Der Himmel über Berlin
Il Cielo sopra Berlino
Non sono mai stata capace di descrivere o riassumere una trama, o meglio è una cosa che non mi ha mai particolarmente stimolato ed è, lo riconosco, un mio limite.
Sono invece molto più propensa a lasciar correre tra le parole un senso "vago e indefinito" di sensazioni e stimoli a cui un'opera d'arte autentica, nelle sue diverse forme, induce.
Il modo migliore per parlare di questo film è per me quello di rievocare il momento in cui ne venni a conoscenza, il modo in cui rimasi sbalordita e incredula di fronte ad una poesia talmente profonda e vasta da disorientarmi, da far perdere i confini del proprio essere e perdersi in un sentimento comune, un misto di angoscia, melanconia, amore.
Vidi Der Himmel über Berlin per la prima volta in una fresca notte di agosto del 2005, in una stanza dal profumo accogliente e invasa da tonalità porpora, una stanza bellissima e tutta per me. Scostando le tende dal colore dei lillà, la visione del paesaggio notturno invadeva i miei occhi per esplodermi dentro con un amore tale da lasciarmi senza fiato... ero nella città che da quel momento in poi ho iniziato ad amare come nessun'altra, come la mia unica e vera casa: Parigi.
L'estate del 2005 è legata a ricordi molto particolari, e a sentimenti ancora più definiti e "vivi" di quanto non lo siano le immagini...la settimana trascorsa a Parigi è stata per me l'apice di ogni processo di trasformazione che in quel momento coinvolgeva la mia esistenza, il punto di non ritorno a partire dal quale ogni cosa ha assunto una nuova forma. Se penso a quel particolare momento della mia vita, se cerco di focalizzare la mia attenzione sull'effimero trascorrere di quei giorni, mi rendo conto che mai come allora mi sono sentita "solitaria", intera. Mai come quelle notti di agosto a Parigi.
Una sera, tornata nella mia stanza, decisi di accendere la TV, cosa per me abbastanza insolita sia perchè non la guardo quasi mai, sia perchè quando sono in viaggio non ho materialmente il tempo per farlo nè tantomento la voglia. Eppure quella sera, verso mezzanotte, per la prima volta dall'inizio del mio soggiorno a Parigi decisi di accendere la TV.
La prima cosa che ricordo, sono le immagini in bianco e nero di un elefante che cammina davanti ad una tenda da circo. E subito dopo, la sagoma di una donna bellissima con due ali di angelo fissate dietro le spalle.
Ma ciò che mi colpì più di ogni altra cosa, furono le parole. Parole che come musica fluttuavano tra le immagini, parole in tedesco pronunciate con un delizioso accento francese, e che riuscii a decifrare grazie ai sottotitoli. Una sorta di monologo interiore o qualcosa di simile che mi folgorò all'istante, e mi lasciò dentro una sensazione sconfinata di empatia, come se qualcuno avesse frugato nel mio diario, come se qualcuno stesse leggendo ad alta voce la trama dei miei pensieri, pensieri che io stessa ero incapace di esprimere ma che ora erano lì, nella voce di quella donna, nella sua testa, nei suoi occhi...e io non potei fare a meno di restare interdetta a fissare lo schermo, perchè quelle parole erano anche mie, le sentivo risuonare nel mio cuore come se mi avessero sempre appartenuto, come se qualcuno mi stesse aiutando a vedere ciò che ero incapace di pronunciare.
Riuscii a superare lo shock dopo alcuni minuti, ed ebbi abbastanza lucidità per controllare i programmi TV e scoprire che quelle immagini, quelle parole erano parte di un film intitolato (in francese) "Les Ailes du Désir" (Le ali del desiderio), che tra gli attori vi era anche Peter Falk (meglio conosciuto come il tenente Colombo *_* ) e Nick Cave, musicista che da mesi ero impaziente di "conoscere" (nonostante avessi già un suo disco, ascoltato male e di fretta) e che non mi sarei mai aspettata di "incontrare" in un film...
Che dire...il resto del film è voltato via, e io mi sentivo in uno stato di totale estraniazione dalla realtà contingente...
Quella notte mi innamorai di questo film meraviglioso, della poesia che lo avvolge tutto intero, di Nick Cave, di Bruno Ganz, del personaggio di Marion in cui mi identifico moltissimo..
Vi lascio con alcune delle citazioni dal monolodo di Marion
(non sono fedeli alla versione italiana, sono una traduzione dei sottotitoli francesi ) e con l'augurio che questo topic si riempia di appreciaters *_*
"Momenti come questo, come adesso, bei ricordi per tra dieci anni. Lasciamo che il tempo segua il suo corso. E se il tempo fosse malato? Come se a volte fosse necessario sporgersi per continuare a vivere... Vivere, basta uno sguardo."
"Chi sono? Chi sono diventata? Ho aspettato per un'eternità di sentire una parola affettuosa, poi sono partita all'estero. Sarebbe talmente bello, se qualcuno mi dicesse: 'Ti amo cosi tanto, oggi'.
Mi basta sollevare la testa e il mondo si apre davanti ai miei occhi, mi sale dritto al cuore.
Da piccola, sognavo di vivere su di un'isola. Una donna sola, terribilmente sola. Si, é cosi.
Tutto é cosi vuoto, incompatibile. Il vuoto, la paura, la paura...
Un piccolo animale perso nella foresta mi guarda e dice: 'Chi sei?' Non lo so più. So soltanto di non essere più un'artista..."
"Vuoto, é tutto cosi vuoto. Che fare? Non pensare più a nulla. Essere qui, semplicemente."
"Ho paura di arrivare a questa sera, che stupidaggine! La paura mi paralizza, poiché solo una parte di me vive nell'angoscia, l'altra non vuole crederci.
Come devo vivere? Non é forse questa la questione? Come devo pensare?"
"All'interno degli occhi chiusi, chiudere ancora gli occhi... e cosi anche le pietre si riempiono di vita."
"Nostalgia di un'onda d'amore che cresce in me. Ecco cio che mi rende maldestra: l'assenza di desiderio. Desiderio d'amare... desiderio d'amore." Appreciaters
tilo
boyracer
Breakfast at Tiffany's
gloria_ita
Edited by tilo - 9/6/2008, 15:04