Le nozze della principessa, Favola di Elena

« Older   Newer »
  Share  
Elena_R
view post Posted on 4/8/2005, 21:13




Titolo: Le nozze della principessa
Autore: Elena_R
Genere: Fanfiction
Stato: Conclusa

Commenti: Qui

Breve descrizione da parte dell autore:

Signore e signori, è ormai chiaro che Elena da un po' di tempo ha perso la ragione e questa ne è l'ennesima prova...
Qualche tempo fa mi è venuta in mente l'idea generale di questa storia e dopo aver visto in tv qualche fotogramma del matrimonio di Carlo e Camilla (…) ho deciso di realizzarla concretamente, anche se ci ho messo diversi mesi a scriverla, soprattutto per mancanza di tempo. Scusate gli anacronismi che troverete, ma dopotutto queste poche pagine non sono assolutamente da prendere sul serio. Leggetela a cuor leggero, fatevi qualche risata -se sarò capace di farvi ridere- e ditemi cosa ne pensate.
L'ispirazione più grande in realtà deriva da Next, On Gilmore Gilrls, una tra le ff più famose di Holly Gilmore, autrice che troverete su www.stars-hollow.org. La scena in questione si trova nel capitolo n° 42 - Life is Bee-autiful ed è questa:





[CUT TO – Luke's Apartment – Night]
(JESS and RORY are lying in bed. JESS is reading, but RORY looks like she's about to fall asleep)
RORY: (yawning) Tell me a story.
JESS: Um...
RORY: A nice story.
JESS: Ok...
RORY: You have to make it up right now. You can't plagiarize.
JESS: Damn. (RORY chuckles) Ok, lets see... Once upon a time...
RORY: Nice start.
JESS: Thank you. Once upon a time, there was a mean and very annoying King, called... King Taylor. (RORY smirks) And he ruled over the land a lot like Hitler might have.
RORY: I don't like this King Taylor. Can some brave knight run him through with a sword soon?
JESS: Alas, there was only Squire Dean, who wasn't really smart enough to be a Knight. And, aside from the fact that he's really not very brave, he's also always too busy kissing King Taylor's ass, and therefore cannot kick it.
RORY: This isn't a very happy story.
JESS: It gets worse. There's a poor servant girl who works in the castle.
RORY: What's her name?
JESS: Rory.
RORY: Can't she be a Princess?
JESS: No, she's a servant girl.
RORY: Fine. (after a pause) Are King Taylor and Squire Dean mean to her?
JESS: (nodding) King Taylor is always making her dress up in silly costumes and do silly things in the town square that no self respecting person would do. (RORY hits him playfully) And Squire Dean is always hanging around the castle, leering at her while she goes about her daily chores.
RORY: (giggling) Poor servant girl. Who will save her?
JESS: One day, a farmer comes to town, looking for a new place to sell his crops. And he brings with him his misunderstood and very well read nephew.
RORY: What are their names?
JESS: The big, stupid looking one is called Butch and shorter, more intelligent looking one is called Jess.
RORY: Is Jess handsome?
JESS: (smirking) He doesn't like to brag...
RORY: (excitedly) Is he going to save Rory soon?
JESS: (nodding) When Butch and Jess go to the castle to ask the King for permission to sell their crops in the town square, Jess sees Squire Dean drooling all over the servant girl. He's never seen anything more beautiful in his life.
RORY: (frowning) Squire Dean drooling all over the servant girl is beautiful?
JESS: No. The servant girl is beautiful. Pay attention.
RORY: (giggling) Sorry. Continue.
JESS: Anyway, Jess taps Squire Dean on the shoulder and says “Boo!”, and Squire Dean screams like a little girl and runs home crying to his mommy. The servant girl is so grateful to Jess. She says (puts on a high pitched voice) “How can I ever repay you?”.
RORY: Do they live happily ever after?
JESS: (nodding) Right after Butch beats King Taylor to death with a potato. Butch and Jess move into the castle and Rory...
RORY: Becomes a Princess?
JESS: Fine. Rory becomes a Princess and they all live happily ever after. The end.
(Rory smiles and kisses JESS on the cheek)


Scusate se non la traduco, ma è talmente semplice...
e chi vorrebbe che Jess le raccontasse una favola alzi la mano?:yeah:
Per non confondervi durante la lettura stilo l'elenco dei personaggi che troverete:
Sua Maestà la Regina Lorelai Victoria Gilmore II
Sua Altezza la Principessa Lorelai Leigh Gilmore III
Conte Christopher Hayden
Principe Lucas Danes
Duca Dean Bellachioma Forster
Re Richard I
Principessa Emily I
Contessa Elizabeth Danes
stalliere Jim
paggio Taylor
messere Kirk
Madama Patty
Lady Sookie
Lady Lane
Precettore Maximus Medina
Sua Eminenza Graziosissima il Papa
Jess

Le nozze della principessa

Parte Prima

C'era una volta, in un regno incredibilmente fantastico da sembrare irreale, una giovane principessa: il suo nome era Lorelai Leigh Gilmore III, ma tutti la chiamavano affettuosamente Rory, perchè era benvoluta da sudditi e forestieri e soprattutto per differenziarla dalla madre che portava il suo stesso nome.
Rory era una ragazza di diciotto anni, la più bella tra le belle, la sua pelle era bianca come la neve (non scambiatela però con l'affamata Biancaneve) e le pesche le tingevano le guance risaltando l'azzurro intenso dei suoi occhi. La sua intelligenza superava di gran lunga quella delle sue coetanee e mai al mondo s'era vista fanciulla più dolce e angelica di lei. Tra i suoi pregi c'erano uno spiccato senso dell'umorismo e un'attitudine all'ottimismo, entrambe doti, insieme ai cerulei iridi, ereditate dalla genitrice Lorelai Victoria Gilmore II.
La regina Lorelai II era la più simpatica tra le regine (parole sue). Regnava sul regno di Stars Hollow da tre anni, ovvero dalla morte dell'amato re Richard I, suo padre, che in pochi mesi era stato seguito dalla consorte: la spocchiosa principessa Emily I.
Rory era il frutto dell'unione in matrimonio della regina e del conte Christopher Hayden, deceduto in circostanze tragicomiche quando la bambina aveva la tenera età di cinque anni.
Il conte stava rientrando nelle sue stanze dopo una serata passata con amici a bere e a fumare quando, ubriaco, non si era accorto della rampa di scale larga almeno cinque metri coperta dal vistoso tappeto rosso e affiancata da enormi statue di marmo, era scivolato su uno scalino e rotolato con grazia aristocratica fino al pavimento del piano terreno. Si era rialzato senza troppi problemi, ma una cameriera, piegata in due dalle risate dopo aver assistito alla scena, aveva lasciato cadere dal primo piano una pentola di ferro che era finita esattamente sulla testa del conte dettando la sua fine. Dopo un forzato periodo di lutto la regina, che non amava più il conte da tempo, aveva iniziato a guardare con occhi diversi uno dei più burberi e antipatici membri della corte: il principe Lucas Danes, col quale aveva in comune il piacere nel pendersi gioco di Taylor Doose, il paggio di corte. Trovavano divertente vedere quel pover uomo diventare sempre più rosso e gonfiarsi nel suo completo di velluto verde e blu; la regina avrebbe giurato di avergli visto saltare un bottone sulla pancia, ma purtroppo non era mai stata trovata la prova e quella si era dovuta arrendere a divenire una leggenda che dopo più di dieci anni continuava a circolare e a mandare su tutte le furie l'oggetto dello scherno.
La principessa sarebbe diventata a sua volta regina e per questo motivo, quando era ancora in vita, il padre Christopher l'aveva promessa in sposa ad un giovane di un ducato poco distante, Sir Dean Bellachioma Forster, duca di Chicago.
Rory lo aveva incontrato due volte: la prima quando entrambi avevano due soli anni (occasione della quale nessuno dei pareva avere rimembranze) e la seconda all'età di nove anni. Era stato deciso che per i fidanzati era giunto il momento di conoscersi meglio per poter stringere quel legame che li avrebbe uniti da adulti e sarebbe sfociato in un matrimonio felice. All'epoca ai bambini non importavano gli interessi del regno o la loro futura vita da sposati, e così dopo essersi presentati la fanciulla lo aveva invitato a giocare nei giardini del castello; la prima impressione che ebbe di lui fu di un bambino carino. La seconda fu di un perfetto idiota.
Dean non sapeva saltare la corda, mozzava la testa alle sue bambole e si vergognava di svestirle per cambiare loro d'abito ed era un frana a nascondino perchè si nascondeva ogni volta negli stessi posti, quelli più ovvi, senza contare che correva come una lumaca quindi, nonostante fosse un maschio, Rory lo batteva sempre. Era noioso e non faceva altro che parlare di conquiste, guerre, cadaveri e cavalieri, battaglie alle quali avrebbe partecipato e vinto.
Un giorno, durante uno dei suoi improbabili discorsi su una sua fantomatica lotta, Jess era intervenuto, lo aveva sfidato e chiaramente aveva vinto.
Jess era il figlio di Jim, lo stalliere del suo defunto padre. La principessa Emily aveva passato ore ed ore a cercare di far capire alla piccola erede al trono che non era appropriato che la futura regina frequentasse persone di sì basso rango, ma il bonario re Richard aveva interferito ogni volta dandole il permesso di giocare con chiunque ella desiderasse, perchè era solo una bambina e avrebbe avuto una vita intera per dover trascorrere interminabili ore con noiosi e pedanti membri della corte interessati solo ai suoi favori.
Jess era strano, diverso dal duca Dean, ma divertente. Il giorno in cui Jim si era presentato al castello con quel piccoletto tutto capelli e muso lungo, la giovane Rory aveva provato l'istinto di prenderlo in giro, ma si era sentita immediatamente in colpa perchè il buon stalliere, che era sempre stato gentile con lei, avrebbe potuto risentirsene. Era stato principalmente per mostrarsi brava ai suoi occhi che aveva chiesto al figlio di giocare insieme con lei, ma quel nanetto si era mostrato un perfetto asociale e maleducato rifiutando la sua compagnia. L'aveva fatta arrabbiare terribilmente ed era tornata nelle sue stanze, dove lei e Lane, figlia della severissima cameriera Kim, avevano trascorso buona parte del pomeriggio a giocare alle signore che prendono il caffè. Presto il sole era calato e la sua giovane dama di compagnia era stata costretta a ritirarsi. Si era affacciata alla finestra del castello per scrutare il cielo in attesa della comparsa della prima stella della sera quando lo aveva visto seduto sulle rive di un laghetto, intento a leggere. Aveva sorriso, felice di aver trovato qualcosa che avevano in comune e del quale non avrebbe potuto rifiutarsi di parlare, quindi corse giù dalle scale dell'androne principale senza badare alla servitù che le chiedeva gentilmente di fare attenzione; era arrivata a destinazione senza fiato e fu costernata quando vide che il bambino reggeva il libro al contrario guardando solo le figure.
"Non puoi leggere così," gli aveva detto indignata.
"Sì, invece."
"No, non puoi."
"Si capisce benissimo," aveva risposto apaticamente.
"E allora cosa c'è scritto qui?" domandò indicando la parola 'cavallo'. Jess ci aveva pensato troppo a lungo per poi darle la risposta sbagliata; fu in quel momento che la principessa aveva capito che, nonostante avesse sette anni come lei, non era in grado di leggere. il suo maestro, il professor Maximus Medina, un erudito italiano, le aveva detto una volta che non tutti avevano la fortuna di essere abbastanza ricchi da permettersi di studiare. Aveva ritenuto che il figlio del caro Jim appartenesse a quell'enorme gruppo di persone definite "poveri", così decise che a prescindere dalla sua antipatia avrebbe fatto uno sforzo e l'avrebbe posto di fronte ad una proposta che non poteva rifiutare: si sarebbe improvvisata insegnante e gli avrebbe dato lezioni di lettura, scrittura e matematica. Fu quella sera vicino al lago e mentre la prima stella del firmamento faceva la sua apparizione che lei e Jess divennero amici, i migliori che fossero mai esistiti.
Gli insegnò l'intero alfabeto e le quattro operazioni e in pochi anni l'aveva superata in bravura. Persino il precettore Medina era rimasto piacevolmente stupefatto dalle potenzialità di quel bambino nato in una famiglia sfortunata che non avrebbe potuto offrirgli nulla. Col tempo avevano letto entrambi tutti i libri più interessanti della biblioteca di re Richard e Rory poteva passare ore ad ascoltarlo affascinata mentre dava alito alle sue strambe opinioni su tutto: letteratura, geografia, politica, storia. A volte aveva pensato di imparare molto più dai suoi discorsi strampalati e oltre il limite della ragione ma pratici, che dalle teorie filosofiche del maestro Medina.
Era andato tutto fantasticamente fino alla festa data in onore dei suoi undici anni: Jess non si era fatto vivo quel giorno, non le aveva fatto gli auguri, nulla. Fu il compleanno più brutto della sua vita, perchè il suo migliore amico non era con lei a prendersi gioco dei buffi vestiti delle signore invitate. Sapeva che potevano farlo solo di nascosto, perchè durante le cerimonie ufficiali non poteva entrare a palazzo e mischiarsi tra i nobili, ma non era mai stato un problema per loro. Dopo quella sera non l'aveva visto per mesi; Lady Lane, che inspiegabilmente riusciva a sapere sempre tutto di tutti, le aveva confidato che il figlio dello stalliere si trovava in una città vicina per lavorare e aiutare il padre nel loro mantenimento; inoltre ogni sera dopo il lavoro passava ore a divertirsi nelle locande. Anche se non ci era mai stata sapeva benissimo che quelli erano luoghi di perdizione dove donne e uomini stavano insieme in atteggiamenti promiscui.
Quando era tornato, ripresentandosi a palazzo col desiderio di parlarle, non era riuscita a mettere da parte il disprezzo che provava nei suoi confronti e si era rifiutata di riceverlo per giorni, sperando però segretamente ogni mattina che lui non si fosse arreso e tornasse a chiedere di lei per riconquistare pian piano la sua fiducia. Poi un sabato, di ritorno dalla sua confessione settimanale da padre Charlestone, lo aveva visto seduto al lago, nel punto esatto in cui tutto era iniziato, intento a leggere un vecchio quaderno di appunti in cui per anni avevano scritto entrambi i loro pensieri. Era più grande, i suoi lineamenti non erano più quelli di un bambino, ma si era trasformato improvvisamente in un uomo. Si sentì di colpo accaldata e imputò quello sbalzo di temperatura al corsetto troppo stretto che le impediva anche di respirare. Aveva detto a Lady Lane che si sarebbe fermata lì e rientrata più tardi; quando la carrozza fu lontana e fu certa di essere sola lo raggiunse e si sedette al suo fianco. Si sentì osservata e si chiese cosa non andasse in lei, ignara che come prima aveva notato uno per uno i suoi cambiamenti fisici, ora lui faceva lo stesso: non si era resa conto che in quegli undici mesi di lontananza anche lei era cresciuta e non era più la piccola Rory che aveva sempre visto.
Dopo un inizio imbarazzante, fatto di silenzi e brevi discorsi superficiali, tutto era tornato come ai vecchi tempi e le aveva raccontato le sue avventure in un'altra città, il nuovo lavoro che poi aveva lasciato, parlato di persone e luoghi diversi dai soliti di Stars Hollow ed era stata felice di ascoltare le storie di ciò che c'era oltre le mura del castello. Ad eccezione di poche e brevi escursioni per far visita a nobili parenti nei loro palazzi, Rory non aveva mai trascorso più di due ore tra la gente comune, tra i suoi sudditi e Jess riteneva indegno che la futura regina non sapesse su cosa avrebbe regnato. Così l'aveva "rapita" in diverse occasioni per portarla a spasso per il regno e finalmente, dopo sedici anni, anche lei aveva visto che la realtà vera non era quella del castello che l'aveva sempre protetta come una campana di vetro, ma era fatta di persone vestite di abiti poveri, sempre sorridenti e gioviali, di donne che chiacchieravano e riempivano l'aria del mercato con le loro voci alte e stridule, di bambini che correvano senza una governante che li inseguiva dandogli del Voi per consigliargli di non sporcare i vestiti, perchè non aveva importanza mantenere il decoro e soprattutto perchè non potevano permettersi una governante. Aveva visto uomini forti, giovani e vecchi, lavorare nei campi sotto un sole cocente senza lamentarsi mai e conosciuto Mamma Kirk la fornaia, Andrew il libraio, Moritz l'artista e Babette la chantosa. Erano tutti personaggi con una consistenza e simpatia di cui la corte, popolata da ricchi nobili nullafacenti e insipide signore imbellettate, era deficitaria. In quei giorni in cui le faceva assaporare la vera vita, la principessa invidiava il povero Jess, in particolare perché aveva una cosa che a lei non sarebbe mai stata concessa: la libertà. Dopo ognuna di quelle visite in cui spariva per intere giornate subiva una punizione da parte della regina, ma questo non la fermava dal ripetere i suoi momenti di ribellione all'etichetta: nessuna ramanzina poteva impedirle di fare ciò che desiderava e mai si era pentita di aver seguito Jess.
Stranamente nulla di ciò che lo riguardava l'aveva mai fatta sentire in colpa e per molto tempo non ne capì il perché.

fine parte prima...

ps: grazie a Pheebe per il banner.
pps: pronti per lapidarmi?


Edited by Reflecting Light - 16/7/2006, 12:15
 
Top
Elena_R
view post Posted on 8/8/2005, 19:39




Grazie a tutte le splendide persone che hanno trovato il tempo di lasciarmi un commento... significa molto per me e il mio ego!

Parte Seconda

La principessa Rory si guardò allo specchio e ammirò nuovamente il meraviglioso abito su cui negli ultimi mesi le sarte di corte avevano cucito ed incastonato gemme preziose. Il suo matrimonio sarebbe stato l'evento dell'anno: reali e nobili dei paesi vicini avrebbero fatto a gara per congratularsi per primi con la sua famiglia e parte del popolo sembrava entusiasta dell'uomo che sarebbe diventato suo marito; le era stato riferito però che alcuni cittadini ritenevano il duca un incapace dedito solo a grandi parole in favore di guerre e massacri e, dati i discorsi stupidi che aveva dovuto subire da bambina, era propensa ad aggregarsi a quel giudizio.
La luce della candela si mosse all'improvviso sulla parete e senza timore volse lo sguardo alla finestra dalla quale Jess stava entrando come suo solito dopo esser riuscito ad evitare che le guardie lo scoprissero.
"Allora domani è il grande giorno," le disse; "so che il vostro sposo è già arrivato a palazzo."
"Questa mattina," asserì sospirando e sedendosi sul letto nel suo vestito nuziale. "E' così..."
"Capelluto?" le chiese con l'aria derisoria che aveva ogni volta che parlava del duca, facendola ridere.
"Sì, e anche molto alto."
"Ci sarebbero un paio di opzioni per risolvere il problema: prenderlo a bastonate sulla testa sperando che si abbassi oppure farvi confezionare scarpe col tacco alto. Provate a chiedere a Messere Kirk: se la cava anche in queste cose."
"Se lo dite voi mi fido," rispose abbassando gli occhi mentre si vedeva per il resto della propria vita al fianco di quell'uomo chilometrico: lei era troppo bassa per lui, non poteva funzionare! Se non erano compatibili fisicamente come avrebbero potuto vivere insieme per sempre? Tornò ad alzare lo sguardo e incrociò quello di Jess che nemmeno per un attimo aveva smesso di fissare il suo abito bianco.
"Non voglio sposarlo, Jess," parlò onestamente indirizzandosi al fidato amico.
"Non fatelo allora," le rispose utilizzando ancora quella forma di cortesia che odiava quando era pronunciata da lui.
"Non posso evitarlo: è stato combinato tutto praticamente da quando sono nata! E' la volontà del mio defunto padre!"
"Ma il conte non c'è più e voi dovreste essere padrona della vostra vita: potete sposare chi volete," ribattè cercando di convincerla.
"No," disse balzando in piedi e scuotendo ripetutamente la testa facendo volare i suoi lunghi boccoli bruni in ogni direzione; "non posso. Non posso decidere chi sposare sia esso un aristocratico o uno come te."
"E chi ve lo impedirebbe?"
"La corte, il protocollo... diventerò regina e se decidessi sposare uno qualunque perderei il trono, il regno, la famiglia."
"Non vi facevo così legata alla corona."
"Sono l'unica erede. Se io rinunciassi..."
"Siete voi a fare le leggi," le ricordò il giovane, "potreste trovare una soluzione in qualsiasi momento."
"E che mi dici di mia madre?" lo ignorò, "voglio bene sia a lei che al principe Lucas. E poi ci sono le persone della corte che conosco da sempre..."
"Siete disposta ad essere infelice per il resto della vostra vita pur di non ferire gli altri e restare vicina a vostra madre, che un giorno vi lascerà ad ogni modo, e ad un gruppo di arrampicatori sociali che vi girano intorno solo per ottenere i vostri favori? Se, ragionando per assurdo, un giorno vi innamoraste di una persona normale, un contadino per esempio, rifiutereste di sposarlo solo perchè non possiede un titolo nobiliare che gli permetterebbe di stare vicino ad una regina?"
La principessa arrossì, indecisa se svelare o meno i propri sentimenti; "Io... sono innamorata di uno dei miei sudditi... e desidererei sposarlo."
"Allora fatelo!" le disse alzando il tono della voce, adirato più che sorpreso dalla sua confessione che non si aspettava di dover ascoltare.
"Non è compito di una donna chiedere di essere presa in moglie! E anche se fossi tanto ardita da compiere un'azione così disdicevole come chiedergli di sposarmi, non è detto che lui..."
"Lui cosa? Vi dica di sì? Perchè voi non sapete se...?"
"No," si affrettò a rispondere; "non sa nulla di ciò che provo e comunque lui ha altro a cui pensare."
"Non vi capisco," le disse onestamente, "se fossi in voi non me ne starei seduto ad ascoltare gli altri decidere cosa fare della mia vita per renderla un inferno"
"Non bestemmiare," lo ammonì, "non è semplice come lo fai sembrare."
"Non è difficile come voi lo fate apparire."
"D'accordo," disse la principessa con risoluzione e un'espressione seria in volto mentre le guance involontariamente si coloravano della porpora più accesa. "Sposami."
"Cosa?"
"Hai detto di farmi avanti con l'uomo che amo e ho seguito il tuo consiglio: sposami."
"Parlavate di me?" le chiese sorpreso.
"E di chi altro avrei dovuto parlare? Con quale altro dei miei sudditi ho un rapporto così intimo da farmi desiderare di farlo diventare mio marito? Kirk?"
"Non lo so, io sono solo il figlio di uno stalliere."
"Solo il figlio di uno stalliere?" gridò indignata. "E dove sono finiti tutti i tuoi bei discorsi? Possono essere applicati a chiunque tranne che a te?" gli chiese avvicinandosi sempre più mentre le lacrime lottavano contro la sua volontà per uscire. "E' con te che passo il mio tempo, sei l'unico che conosco così bene e col quale ho tutto in comune. Sei tu il primo che mia ha baciata e che ho baciato, e non solo una volta, Jess," disse ripensando alla festa che era stata data per il suo compleanno poco più di un anno prima. A metà serata aveva lasciato il ballo ed era corsa a sedersi in giardino, stanca di essere trattata come una bambola da agitare qua e là senza la minima sensibilità. Lui l'aveva raggiunta poco dopo, come sempre accadeva durante i ricevimenti di palazzo. Ricordava quella serata in ogni dettaglio: la musica che era stata suonata, i piatti serviti, l'odore del vino che si respirava nella sala, quello delle foglie secche all'esterno. Avevano passato diverso tempo seduti ai piedi della fontana che suo nonno aveva fatto scolpire in suo onore quando era nata, poi ad un tratto Jess l'aveva invitata a ballare. Aveva accettato con piacere, dopotutto avevano danzato insieme diverse volte da quando erano bambini, ma quella sera nei suoi occhi c'era stato qualcosa di diverso.
"Allora maestà," le aveva chiesto col solito fare derisorio che assumeva ogni qualvolta volesse schernirla; "perchè non siete dentro a festeggiare con l'élite del paese?"
"Perchè sono tutti così noiosi, messere" gli aveva risposto con lo stesso tono decidendo di stare al gioco. "Inoltre è pieno di giovani rampolli che fanno a gara per avere il piacere di ballare con me semplicemente perché mirano al mio regno: sono davvero stanca di essere sballottata dalle braccia di uno a quelle di altri venti."
"E quindi siete venuta volontariamente nelle mie?"
"Vi conosco e in vostra compagnia sto bene. Siete diverso da quegli stupidi con un titolo nobiliare e nient'altro."
Solo in quel momento collegò la strana luce che aveva notato prima nei suoi occhi al desiderio. Non seppe come, però all'improvviso il suo viso le fu sempre più vicino e sentì le labbra di Jess muoversi sulle sue al ritmo di una lenta melodia che mai avrebbe immaginato potesse essere più dolce; ma quella era un'esperienza nuova per la principessa e nonappena il suo cavaliere le permise di respirare non seppe come comportarsi.
"Jess..." aveva sussurrato allontanandosi da lui e toccandosi la bocca con le dita affusolate, come se volesse assicurarsi che fosse ancora al suo posto.
"Rory? No, aspetta," disse fermando la sua fuga.
"Tu... noi... questo," cercò di dire gesticolando furiosamente tra i loro corpi senza guardarlo in faccia finchè lui la costrinse piegando le ginocchia e abbassandosi al suo livello.
"E' un bacio" le aveva spiegato cercando di capire dove aveva sbagliato.
"L'avevo capito, ma se qualcuno ci avesse visto..."
"Non c'è nessuno."
"E io sono una principessa promessa in sposa al duca Dean!"
"Quel bietolone," disse cercando di alleggerire la tensione riuscendo a farla sorridere seppur solo per un attimo.
"Quello era..."
"Un bacio," ripetè.
"Io non avevo mai..."
"Era il vostro primo bacio," continuò per lei mentre Rory asseriva col capo. "Huh, e dopo essere stata baciata per la prima volta volevate scappare?" le chiese sorridendo.
"Ti stai prendendo gioco di me. Impertinente," aveva detto incerta se doversi vergognare o fare finta di nulla: Jess era così imprevedibile e incomprensibile! "Comunque mi sembrava la cosa più giusta."
"Sapete quale credo sia la cosa più giusta?" le aveva chiesto riducendo nuovamente la distanza tra loro senza che lei riuscisse a fare un passo all'indietro. "Baciamoci di nuovo, ma stavolta sarete voi a baciare me."
"Cosa? No, non posso," aveva piagnucolato mentre lui ci ripensava e iniziava ad allontanarsi.
"No? Va bene. Allora buon proseguimento di serata, maestà. Spero che voi e i vostri amici vi divertiate."
"Jess! Torna qui, te lo ordino."
Si era fermato, sospirando, ed era tornato sui passi fino a raggiungerla nuovamente. Lei si era avvicinata timidamente a lui, col capo basso e le mani che giocherellavano col vestito. Non l'aveva mai vista comportarsi in quel modo nei suoi confronti, ma dovette ammettere che non era la prima a farlo: diverse ragazze avevano tenuto quello stesso atteggiamento e ognuna di loro aveva ingenuamente confessato di essere innamorata di lui. Amore? Le aveva lasciate all'istante, deciso a non complicarsi la troppo presto. Senza contare che l'affetto che aveva sempre provato per la principessa gli rendeva difficile immaginarsi con qualcun'altra, pensieri di cui era costretto a sbarazzarsi in fretta. Era il giorno del suo compleanno e a lui era toccato il ruolo dell'intrattenitore fin da piccoli, ma quella sera aveva cambiato le regole del gioco. Aveva sentito le sue mani esitanti accarezzargli il collo e attirarlo verso il basso fino a scontrarsi con lei; era inesperta, quello era solo il suo secondo bacio, però aveva capito come funzionava. Velocemente percepì una strana sensazione nello stomaco, la stessa che aveva provato rivedendola dopo mesi di lontananza.
"Sei insopportabile quando mi dai del voi e mi parli con riverenza," gli aveva confessato sorridendo.
"Ah, sì?"
"Sì."
"Beh, se questo è l'effetto maestà..." le aveva detto baciandola di nuovo mentre l'orchestra iniziava a suonare un walzer che avrebbe dovuto aprire lei nel salone principale di quel palazzo. Avevano entrambi iniziato a giocare col fuoco e Jess sembrava l'unico ad esserne consapevole.
"Chi all'infuori di te potrebbe essere così caro al mio cuore?" continuò mentre il ricordo di quella sera volteggiava sui due.
"Altezza," la salutò con un inchino senza risponderle e preferendo voltarle le spalle e avviarsi rapidamente verso la finestra dalla quale era entrato pochi minuti prima.
"Aspetta!"gridò facendolo fermare. "Smettila di chiamarmi altezza o maestà o principessa: l'hai fatto sempre quando volevi scherzare o eri arrabbiato con me, ma questo è un discorso serio, Jess! Oh, Signore! Sei impossibile, ma perchè ti comporti così?"
"Forse perchè vi amo!" disse con forza tornando indietro all'improvviso e spaventandola; "ti amo," si corresse, "possibile che non tu non lo abbia mai capito in questi due anni? Ma è inutile, perchè domani sarai la sposa di un altro e inizierai una nuova vita che non contempla la mia presenza.
"Mi ami?" gli chiese ripetendo l'unica cosa che aveva sentito uscire dalla sua bocca. "Mi ami e me lo dici solo ora? Se non ti avessi richiamato te ne saresti andato senza dirmi nulla!"
"Ormai è tardi, Rory. Dopo stanotte attraverserai quella navata e non mi vedrai mai più."
"No, non voglio perderti. Per favore..." lo pregò non sapeva nemmeno lei di cosa inginocchiandosi ai suoi piedi. Jess si sentì in colpa, perchè una futura regina non avrebbe mai dovuto supplicare nessuno, tantomeno un poveraccio come lui.
"Io non posso restare," le disse aiutandola a rialzarsi; "abbiamo infranto le regole diventando amici, l'abbiamo rifatto permettendo ai nostri sentimenti di farci fare cose che non avremmo dovuto. Non chiederò alla mia futura regina di rinunciare al trono e seguirmi. Non ho nulla da offrirti."
"Non importa, l'importante è che ci amiamo!"
"Non credo che la regina madre la penserà così e nemmeno il duca."
"Parlerò con lei."
"E poi? Mi bandiranno dal regno e non potrò nemmeno più vederti per caso."
"Jess."
"Shh," sussurrò mettendole un dito sulle labbra. "Questa potrebbe essere l'ultima volta che ci vediamo."
La principessa si zittì e cercò di trattenere le lacrime, ferita da quelle parole sussurrate dolcemente ma taglienti come affilate lame di spade. Sentì le mani ruvide di Jess accarezzarle le guance e il suo odore farsi sempre più forte mentre avvicinava il volto al suo. Si lasciò baciare dolcemente, ma fu troppo breve perchè prima che potesse avere il tempo di abbracciarlo lui abbandonò le sue labbra, sorridendo. Quel sorriso le strinse lo stomaco, perchè era il più triste che avesse mai visto: era un addio.
"Jess," disse prima che la interrompesse di nuovo indietreggiando verso la finestra e le parlasse per l'ultima volta salutandola con un inchino: "Congratulazioni, altezza. Cercate di essere felice."
Aspettò immobile che uscisse poi, quando fu sparito, si accasciò ai piedi del letto a piangere come un'isterica nel suo vestito bianco.


...continua...
 
Top
Elena_R
view post Posted on 15/8/2005, 20:18




Bene, vi lascio l'ultima parte... io mi sono divertita a scrivere la storia e spero che la vostra opinione nei miei confronti non sia cambiata in peggio dopo questa sottospecie di favola...

Parte Terza
La cattedrale era gremita di nobili provenienti da tutto il paese, alle sue spalle sentiva alcuni brusii e sospiri mentre all'esterno il popolo confusionario non taceva un attimo riempiendo l'aria di risa, chiacchiere e rumori. Qualcuno gridò "Evviva la principessa!" facendo scatenare gli incitamenti di altri compaesani, ma le guardie riuscirono quantomeno a far abbassare i toni.
Si passò una mano sul vestito cercando di stirare una piega che si era creata la sera precedente quando si era seduta sul pavimento a piangere dopo che Jess se n'era andato. A dir la verità non voleva essere perfetta, perchè nulla lo era a partire dal marito, ma aveva bisogno di distrarsi per evitare di urlare o fuggire da quella chiesa. La voce sacra e solenne davanti a lei aveva già iniziato a ripetere la formula nuziale: "Siamo qui riuniti..." diceva "per unire in matrimonio..."
Unire? Si guardò a destra e vide il duca sorridere sornione ad ogni parola: stava per diventare un principe, avrebbe avuto un regno ai suoi piedi, potere, fama... non poteva non essere felice. Però non era lui l'uomo che voleva unire a sè e quel verbo era sbagliato: sposare sì, unire no. Voltò il capo a sinistra, dove sua madre sbadigliava vistosamente e il principe Lucas le scuoteva un braccio per tenerla sveglia; la ricordava il giorno del suo matrimonio: radiosa era l'unico aggettivo che le veniva in mente per descriverla in quell'occasione, mentre quella mattina quando si era alzata e guardata allo specchio non si era mai vista più brutta e spenta. Voleva il suo Lucas, non un Christopher che non l'avrebbe mai resa felice.
Smise di stirare il vestito, perchè era inutile cancellare quella piega, cancellare Jess e tornare indietro.
"E se qualcuno conosce un motivo per cui la principessa Lorelai Leigh Gilmore III e il duca Dean Bellachioma Forster non possano essere uniti in matrimonio parli ora o taccia per sempre."
Nella cattedrale calarono il gelo e il silenzio più profondo e Rory chiuse gli occhi in attesa di un miracolo, ma nessuno parlò.
"Bene," continuò il Santo Padre mentre le lacrime spingevano per uscire. Non c'era più nulla da fare: si era spinta troppo avanti e aveva coscientemente rinunciato a vivere una vita diversa pur di non deludere la sua famiglia e i suoi sudditi; aveva commesso l'errore più grande della sua vita fingendo di non provare ciò che provava e di non vedere qualcosa che le si era palesato sottoforma di un bacio il giorno del suo sedicesimo compleanno e che aveva continuato ad esistere e crescere ogni volta che l'occorrenza si era ripetuta. Aveva ignorato sensazioni vere, messo in cima alla scala dei valori cose secondarie e da parte ciò che realmente contava; non aveva avuto il coraggio di scegliere la persona che desiderava, si era accorta dei suoi sbagli troppo tardi e ora ne avrebbe pagato le conseguenze. Si preparò per rispondere il suo "sì", ma un trambusto improvviso interruppe la cerimonia.
"Lasciatemi entrare!" gridò una voce che le era familiare come la propria. Gli invitati si voltarono verso l'ingresso della chiesa dove un ragazzo qualunque lottava con le guardie per poter passare. Con la sua agilità riuscì ad imbrogliarle e corse lungo la navata fino ad arrivare a pochi metri dall'altare.
"Figliuolo," disse il Papa con un sorriso bonario, "stiamo celebrando il matrimonio della tua futura regina. Questo non è il tuo posto."
"Sì, Jess," intervenne il duca. "Qui ci sta la ricca nobiltà, non i poveracci come te. Torna ad aiutare tuo padre a sellare i cavalli."
"Se credi che ti lascerò sposarla ti sbagli di grosso," gli disse con sicurezza, noncurante di avergli mancato di rispetto nei toni e nella forma.
"Come?" chiese Dean incredulo che avesse azzardato tanto.
"Jess," sussurrò la principessa con timore per ciò che poteva accadergli a causa di quel comportamento sconsiderato.
"Padre," si rivolse al Papa, "questo matrimonio non può essere celebrato."
"E perchè?"
"Ci sono infinite ragioni," spiegò, " ma le più importanti sono due. Rory... cioè la principessa non ama quel coso capelluto," indicò la testa di Dean.
"Ah," esclamò il religioso vestito di bianco, "l'amore verrà col tempo, caro."
"Io la amo e lei ama me. Il matrimonio che dovrebbe celebrare è il nostro."
La fragorosa risata del duca risuonò in tutta la chiesa ripetendosi in un eco infinito e fastidioso; "Tu vorresti sposare la principessa? Devi essere pazzo. Torna da Shane Riccioli d'oro o da Lindsay Coscialunga, perchè solo quel tipo di donna è adatto ad uno come te."
"Ti sbagli," sorrise, "non sono affatto chi credi. A quanto pare non sono il figlio di Jim, lui mi ha solo trovato abbandonato in un bosco quando ero piccolo, e ho scoperto chi è la mia vera madre. Ero il bambino che fui portato via alla contessa Elizabeth Danes, la sorella del principe Lucas, perchè frutto di una relazione al di fuori del matrimonio."
Gli ospiti sussultarono indignati dalle dichiarazioni del giovane e in pochi attimi tutti furono pronti a scagliarsi contro quel mendicante bugiardo, ma la contessa lasciò velocemente la sua panca per dirigersi verso il ragazzo.
"Voi..." disse con le lacrime agli occhi, "come sapete di mio figlio?"
"Madama Patty," rispose quasi intimorito dalla reazione di quella donna che era sua madre ma l'aveva abbandonato. "Ieri sera l'ho incontrata per caso e mi ha raccontato la storia di vostro figlio e il periodo della sua scomparsa coincide con quello del mio ritrovamento. "
In un lampo la contessa gli gettò le braccia al collo piangendo per la gioia, perchè aveva ritrovato il bambino perso diciotto anni prima.
"I tarocchi l'avevano detto," disse tra i singhiozzi. "Mi svelarono che la mia creatura sarebbe ricomparsa e avrebbe salvato il mando dalla catastrofe sicura nel giorno in cui gli stupidi avrebbero cercato di salire al trono. Non avevo capito bene le circostanze della rivelazione, ma ora..." aggiunse spostando lo sguardo su quel beota del duca Dean. La regina fece lo stesso e non riuscì a trattenere una risata mentre continuava a mormorare al principe le parole "Duca", "stupido" e "trono", e ci volle proprio il suo saggio intervento per far ricomporre la regale consorte.
"Cara cognata," disse con ancora le lacrime agli occhi, "abbiamo solo la parola di questo giovanotto. Ci vuole una prova perchè possa essere riconosciuto come vostro figlio e nobile. Voi capite che una profezia e il racconto di una pettegola non bastano."
"Avete ragione, Maestà," disse Elizabeth rendendosi conto di essere stata troppo precipitosa. "l'ho visto una volta dopo la nascita: aveva una voglia a forma di luna sulla spalla destra."
"Bene, Messere Jess," continuò la regina. "Scopritevi la spalla e dimostrate di essere chi dite di essere."
Le signorine della corte abbassarono gli sguardi imbarazzate e arrossate, al contrario delle signore più mature, le quali sgranarono gli occhi alla vista di cotanta beltà mentre Jess apriva la camicia e mostrava la prova che avrebbe decretato la sua vera identità e l'appartenenza per diritto a quel mondo dal quale aveva sempre dovuto nascondersi. Il sorriso della principessa Rory divenne enorme alla vista dello spicchio di luna impresso sulla sua pelle scura e la contessa riprese a piangere e ad abbracciare il figlio ritrovato. Purtroppo la voce severa della regina spezzò il momento di commozione e fece sfumare lacrime e sorrisi: "Congratulazioni, però questo non cambia la situazione di mia figlia e la vostra richiesta di matrimonio, messere: era volontà del suo defunto padre che lei e il duca venissero uniti per sempre davanti a Dio."
"A dire la verità," s'intromise Lady Sookie, la sua donna di compagnia, saltellando fino al trono, "quando i piccoli Jess e Rory nacquero furono promessi fin nella culla. Sua maestà cambiò lo sposo solo quando il figlio della contessa fu fatto portare via dalla principessa Emily, pace all’anima sua. Teoricamente quello che è di troppo qui è il duca Dean."
Le labbra di Rory si incurvarono nuovamente e per quella mancanza di contegno fu ripresa dalla madre: "Propongo un duello: il vincitore sposerà mia figlia e diventerà il futuro re del paese quando né io né il mio brontolone marito saremo più su questa terra," disse toccando il ferro della spada del consorte mentre egli, con la dovuta nonchalance, armeggiava con i gioielli principeschi.
"Ci sto," rispose Jess senza esitare e con un'espressione soddisfatta data dalla consapevolezza di poter battere quel pivello, il quale divenne rosso di rabbia. "I vostri capelli si stanno rizzando come il pelo dei gatti incolleriti," lo schernì, "anche voi vi lavate leccandovi, duca? E riuscite anche a contorcervi? Sapete, data la vostra altezza non sembrate particolarmente snodato."
"Ti piace proprio sentire il suono della tua voce?" gridò Dean sguainando la spada. "Ti servirà un'arma se non vuoi morire, lo sai?"
"Certo," rispose guardandosi intorno e voltandosi in tempo per vedere il principe lanciargli la sua. "Oh, grazie zio Luke," rispose afferrandola senza il minimo sforzo.
"Maestà!" lo ammonì. "Devi portarmi rispetto."
"Scusa zio Luke, ma discuteremo di questo più tardi. Ora ho da fare."
Non ci volle molto affinché il ragazzo del popolo disarmasse il rivale e lo umiliasse di fronte alla nobiltà dell'intero continente. Sua maestà la regina Lorelai sollevò il regale fondoschiena dal trono e pronunciò solennemente: "Dichiaro che il vincitore e futuro marito di mia figlia, sua altezza la principessa Lorelai Leigh Gilmore III è il conte Jess Danes, figlio della contessa Elizabeth Danes."
Un applauso si levò da coloro che assistettero alla scena mentre il neoconte si inchinava alla futura sposa e le baciava la mano.
"Ora si dovrà stabilire una data," ricordò a tutti il principe Lucas.
Timidamente la principessa si fece avanti e parlò alla madre: "Beh, Sua Eminenza è venuto qui da Roma e non sarebbe cortese farlo rimettere in viaggio per l'Italia senza nulla di fatto per poi chiedergli di tornare fra qualche mese. La traversata dell'oceano è lunga e faticosa e il Papa non è più così giovane," finì col sussurrare per non farsi sentire dall'interessato.
"Stai suggerendo quello che penso?" le chiese sgranando gli occhi; "Vuoi sposarlo ora? Siete fidanzati da... dieci secondi!"
"Madre," le rispose inchinandosi al suo cospetto alla sua volontà. "Farò quello che voi vorrete."
La corte, che fino a poco prima aveva esultato, riso e applaudito, cadde nel più profondo silenzio in attesa del verdetto della regina che, pensierosa, camminava avanti e indietro alla ricerca di una soluzione per quell'impiccio. Passarono diversi secondi prima che si fermasse, tirasse un respiro e proferisse parola: "Beh, poichè siete tutti qui per un matrimonio... il matrimonio ci sarà, ma si cambia lo sposo. Voi non avete nulla in contrario, Santo Padre?" chiese al Papa, il quale scosse la testa. "Bene. Voi, Jess: andate a rendervi presentabile. Vi rivoglio qui fra quindici minuti in abiti degni del ruolo che state per ricoprire. Lady Sookie, Madama Kim e Lady Paris vi rimetteranno a nuovo. E voi, duca Dean, fate come volete: andate, restate... mi rendo conto che tutto ciò sia umiliante, ma se volete che situazioni del genere non si ripetano è bene che iniziate ad allenarvi a tirare di spada e a combattere anziché perdere tempo in chiacchiere. In tutta sincerità non mi siete mai sembrato il marito adatto per la mia Rory, tanto meno un buon regnante. Vi dispenso dal partecipare a questo matrimonio. Addio."
Era un ordine sottoforma di consiglio cortese al quale il duca non potè opporsi: raccolse spada e cappello e uscì dalla cattedrale velocemente e gonfio di rabbia. La principessa lo osservò mentre se ne andava a testa bassa e per un momento provò quasi pena nei suoi confronti, ma era felice della piega che avevano preso le cose; quando il duca se ne fu andato corse dalla madre e la baciò senza curarsi di un protocollo che le impediva manifestazioni del genere di fronte ad altre persone: dopotutto Jess aveva ragione quando diceva che i capi erano loro e potevano cambiare le regole se volevano. Anche la contessa che sarebbe diventata sua suocera entro pochi minuti si avvicinò e fece le sue congratulazioni esprimendo quanto fosse onorata che il suo bambino avesse il privilegio di sposare una ragazza così meravigliosa.
Quando lo sposo fu pronto Rory raggiunse il fondo della navata e la percorse nuovamente fino all'altare, mentre la musica in sottofondo l'accompagnava, stavolta rendendole il viaggio molto più piacevole del precedente.
"Che lagna!" si lamentò la regina sussurrando all'orecchio del marito. "Questa musica è sempre uguale."
"E' una marcia nuziale, tesoro," le rispose tenendo gli occhi sul nipote e la figliastra.
"Lo so."
"E questo è un matrimonio."
"So anche questo."
"E allora dov'è il problema?"
"Preferirei qualcosa di più movimentato," disse aggiustandosi la corona. "Un po' di sano rock'n'roll, magari."
"Rock'n'roll? Che diavoleria è mai questa?"
"Huh. Non ne ho idea, ho avuto una specie di illuminazione. Oh! Forse sono una veggente! Ho dei poteri extrasensoriali!"
"Extra che?" le chiese alzando la voce e attirando l'attenzione del Papa, il quale aveva già cominciato la cerimonia ed era stato costretto ad interrompersi proprio a causa sua.
"Come sei antiquato!" gli rispose Lorelai; "Sembri un uomo del medioevo. Ops! E' successo di nuovo."
"Tu sei pazza!" disse tornando ad abbassare la voce. "Ora fa' silenzio: tua figlia si sposa."
"Mi viene da piangere," sussurrò focalizzandosi sugli occhi luminosi della figlia e i sorrisi felici di entrambi i ragazzi. "La mia bambina... e quel garzone. Gira per il castello da anni, sentivo che sarebbe andata a finire così."
"E' un bravo giovane. E poi guardali: sembrano così innamorati!"
"Lo sono. Non l'o mai vista così."
"Se avesse sposato il duca sarebbe stata infelice per il resto della sua vita; l'hai vista mentre era al suo fianco? Sembrava che la stessero torturando," le fece presente notando l'enorme differenza tra le sue due espressioni. "Christopher aveva agito bene promettendo Jess e Rory nella culla."
"Sì, ma poi ha rovinato tutto mettendo in mezzo il capellone."
"Però ce lo siamo tolti di torno, no?"
"Ed è tutto merito di tuo nipote, zio Luke," lo schernì.
"Shh," la zittì sorvolando l'appellativo che il ragazzo gli aveva rivolto davanti a tutti e che d'ora in avanti la regina avrebbe usato per prendersi gioco di lui, mentre il Santo Padre era già giunto a pronunciare la formula finale.
"... vi dichiaro marito e moglie."
Il conte Jess baciò ufficialmente per la prima volta la sua principessa mentre poveri cittadini e corte esultavano e inneggiavano alla nuova coppia reale che avrebbe regnato onestamente sul paese agendo negli interessi del popolo e che si sarebbe amata a lungo dando vita ad una numerosa, bellissima ed intelligentissima prole vivendo per sempre felici e contenti.

FINE
 
Top
2 replies since 4/8/2005, 21:13   1632 views
  Share