata alla pazzia! Per non parlare di questi stupidi ruoli che ci hanno cucito addosso: io, la ragazza precisa e coscienziosa… tu, il ragazzo da tutti considerato “sbagliato”, sempre pronto a combinare guai! Per un po’ siamo stati al centro dei pettegolezzi di questa città e forse anche questo ha contribuito a separarci… ma nessuno sa veramente la persona speciale che sei, ciò che si nasconde sotto quella scorza dura! Nessuno sa che è per merito tuo se sono tornata a studiare, se sono uscita dalla fase più brutta della mia vita! Ora sono stanca, stanca di combattere contro qualcosa che sono convinta sia sempre stato scritto nel mio destino… il mio destino è ora, su questo palco, con la voce che mi trema e il cuore che sembra volermi uscire dal petto, a dirti ciò che provo per te… Jess, torna a far parte del mio mondo, torna a farne parte per sempre! Perché non credo riuscirei a trascorrere nemmeno un altro minuto senza di te!”.
Fu allora che partì un enorme applauso, mentre Lorelai si sorprese a piangere, seguita a ruota da Sookie che, tra i singhiozzi, esclamò: “Sono le parole più belle… si… le parole più dolci del mondo… Ehi, perché ti commuovi? Tu non eri quella contraria a tutto questo?”.
“La cosa più importante del mondo per me è la felicità di mia figlia. Devo ammettere di non averla mai vista così prima d’ora… non compierebbe un simile gesto se non ne fosse convinta… ed io lo devo accettare, Sookie. La mia bambina è davvero diventata una donna! Ed è una donna stupenda!” si asciugò le lacrime dal volto, leggermente imbarazzata.
“Anche se si tratta di Jess?”
“Anche se si tratta di Jess!” accennò una smorfia di disappunto per poi scoppiare in un bellissimo sorriso.
Senza dire una parola, il ragazzo scomparve di nuovo dietro le imposte.
La folla si guardò intorno perplessa.
“Speriamo che quel Jess si comporti bene una volta tanto!” commentò Miss Patty all’indirizzo di Babette che singhiozzava rumorosamente coprendosi con un kleenex.
Dopo un po’ di suspense, la porta del locale si aprì: si fermò sui gradini con le braccia incrociate e uno sguardo terribilmente serio.
Rory temette di perdere il controllo, di morire d’infarto su quel dannato palco: aveva fatto un errore forzandolo così?
Eppure sapeva che non era di certo il tipo da serenata al chiaro di luna… forse, senza rendersene conto aveva rovinato tutto!
Fu allora che Jess si mosse all’improvviso… corse sul palco e le si avvicinò.
Continuò a guardarla con un’aria che non lasciava presagire niente di buono, finché non si ritrovarono l’uno davanti all’altra e fu lui a parlare: “Penso che innanzitutto dovremmo portarci ad una distanza di circa trenta centimetri”.
I lineamenti si fecero molto più dolci e le sue dita sfiorarono quelle di Rory che tremavano dall’emozione.
La prese tra le braccia, avvolgendola di nuovo col dolce profumo della sua pelle, e la baciò.
Fu uno di quei baci da far tremare il terreno, quelli da lasciare senza respiro.
Rimasero a guardarsi negli occhi, incuranti dei mille sguardi che stavano loro incollati, finché Jess non le accarezzò il viso e disse: “Non ho smesso di amarti neppure per un secondo, Rory Gilmore!”.
Si baciarono di nuovo e questo scatenò un secondo fragoroso applauso.
“La musica… fate partire la musica, ragazzi! Bisogna festeggiare!” gridò Miss Patty alla band di Lane, la quale nel frattempo era rimasta immobile a contemplare il momento speciale dell’amica, stringendo al petto le bacchette della batteria.
“Sei arrabbiato?” sussurrò Rory, vedendo l’espressione un po’ imbarazzata del ragazzo.
“Forse dovrei… Sali sul palco senza il permesso di Taylor e monopolizzi l’attenzione di un’intera città… Sei diventata davvero una cattiva ragazza, Gilmore! Per non parlare della mia reputazione rovinata: tanta fatica per farsi odiare da queste persone e tu con qualche frase ad effetto riesci a farmi apparire ai loro occhi come un angelo! Dovrò correre ai ripari dando fuoco al chiosco dei gelati, che ne dici?” si mise a ridere lui.
“Potrebbe funzionare!” sospirò lei.
“Tesoro, non si fanno queste cose senza chiedere il permesso a mamma!” Lorelai si avvicinò al palco con aria indagatrice.
“Mamma, sei qui… so che sarà stato uno shock per te, ma gli ultimi giorni sono stati ricchi di novità!” disse Rory, mentre gli splendidi occhi celesti non volevano proprio saperne di staccarsi da quelli del suo cavaliere.
“L’ho immaginato… e direi che mi spetta almeno una bella chiacchierata di aggiornamento, non sei d’accordo?” si mise a scherzare “Comunque mi è piaciuta l’interpretazione di Giulietta, peccato per i ruoli invertiti…”.
“Improvvisazione…” rispose lei “…ho avuto una buona maestra!”.
Subito dopo Lorelai prese ad indicare il ragazzo: “E tu Jess… quando penso di essermi liberata di te…” e, assumendo un tono ironico, terminò: “… ricompari come per magia!”.
“Questa volta credo proprio sarà per sempre, signora!” sorrise lui.
“Uhmmm… cercherò di fidarmi! Soltanto una cosa: vedi di trattare bene la mia piccola, capito? Hai già esaurito tutti i tuoi bonus… ultimo avvertimento! Ora vi lascio alle vostre effusioni, piccioncini… santo cielo, ormai avete ricoperto di zucchero e miele l’intera piazza! Ho visto singhiozzare perfino Jackson!”.
“Ti voglio bene, mamma!”
“Anch’io, tesoro!”
Effettivamente le parole di Lorelai rendevano giustizia al clima creatosi tutt’intorno.
L’intera Stars Hollow partecipò eccitata e commossa all’evento fuori programma: perfino Taylor gioì, suo malgrado, del successo che ne avrebbe tratto la fiera stessa.
L’atmosfera fu interrotta soltanto per un momento dalla voce di Kirk, proveniente dalla cucina di Luke: “Si, ora è tutto mio!!! Tutto Mio!!!”… nonostante questo, la festa proseguì per tutta la notte.

THE END





Edited by Francis82 - 12/3/2007, 20:55
 
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