Prima FF Sophies

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Iris93
view post Posted on 16/7/2008, 22:32




Titolo: Prima Fan Fiction Sophies
Autore: Iris93
Genere: Drammatico, credo...
Stato: In corso
Commenti: QUI
Breve descrizione da parte dell'autore:E' solo un pezzettino, scritto in un momento in cui ero molto triste... non è un granchè, lo so... sono passati 4 anni dalla 7X22

Guardò l’appartamento, senza capirne subito tutti i significati. Poi ricordò il profumo dell’amore e della gioia, il suo respiro e il suo calore. Improvvisamente si sentì sconfiggere dalla nostalgia; si sedette e si prese la testa tra le mani, cercando di riprendersi. Ma non passava, anzi. Il ricordo si faceva sempre più vivo e chiaro, voci e volti. Rory realizzò che il volto iniziava a sfumare dai suoi ricordi: non si vedevano da anni, era normale… normale, sì, ma al solo pensiero di non ricordarlo più la spaventava. Corse a prendere una foto dagli scatoloni: eccolo, finalmente. Ripercorse con un dito i suoi dolci lineamenti, i capelli scompigliati, osservando piena di meraviglia quel espressione ironica. Si stupii accorgendosi dell’onda di emozioni che la sovrastavano, le sembrò quasi di avere Logan accanto a lei; si rassicurò convincendosi che lui sarebbe tornato presto da lavoro, pensò con gioia alla cena che avrebbero consumato fra poco. Prese il palmare e guardò il registro delle chiamate, che la portò tristemente alla realtà: lei e Logan conducevano vite separate, non si vedevano da quattro anni e il caso aveva solo voluto che lei affittasse l’appartamento dove avevano convissuto. Uscì bruscamente da quel mondo di fantasticherie per iniziare a sistemare le sue cose, trasportando velocemente oggetti e vestiti da una stanza all’altra. L’agenzia era stata chiara: la casa era rimasta disabitata per un lungo periodo e aveva bisogno di una bella pulita. Ella non ne era rimasta spaventata, perché guadagnava bene e poteva tranquillamente permettersi una cameriera, sopportando solo un paio di notti leggermente polverose.
Dovette ricredersi: l’appartamento era davvero molto sporco! Rory sbuffò, e, impugnati spazzolone e straccio, cominciò a pulire i pavimenti. Continuava a sfregare in un punto, ma la macchia non andava via. Come mai? Si ricordò improvvisamente che quello era il punto dove appoggiava il supporto di Henry, l’armatura di Logan, che graffiava sempre il pavimento. Vedere una prova così reale dell’esistenza del loro amore la colpì a tal punto che si mise a piangere, mescolando le lacrime salate al sapone. Si sentiva sola, doveva ammetterlo.

Edited by Iris93 - 27/5/2009, 13:07
 
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Iris93
view post Posted on 21/7/2008, 12:50




Ecco: erano passati quattro anni. Dalla laurea di Rory, dall’abbandono di Yale, dalla partenza per il mondo del lavoro. E da Logan. Lei sospirò, sbattendo delicatamente le ciglia contro quelle guance di pesca, morbide e rosee. Il tempo non l’aveva cambiata molto, esteriormente. Conservava la sua figura sottile, la pelle diafana e i capelli di seta; solo una cosa era cambiata, qualcosa che poteva essere notato solo dal più bravo osservatore: lo sguardo. Gli occhi blu erano gli stessi, ma non brillavano più. Erano riflessivi, concentrati, anche allegri a volte… ma non erano quegli occhi che ti lasciavano stupito ed incantato, desideroso di sapere come fosse la fanciulla che li possedeva.
Rory pensava spesso a quel giorno. Tutto o niente. All’inizio non ne era rimasta particolarmente scalfita, nella vita ci si lascia e ci si riprende, no? Era successo lo stesso con Dean e Jess, sarebbe stato così anche con Lui. Ne aveva parlato molto, con sua madre, con Lane e Paris. Era giunta alla conclusione di aver fatto la cosa giusta, di aver protetto la sua carriera e la sua vita: per un po’, si era sentita orgogliosa della sua scelta. Si era divertita, incontrando gente interessante, creandosi hobby, comprando oggetti stravaganti. Aveva frequentato molti ragazzi, alcuni dei quali molto attraenti; sentendo la mancanza di qualcuno che la capisse e la apprezzasse veramente, aveva perfino chiamato Jess. Erano stati fuori a cena.
R: -Jess!-
J:-Rory!-
Era visibilmente emozionato. Non l’aveva dimenticata.
Si abbracciarono e lui le sfiorò uno zigomo.
J: -Non sei cambiata per niente.-
R: -Tu invece sei più serio.- osservò lei. Era più ordinato, più posato; aveva perso quell’aria da ragazzino ed era diventato ancora più bello.
J: -Allora, come è successo?-
Lui sapeva che l’ex fidanzato non l’avrebbe mai fatta uscire sola con lui, in circostanze normali. Ma lei era lì, eterea, ma al contempo perfettamente reale.
R: -Ci siamo lasciati.-
J: -Come?-
R: E’ successo, ok?-
J: -Non ti va di palarne?-
R: -No… è okay, sul serio. E’ un problema?-
J: -No, anzi. Ma mi sembra strano.-
Rory era strana. Rigida, quasi. Voleva divertirsi, a tutti i costi. Voleva stare bene, per forza. Lei prima non era così. Si prendeva il tempo per l’imbarazzo, per il tentennamento. Ora sembrava così sicura… o era solo una falsa sicurezza?
Parlarono tutta sera: di libri, di lavoro, di Lorelai. Jess, quando la salutò, anche se era felice di averla vista, aveva ancora quella sensazione.
Poi accadde una cosa che lo spaventò, quasi.
R: -Ti andrebbe di venire a casa mia?-
Lui accettò, non sapendone il perché. Arrivarono in una bella casa, moderna, al centro di Manhattan. Lei gli tolse la giacca e gli fece cenno di accomodarsi. Tornò poco dopo con due calici di champagne. Gliene porse uno, rimanendo in piedi; c’era della musica classica, di sottofondo. La ragazza sembrava molto a suo agio, serena. Improvvisamente, guardando Jess fisso, si sbottonò il primo bottone della camicia. Lo baciò, e lui ricambiò. Lei voleva andare più in fondo… ma lui la fermò, osservando il suo sguardo. Era pieno di desiderio, come il suo: avevano aspettato tanto. Ma non c’era amore, non c’era pace in quegli occhi azzurri: erano inquieti, tristi.
Lui si scostò e si infilò il soprabito.
R: -Aspetta, perché te ne vai?-
J: -Devo.-
R: -Ho fatto forse qualcosa che non va?- Rory era Rory, nonostante tutto.
Lui non rispose.
R: -Jess! Torna qui!-
J: -Rory, tu hai bevuto.-
R: -Non è vero, lo sai.-
J: -Non so cosa tu abbia fatto, ma non sei la stessa Lorelai Leigh Gilmore di sempre.-
Lei lo fissò impietrita.
J:- Non prendertela. Non è colpa tua.-
Le sfiorò le labbra con un bacio leggero.
J: -Ci sentiamo. Ti chiamo io, ok?-
R:- Ok.- sussurrò lei.
Si lasciò cadere sul divano. Cosa non andava in lei? Si sentiva a posto con se stessa: era stata educata, brillante, interessante. Lui le era sembrato strano, invece. Questa ossessione di parlare, parlare, parlare. Era forse il suo psicanalista? Tirò un cuscino per terra, rabbiosamente: anche Jess l’aveva irritata.
Si addormentò. La mattina arrivò rapidamente, insieme agli impegni e alle preoccupazioni, condivisi da centinaia di newyorchesi che si preparavano per il lavoro. Stava guidando, quando il cellulare suonò: la sua collega Amy, probabilmente. Le aveva promesso di arrivare prima e non ce l’aveva fatta… ansiosa di scusarsi, trasgredì alle regole e guardò subito il cellulare. Non era Amy.
“Scusa per ieri, ho visto che ci sei rimasta male. Non avrei dovuto dirtelo così. Scusa. Rory, io ti amo e sarò tuo per sempre, se lo vuoi. Ma al momento non ne sono sicuro. Non fare quella faccia, sai che ho ragione! Tu lo pensi ancora; e sai a chi mi riferisco, anche se non voglio scrivere il nome di quel bastardo che ti fa stare così. Non lo hai superato.
N.B. Questo non è un abbandono. Io ci sono sempre, per te. Anche come amico. Soprattutto come amico.”
Accostò bruscamente, attirandosi i clacson di una cinquantina di auto; il suo respiro era affannoso, mentre sistemava la macchina in un posto più sicuro. Scese e si sedette in un bar, dove ordinò del caffè. Chi si credeva di essere? Non sapeva quello che diceva! Lei aveva dimenticato Logan; questo era ormai un dato di fatto da parecchio tempo. Lo pensava tutta Stars Hollow, sua madre, anche i suoi nonni si erano rassegnati. Lui era uscito dalla sua vita. Ma..,
Improvvisamente sentì un malessere e andò in bagno. Osservò il suo viso nello specchio con la cornice rosa e gialla, in un tentativo di allegria: aveva proprio una brutta cera. Un ricordo sgomitò per uscire, piccolo ma prepotente. Ci riuscì, diventando grande e insaziabile e soffocandola. Rory scoppiò a piangere, sul pavimento della toilette di un bar. Si sentiva sola, indifesa. Non lo aveva dimenticato, non lo aveva rimosso come voleva: non aveva fatto un buon lavoro. Logan Huntzberger era di nuovo, anche se virtualmente, schifosamente lì.
R: -Vattene via! Ti odio!-
Ma lui non aveva voluto.




Erano passati due mesi da quel giorno, e Rory era ritornata lì, incoraggiata dal fatto di poter mantenere il lavoro: il suo giornale aveva una piccola sede locale anche lì. Non sarebbe stato come a New York, ma avrebbe conservato le stesse possibilità di far carriera per sei mesi. Così le aveva detto il suo capo. Una piccola pausa, insomma. Il destino aveva voluto che quell’appartamento fosse ancora libero…
Così Rory si ritrovò a ricordare quella data in quel luogo. Non le sembrava vero. Come potevano essere già passati quattro anni? Non era possibile. Sospirò, preparandosi ad uscire.



 
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Iris93
view post Posted on 4/8/2008, 19:29




Terzo capitolo: è un capitolo informativo; non è scritto benissimo, scusate, ma è importante per sapere che è successo a Stars Hollow in questi quattro anni.

Lo squillo del telefono la distolse dai suoi pensieri, così gaio ed incurante della battaglia interiore che la sua padrona stava affrontando.
Rory guardò il numero sul display e sbuffò: era Lorelai. Parlare con sua madre era sempre stata una gioia; lo era ancora, ma non allo stesso modo.
I loro rapporti erano cambiati da quando era nato William, il suo fratellino. Ma era perlopiù un’idea di quello che avrebbe potuto essere un fratello: non l’aveva visto più di cinque o sei volte e, anche se spesso si sentivano al telefono e i signori Danes la tenevano constantemente aggiornata con delle foto, era poco più di un’estranea per lui. Per Lorelai era tutto, nulla avrebbe potuto renderla più felice di quella nascita inaspettata e desiderata al tempo stesso. Rory ricordava il giorno del parto in un modo confuso, un vortice di ansia e preoccupazione… poi, la gioia di vedere per la prima volta il piccolo Will, così piccolo e grinzoso. Adesso era diventato un bambino bellissimo: occhi azzurro scuro e capelli fini e lisci come la seta; le assomigliava molto, per certi versi. Ma stava conducendo un’esistenza totalmente diversa dalla sua, con una mamma e un papà e un grande giardino in cui correre e giocare. Luke aveva discretamente capito che sua moglie non se la sentiva di abbandonare la casa dove aveva vissuto per così tanti anni e decise di continuare ad abitare lì, seppur con qualche cambiamento: aveva costruito delle stanze in più e dato un ritocco a tutto il resto, per renderla più accogliente. Lorelai amava Rory e incoraggiava la sua carriera, ma le aveva fatto gentilmente capire che disprezzava il fatto che fosse sempre così lontana da casa: l’immaginario cordone ombelicale che ancora le legava rendeva la vita separata difficilissima per entrambe.
Rory si riscosse ancora una volta dai suoi pensieri e si decise a rispondere: “Mamma! Come stai?”. Ella sospirò, lieta di sentire quella voce familiare:
“Da quant’è che non mi chiami?”. Suonava come rimprovero, ma era il loro nuovo scatch di apertura da quando abitavano distanti.
R:”Da poco… ieri, forse?”
L:”Due settimane. Due lunghissime settimane nelle quali mi sarei potuta trasferire, farmi un piercing al naso o tatuarmi un geco sulla caviglia. Ops: l’ultima cosa l’ho fatta, anche se in verità non è un geco ma una croce celtica…”
R:”Mamma! Dimmi che non l’hai fatto!”
L:”Certo che l’ho fatto.”
R:”Mamma! E’ pericoloso, lo sai? E poi chi te l’ha fatto?”
L:”Non vorrei dirtelo…”
R:”Chi è stato?”
L:”Kirk, a dire il vero…”
Rory singhiozzò.
Lorelai scoppiò a ridere e la tranquillizzò:”Tesoro, è all’henné!”
R:”Grazie a Dio. A parte i tatuaggi, altre novità?”
L:”Niente di edificante, escludendo che oggi ho litigato con Michel e lui mi ha proferito uno stupendo insulto francese che non gli avevo mai sentito dire. Tu, cara?”
R:”Sto pulendo l’appartamento che ho affittato.” Non voleva rivelarle quale appartamento, ben sapendo che non sarebbe stata d’accordo..
L:”E’ in una buona posizione? E’ grande?”
R:”Per me è più che sufficiente… quando posso venire a trovarvi? Fra tre giorni?”
L:”Oggi no?” Aveva usato la sua voce da bambina delusa.
R: “No, devo sbrigare delle faccende. Ci sentiamo domani, ok?”
L:”Va bene, un bacio.”
Si fermò un attimo, ripensando a quello che aveva appena detto. Aveva delle cose da fare, ma non riguardanti il trasloco.
Calma e determinata, prese il telefono e compose un numero.

 
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Iris93
view post Posted on 26/8/2008, 17:16




Voleva cercare Logan e così fece. Dopo mille telefonate si ritrovò in mano un indirizzo, senza sapere che farne. Era un club a circa un’ora da lì, dove la famiglia Huntzberger stava festeggiando. Ma cosa stava festeggiando? Rory era molto curiosa, o almeno era quello che diceva a se stessa. Decise di andare, per togliersi lo sfizio; durante il viaggio in macchina si sentiva tranquilla, sicura di se’: non era niente di difficile, dopotutto. Vedere il proprio ex ragazzo dopo un po’ di tempo è una cosa normale. Solo una semplice visita di cortesia.
Rory arrivò e notò subito l’eleganza e la bellezza del posto:una villa quasi in campagna, lontano dal caos della città, adiacente ad un grazioso boschetto. Era pieno di fiori e il gorgoglio di una graziosa fontanella faceva da sottofondo, le farfalle volteggiavano nell’aria e si posavano sui petali, confondendosi con gli stessi fiori. Dopo essersi ripresa dalla bellezza del luogo, Rory cercò di capire come entrare: non aveva l’invito, né tanto meno conosceva i buttafuori, ma qualcosa le diceva che avrebbe avuto fortuna. Fu così e dieci minuti dopo era in mezzo ad una scia di strascichi e profumi di lusso, cullata dalla musica classica e con un bicchiere di champagne in mano. Dopo essersi guardata un po’ intorno, si accostò una signora: voleva sapere il motivo della festa. Era molto bella, con grandi occhi azzurro acquamarina e un vestito in tinta; sembrava gentile.
-Scusi, mi saprebbe dire cosa stiamo festeggiando?-
Dopo un attimo di stupore, quella rispose:-Il fidanzamento del signor Huntberger.-
Rory scoppiò quasi a ridere: dopo anni di matrimonio anche lui si era stufato! Strano, lo pensava così tradizionalista…
-Allora, come si chiama la compagna del caro Mitchum?- disse con un grande sorriso.
-Non di Michum, Logan! Non so come si chiami… qui tutti la chiamano Bobby.-
Per un istante il cuore di Rory si smise di battere: un sentimento sgradevolissimo la sconvolse e la fece sobbalzare.
-Tutto bene?- chiese preoccupata la signora con gli occhi azzurri.
-Tutto a posto, grazie.- rispose lei, che era diventata pallida come un cencio e si sentiva tremare le gambe. Si sedette, non ricevendo tutta via nessun conforto al vuoto che aveva dentro. Era come se niente avesse più senso; fino a quel momento il dubbio aveva fomentato la speranza, confondendole le idee e dandole la forza di andare avanti, seppur inconsciamente. Ora si rendeva conto, per la prima volta dopo quattro anni, che non c’era niente da capire : amava ancora Logan, nonostante tutto. Lo amava e si sentiva morire al pensiero di vederlo con un’altra, all’idea che lui potesse amare qualcuna più di lei. Bobby, poi! Quella specie di fotomodella in carriera, le cui gambe le arrivavano al naso. Sentì una lacrima scenderle sulla guancia: era più di quanto potesse sopportare. Il cuore le scoppiava, aveva la nausea, ma voleva rivederlo. Si sistemò e iniziò a cercarlo, scrutando in ogni angolo della sala, finché non lo trovò.
Era in un tavolino rotondo, in compagnia di alcuni colleghi e amici. E per mano a lei. Indossavano rispettivamente uno smoking e uno spumeggiante vestito rosa confetto, di moda. Sembravano impersonare l’emblema della coppia perfetta, entrambi biondi, affiatati e felici. Rory sentì una morsa imprigionarle lo stomaco, pensando che avrebbe potuto esserci lei al posto di quell’ochetta. Il disappunto e la gelosia erano così forti da farla star male, fino a quando Logan si voltò.
Si ritrovarono a fissarsi negli occhi, con la stessa disperazione e l’attaccamento di chi ritrova qualcuno che teme di aver perso per sempre. Lei si sentiva persa in quello sguardo sorpreso e addolorato, in quegli occhi che non la guardavano da troppo tempo; osservava quel volto che le pareva bellissimo intensamente come non aveva mai fatto, desiderosa di fissare nella memoria più dettagli possibili. Nei suoi ricordi infatti stava iniziando a sfumare, e voleva evitarlo a tutti costi.
Lui la guardò come se fosse stata la persona migliore al mondo: avrebbe voluto essere solo per correrle incontro e stringerla forte, per assicurarsi che non fosse una visione. Era sorpreso dall’ondata di emozioni che lo stavano travolgendo, nonostante tutta la rabbia che in passato aveva provato per lei, per averlo lasciato solo, per avuto paura di legarsi per sempre a lui, per non averlo amato abbastanza da fregarsene di tutto e di tutti. Per molto tempo era passato in pochi minuti dall’odio di profondo alla voglia di chiamarla e di chiederle scusa, di dirle che no, non importa, se vuoi non ci sposiamo, ti amo e faccio quello che vuoi tu. Ma poi aveva cambiato idea, incoraggiato dagli amici e dalla famiglia: non voleva più sentire parlare di lei, voleva dimenticarla. Ci era riuscito così bene, finché quegli occhi azzurri come il cielo non lo avevano nuovamente irretito, provocato, trasportato nuovamente nel sentimento…
Furono pochi attimi, che a loro sembrarono però un’ eternità. Passato il momento incantato, Rory non sapeva che fare: doveva scappare o poteva avvicinarsi? Optò per la seconda risposta e si diresse verso il tavolo, incosciente e sollevata, perché aveva capito cosa le importava di più nella vita. Lui si ricompose e fece mente locale: rivederla era stato bello, ma lui adesso amava Bobby e si stava per sposare. Sarebbe stata come una rimpatriata tra amici, ecco qui. Si preparò ad accoglierla con un sorriso.
L:”Rory!”
R:”Logan, Bobby che bello rivedervi! Ho saputo del vostro fidanzamento e ho deciso di venirvi a trovare!.” Cercò di fingere un po’ di entusiasmo.
B:”Rory caaara!”Bobby la baciò su entrambe le guance.”Che sorpresa! Come stai?”
R:”Benissimo, voi? Vi preparate per il matrimonio, allora?”
Mezz’ora dopo, si stava ancora pentendo di averlo detto. Bobby, infatti, aveva abbracciato con entusiasmo la questione e le stava descrivendo tutto nei particolari: il colore verde mela per l’abito delle damigelle, chiesa o comune, la scelta dei fiori e degli antipasti. L’unica consolazione era che Logan sembrava disinteressato quanto lei a tutti quei dettagli.
Finalmente il fiume di parole che usciva dalla bocca di Bobby si interruppe.
B:”Tu invece? Lavoro?”
R:”Faccio la giornalista, il mio sogno… vivo a New York.” Non voleva certo accennare alla sua pausa, quindi decise di controbattere:”Tu invece?”
Quella lanciò uno sguardo adorante al fidanzato e iniziò a blaterare che l’azienda andava benissimo, avevano acquisito clienti importanti e si stavano preparando ad aprire tre nuove filiali.
B:”Ma” proseguì ”tuttavia fra poco questo non sarà più affar mio.” Sorrise entusiasta: “Mi occuperò solo del bambino, a tempo pieno.” Si accarezzò la pancia e Logan le baciò la mano che le stava stringendo: un gesto analogo a quello che aveva fatto con lei anni prima.
Un macigno iniziò a schiacciarla, impedendole di respirare e di ragionare lucidamente. Perché era stata così felice, fino a pochi minuti prima? L’amore della sua vita non solo si stava per sposare con un’altra, ma stava anche per diventare padre di famiglia! Rory immaginava la loro vita, priva di preoccupazioni, in una bella casa e con degli incantevoli bambini biondi e belli; una vita perfetta, nella quale lui non avrebbe certo sentito la mancanza di quella stupita ragazza che aveva tanto amato e che poi l’aveva rifiutato… così lei sarebbe rimasta sola, una stressata donna in carriera che avrebbe avuto come casa e marito l’ufficio. Non doveva accadere.
“Scusate” disse, dirigendosi verso il giardino. La vita non le era mai sembrata più nera di così. Avrebbe fatto molto meglio a rimanere a casa, all’oscuro di tutto.

 
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Iris93
view post Posted on 11/9/2008, 16:29




Si sentiva malissimo: aveva la nausea e i brividi. Si sedette su una panchina di ferro battuto nel giardino. Stava pensando di bere per dimenticare, ma si fermò, vedendo che Logan la stava raggiungendo.
L:”Ti piace la festa?”
Lei sorrise… non ne poteva fare a meno, quando erano insieme.
R:”Molto stile Bobby… ehi, non mi avevi detto che stai per diventare papà! “
L:” E’ vero… comunque, io e Bobby non aspettiamo un bambino. Sai com’è lei, programma un po’ tutto.”
Rory si sentì incredibilmente sollevata, per poi ricadere nello sconforto. Lui non le aveva chiesto di tornare insieme. Lui non l’aveva baciata. Si era comportato gentilmente, sì, ma come amico. Era innamorato della sua fidanzata e le era fedele, giustamente. Logan era cresciuto, non era più impulsivo come credeva. Solo lei era rimasta la stessa illusa di sempre. Quello sguardo doveva esserlo immaginato. Sospirò.
R:”Quando vi sposate?”
L:”Fra cinque settimane. Ti manderò l’invito. Dove abiti adesso?”
Rory trasalì: non poteva dargli l’indirizzo, sarebbe stato terribile.
R:”Sto con mia madre.”
L:”Fantastico! Salutamela tanto. Scusa, ma adesso devo andare dagli altri invitati.”
Con questo saluto, si allontanò, lasciandola vuota e fredda. Niente aveva più senso.




Quella sera andò a letto presto, dopo aver guardato un po’ di televisione. La mattina dopo l’aspettava Stars Hollow, doveva riposarsi per bene prima di entrare in quel covo di pazzi. Nonostante tutto, però, non vedeva l’ora di riabbracciare William, sua mamma e Luke. Sospirò e chiuse gli occhi.
Fu svegliata qualche ora dopo da un tuono: poteva sentire il ticchettio della pioggia farsi sempre più forte, allora si alzò e andò a controllare. Esatto, c’era un temporale! Li aveva sempre adorati, tranne quando era piccola e si stringeva forte al suo pupazzo preferito, il gallo. Le gocce erano grandi e gonfie e cadevano pesantemente, senza convenevoli; i lampi disegnavano paesaggi astratti nel cielo buio, la città sembrava morta: le luci delle insegne non reggevano il confronto con la devastante forza della natura, quei neon luccicanti si perdevano dell’oblio. Era tutto così bello e triste, così… pieno di nostalgia. Immediatamente le tornarono alla memoria i momenti passati con Logan quando c’era un temporale simile.
Si alzavano in silenzio, per sedersi davanti alla porta finestra; a volte restavano in piedi, per osservare meglio lo spettacolo. Poi la mano di lui arrivava puntuale, ma sempre inattesa, scorreva sul fianco di lei. Dal quel momento era un attimo: con pochi gesti si ricreava la magica intimità che non aveva mai avuto con nessun altro, un momento della stessa tensione dell’ultima nota di un’opera, ma con una musica tutta sua. Erano solamente l’oro due, le lenzuola stropicciate e i morbidi capelli di lei che lo solleticavano. La mattina dopo, quando Rory si svegliava, non sapeva mai cosa avrebbe trovato: il seguito ancora più bello del sogno o la realtà banale e patetica. Ma quando vedeva lui, che leggeva concentrato il giornale sul tavolo della cucina, si rendeva conto che la sua realtà, la sua quotidianità erano più belle di tutti i desideri che avrebbe mai potuto esaudire. Si versava una tazza del caffè che lui aveva già preparato, si sedeva al tavolo con la colazione pronta, sepolta sotto tutti i giornali. Ne sceglieva uno a caso, lo sfogliava e andava a vestirsi.
“Dove credi di andare?” chiedeva lui. Lei rideva, non lo so diceva tra le labbra. Un bacio, poi iniziavano a parlare di tutto e di tutti, senza mai rimanere a corto di argomenti.
Ma arrivava sempre l’ora di uscire. Si salutavano e via, ognuno per la sua strada. Al primo incrocio, puntuale come un orologio svizzero, un messaggio. Il messaggio. “Mi ero dimenticato di dirtelo: buona giornata, Scheggia.”
Si scosse dai suoi sogni, si era ricordata di dover consegnare un articolo la mattina dopo! Camminò verso la cucina, si preparò una tazza di caffè e si mise al lavoro.
Ore dopo, sospirò di sollievo: finito! Peccato che ormai fosse anche l’ora di consegnarlo… disse mentalmente addio al suo lettuccio caldo e accogliente, si infilò in macchina e guidò fino all’ufficio. Consegna dell’articolo, pausa caffè e direzione Stars Hollow!

Poco dopo parcheggiò nel vialetto di fronte alla casa, che pareva deserta. Sì, adesso c’era un vialetto! Le sembrava così strano: ogni volta che tornava a casa notava sempre dei cambiamenti, che anche se piccoli non finivano di stupirla e l’allontanavano sempre più dal suo passato. Bussò alla porta, ma come previsto la casa era vuota.
Si incamminò verso il Dragonfly Inn, attraversando quella cittadina che invece pareva restare immutata nel corso degli anni, così atipica da non seguire neppure lo scorrere del tempo. In verità si verificavano costantemente piccoli cambiamenti, ai quali veniva data la stessa importanza di grandi rivoluzioni: Miss Patty si era tagliata i capelli, Taylor aveva imbiancato il negozio, TJ aveva fatto un incidente rimanendo illeso ma distruggendo la macchina. Passò da Luke, che era sulla strada.
“Hey Luke!”
“Rory!” La abbracciò con quel misto di goffaggine e dolcezza che lo rendeva adorabile, visibilmente contento di vederla.
“Tua mamma mi ha detto che saresti venuta. Come stai?”
“Bene, grazie. Tu? April?”
“April sta benissimo, è cresciuta e muore dalla voglia di vederti! Adesso è con sua madre. “
“Bene, salutamela! A dopo.”
“Certo! Babette, Patty, non così forte, le fate male!”
“Rory L’Attrazione Vivente” non era passata inosservata: le due pettegole più famose della cit tà si erano precipitate ad accoglierla.
“Zuccherino! Come stai?” Questa era soltanto Babette.
Non la lasciarono rispondere e proseguirono in un turbinio di chiacchiere e pettegolezzi. Qualche secolo dopo riuscì a scollarsi da loro e arrivò a destinazione.
La locanda era sempre la stessa, con la sola differenza che gli affari erano aumentati. Entrò con circospezione nella hall, fino a quando avvistò Lorelai, seduta alla sua postazione. Osservava con un cipiglio preoccupato le carte; il fatto che portasse gli occhiali la rendeva ancora più buffa. Senza dire niente si mise di fianco a lei. Senza alzare gli occhi dal tavolo, la donna in carriera rispose:
“Michel, faresti meglio ad andartene, prima che ti licenzi. Ti ho già spiegato che la lista delle acque minerali per cani è off limits. Non cambierò idea; non mi interessa se è l’ultima tendenza al Four Season. “ Sospirò. “ So che mi stai fissando con il tuo sguardo ferito, da bravo, va’ in cucina e fatti preparare un’omelette alla chiara d’uovo, litiga con Sookie e portami la squisitezza che ti preparerà.”
“Veramente io non saprei che farmene di un’omelette.”
“Perché non l’hai detto subito che eri tu?” Si alzò e l’abbracciò, con un’espressione di malcontento.
“Perché è incredibilmente divertente vedere in che modo tratti Michel, donna in carriera!”
“Donna in carriera? Sai, conoscevo una ragazza, tempo fa, che si chiamava Rory. Venne chiamata per un lavoro importante, abbandonò la città e nessuno la vide più. Mica voglio fare la stessa fine!”
“Ehi, non ti ho abbandonato! A proposito, dov’è Will?”
“E’ degli zii, con Doula. Ieri ha chiesto di te, sai? Da lui andremo dopo, però… che ne dici di casa/pranzo/film?”
“Ottima idea… che guardiamo?”
Lorelai sorrise, lo stesso sorriso adorabile e irresistibile di sempre. Avrebbe potuto fermare il mondo, con quel sorriso.
“Ecco, io pensavo che potremmo affittarlo… così salutiamo Kirk!”

 
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Iris93
view post Posted on 16/8/2010, 21:39




Dopo parecchie ore Lorelai e Rory erano tranquillamente sedute in veranda, gustandosi il venticello tiepido. Avevano mangiato ogni tipo di schifezza immaginabile (non senza le maledizioni di Luke), guardato un film assurdo e messo a letto il piccolo Will.
Per un certo senso era sorprendente quanto poco Lorelai fosse cambiata negli ultimi tempi; anche se molto diversa, si sarebbe potuta quasi dire più bella. Si era leggermente arrotondata, come per dimostrare a Luke che la sua dieta salutista ingrassava quanto quella Gilmore, ma questo la rendeva inverosimilmente più aggraziata che mai. Aveva preso l’abitudine di indossare sempre gli occhiali, che evidenziavano il suo volto e risaltavano l’azzurro degli occhi. Queste caratteristiche in genere rendono le persone meno piacevoli, ma non lei. Era radiosa, sembrava finalmente serena e piena di gioia, pur mantenendo l’irriverenza di una ragazzina. Guardandola, Rory si sentì fiera di lei. Sospirò leggermente e iniziò a parlare:”Sai, Will è bellissimo. Solo che non mi sembra mio fratello.”
Lor si rabbuiò leggermente: “ E’ vero, sta crescendo in modo diverso da come sei cresciuta tu. Capisco che la cosa ti procuri dei problemi.”
R: “Non è questo. E’ perché non lo vedo mai, credo.”
L: “Allora vieni più spesso.”
R: “Mamma, io lavoro. Non posso.”
L: “Lavori sempre, mi pare.”
La situazione stava prendendo una brutta piega.
R: “Mamma, mi spiace. Cercherò di cambiare.”
Aveva gli occhi lucidi e si sentiva in colpa. Era venuta a Stars Hollow per sentirsi meglio, ma le sembrava di non esser mai stata peggio in vita sua.
L: “Tesoro, non era mia intenzione mortificarti. Ti chiedo scusa.”
Si strinsero in un lungo abbraccio rappacificatore e lì, tra le braccia della sia migliore amica, Rory iniziò a gemere lentamente, mentre Lorelai la cullava in silenzio.
“Ma che succede? Ohi, ohi, guardami un po’! “
Rory avrebbe voluto risponderle, ma non ci riusciva. Si limitò a guardarla con i suoi grandi occhi blu velati dalle lacrime, senza dire una parola.
L:”Ok, ok. Calma. Vorrà dire che parlerò io per prima e tu mi ascolterai, va bene?
 
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