Grazie a tutte le splendide persone che hanno trovato il tempo di lasciarmi un commento... significa molto per me e il mio ego!
Parte SecondaLa principessa Rory si guardò allo specchio e ammirò nuovamente il meraviglioso abito su cui negli ultimi mesi le sarte di corte avevano cucito ed incastonato gemme preziose. Il suo matrimonio sarebbe stato l'evento dell'anno: reali e nobili dei paesi vicini avrebbero fatto a gara per congratularsi per primi con la sua famiglia e parte del popolo sembrava entusiasta dell'uomo che sarebbe diventato suo marito; le era stato riferito però che alcuni cittadini ritenevano il duca un incapace dedito solo a grandi parole in favore di guerre e massacri e, dati i discorsi stupidi che aveva dovuto subire da bambina, era propensa ad aggregarsi a quel giudizio.
La luce della candela si mosse all'improvviso sulla parete e senza timore volse lo sguardo alla finestra dalla quale Jess stava entrando come suo solito dopo esser riuscito ad evitare che le guardie lo scoprissero.
"Allora domani è il grande giorno," le disse; "so che il vostro sposo è già arrivato a palazzo."
"Questa mattina," asserì sospirando e sedendosi sul letto nel suo vestito nuziale. "E' così..."
"Capelluto?" le chiese con l'aria derisoria che aveva ogni volta che parlava del duca, facendola ridere.
"Sì, e anche molto alto."
"Ci sarebbero un paio di opzioni per risolvere il problema: prenderlo a bastonate sulla testa sperando che si abbassi oppure farvi confezionare scarpe col tacco alto. Provate a chiedere a Messere Kirk: se la cava anche in queste cose."
"Se lo dite voi mi fido," rispose abbassando gli occhi mentre si vedeva per il resto della propria vita al fianco di quell'uomo chilometrico: lei era troppo bassa per lui, non poteva funzionare! Se non erano compatibili fisicamente come avrebbero potuto vivere insieme per sempre? Tornò ad alzare lo sguardo e incrociò quello di Jess che nemmeno per un attimo aveva smesso di fissare il suo abito bianco.
"Non voglio sposarlo, Jess," parlò onestamente indirizzandosi al fidato amico.
"Non fatelo allora," le rispose utilizzando ancora quella forma di cortesia che odiava quando era pronunciata da lui.
"Non posso evitarlo: è stato combinato tutto praticamente da quando sono nata! E' la volontà del mio defunto padre!"
"Ma il conte non c'è più e voi dovreste essere padrona della vostra vita: potete sposare chi volete," ribattè cercando di convincerla.
"No," disse balzando in piedi e scuotendo ripetutamente la testa facendo volare i suoi lunghi boccoli bruni in ogni direzione; "non posso. Non posso decidere chi sposare sia esso un aristocratico o uno come te."
"E chi ve lo impedirebbe?"
"La corte, il protocollo... diventerò regina e se decidessi sposare uno qualunque perderei il trono, il regno, la famiglia."
"Non vi facevo così legata alla corona."
"Sono l'unica erede. Se io rinunciassi..."
"Siete voi a fare le leggi," le ricordò il giovane, "potreste trovare una soluzione in qualsiasi momento."
"E che mi dici di mia madre?" lo ignorò, "voglio bene sia a lei che al principe Lucas. E poi ci sono le persone della corte che conosco da sempre..."
"Siete disposta ad essere infelice per il resto della vostra vita pur di non ferire gli altri e restare vicina a vostra madre, che un giorno vi lascerà ad ogni modo, e ad un gruppo di arrampicatori sociali che vi girano intorno solo per ottenere i vostri favori? Se, ragionando per assurdo, un giorno vi innamoraste di una persona normale, un contadino per esempio, rifiutereste di sposarlo solo perchè non possiede un titolo nobiliare che gli permetterebbe di stare vicino ad una regina?"
La principessa arrossì, indecisa se svelare o meno i propri sentimenti; "Io... sono innamorata di uno dei miei sudditi... e desidererei sposarlo."
"Allora fatelo!" le disse alzando il tono della voce, adirato più che sorpreso dalla sua confessione che non si aspettava di dover ascoltare.
"Non è compito di una donna chiedere di essere presa in moglie! E anche se fossi tanto ardita da compiere un'azione così disdicevole come chiedergli di sposarmi, non è detto che lui..."
"Lui cosa? Vi dica di sì? Perchè voi non sapete se...?"
"No," si affrettò a rispondere; "non sa nulla di ciò che provo e comunque lui ha altro a cui pensare."
"Non vi capisco," le disse onestamente, "se fossi in voi non me ne starei seduto ad ascoltare gli altri decidere cosa fare della mia vita per renderla un inferno"
"Non bestemmiare," lo ammonì, "non è semplice come lo fai sembrare."
"Non è difficile come
voi lo fate apparire."
"D'accordo," disse la principessa con risoluzione e un'espressione seria in volto mentre le guance involontariamente si coloravano della porpora più accesa. "Sposami."
"Cosa?"
"Hai detto di farmi avanti con l'uomo che amo e ho seguito il tuo consiglio: sposami."
"Parlavate di me?" le chiese sorpreso.
"E di chi altro avrei dovuto parlare? Con quale altro dei miei sudditi ho un rapporto così intimo da farmi desiderare di farlo diventare mio marito? Kirk?"
"Non lo so, io sono solo il figlio di uno stalliere."
"Solo il figlio di uno stalliere?" gridò indignata. "E dove sono finiti tutti i tuoi bei discorsi? Possono essere applicati a chiunque tranne che a te?" gli chiese avvicinandosi sempre più mentre le lacrime lottavano contro la sua volontà per uscire. "E' con te che passo il mio tempo, sei l'unico che conosco così bene e col quale ho tutto in comune. Sei tu il primo che mia ha baciata e che ho baciato, e non solo una volta, Jess," disse ripensando alla festa che era stata data per il suo compleanno poco più di un anno prima. A metà serata aveva lasciato il ballo ed era corsa a sedersi in giardino, stanca di essere trattata come una bambola da agitare qua e là senza la minima sensibilità. Lui l'aveva raggiunta poco dopo, come sempre accadeva durante i ricevimenti di palazzo. Ricordava quella serata in ogni dettaglio: la musica che era stata suonata, i piatti serviti, l'odore del vino che si respirava nella sala, quello delle foglie secche all'esterno. Avevano passato diverso tempo seduti ai piedi della fontana che suo nonno aveva fatto scolpire in suo onore quando era nata, poi ad un tratto Jess l'aveva invitata a ballare. Aveva accettato con piacere, dopotutto avevano danzato insieme diverse volte da quando erano bambini, ma quella sera nei suoi occhi c'era stato qualcosa di diverso.
"Allora maestà," le aveva chiesto col solito fare derisorio che assumeva ogni qualvolta volesse schernirla; "perchè non siete dentro a festeggiare con l'élite del paese?"
"Perchè sono tutti così noiosi, messere" gli aveva risposto con lo stesso tono decidendo di stare al gioco. "Inoltre è pieno di giovani rampolli che fanno a gara per avere il piacere di ballare con me semplicemente perché mirano al mio regno: sono davvero stanca di essere sballottata dalle braccia di uno a quelle di altri venti."
"E quindi siete venuta volontariamente nelle mie?"
"Vi conosco e in vostra compagnia sto bene. Siete diverso da quegli stupidi con un titolo nobiliare e nient'altro."
Solo in quel momento collegò la strana luce che aveva notato prima nei suoi occhi al desiderio. Non seppe come, però all'improvviso il suo viso le fu sempre più vicino e sentì le labbra di Jess muoversi sulle sue al ritmo di una lenta melodia che mai avrebbe immaginato potesse essere più dolce; ma quella era un'esperienza nuova per la principessa e nonappena il suo cavaliere le permise di respirare non seppe come comportarsi.
"Jess..." aveva sussurrato allontanandosi da lui e toccandosi la bocca con le dita affusolate, come se volesse assicurarsi che fosse ancora al suo posto.
"Rory? No, aspetta," disse fermando la sua fuga.
"Tu... noi... questo," cercò di dire gesticolando furiosamente tra i loro corpi senza guardarlo in faccia finchè lui la costrinse piegando le ginocchia e abbassandosi al suo livello.
"E' un bacio" le aveva spiegato cercando di capire dove aveva sbagliato.
"L'avevo capito, ma se qualcuno ci avesse visto..."
"Non c'è nessuno."
"E io sono una principessa promessa in sposa al duca Dean!"
"Quel bietolone," disse cercando di alleggerire la tensione riuscendo a farla sorridere seppur solo per un attimo.
"Quello era..."
"Un bacio," ripetè.
"Io non avevo mai..."
"Era il vostro primo bacio," continuò per lei mentre Rory asseriva col capo. "Huh, e dopo essere stata baciata per la prima volta volevate scappare?" le chiese sorridendo.
"Ti stai prendendo gioco di me. Impertinente," aveva detto incerta se doversi vergognare o fare finta di nulla: Jess era così imprevedibile e incomprensibile! "Comunque mi sembrava la cosa più giusta."
"Sapete quale credo sia la cosa più giusta?" le aveva chiesto riducendo nuovamente la distanza tra loro senza che lei riuscisse a fare un passo all'indietro. "Baciamoci di nuovo, ma stavolta sarete voi a baciare me."
"Cosa? No, non posso," aveva piagnucolato mentre lui ci ripensava e iniziava ad allontanarsi.
"No? Va bene. Allora buon proseguimento di serata, maestà. Spero che voi e i vostri amici vi divertiate."
"Jess! Torna qui, te lo ordino."
Si era fermato, sospirando, ed era tornato sui passi fino a raggiungerla nuovamente. Lei si era avvicinata timidamente a lui, col capo basso e le mani che giocherellavano col vestito. Non l'aveva mai vista comportarsi in quel modo nei suoi confronti, ma dovette ammettere che non era la prima a farlo: diverse ragazze avevano tenuto quello stesso atteggiamento e ognuna di loro aveva ingenuamente confessato di essere innamorata di lui. Amore? Le aveva lasciate all'istante, deciso a non complicarsi la troppo presto. Senza contare che l'affetto che aveva sempre provato per la principessa gli rendeva difficile immaginarsi con qualcun'altra, pensieri di cui era costretto a sbarazzarsi in fretta. Era il giorno del suo compleanno e a lui era toccato il ruolo dell'intrattenitore fin da piccoli, ma quella sera aveva cambiato le regole del gioco. Aveva sentito le sue mani esitanti accarezzargli il collo e attirarlo verso il basso fino a scontrarsi con lei; era inesperta, quello era solo il suo secondo bacio, però aveva capito come funzionava. Velocemente percepì una strana sensazione nello stomaco, la stessa che aveva provato rivedendola dopo mesi di lontananza.
"Sei insopportabile quando mi dai del voi e mi parli con riverenza," gli aveva confessato sorridendo.
"Ah, sì?"
"Sì."
"Beh, se questo è l'effetto
maestà..." le aveva detto baciandola di nuovo mentre l'orchestra iniziava a suonare un walzer che avrebbe dovuto aprire lei nel salone principale di quel palazzo. Avevano entrambi iniziato a giocare col fuoco e Jess sembrava l'unico ad esserne consapevole.
"Chi all'infuori di te potrebbe essere così caro al mio cuore?" continuò mentre il ricordo di quella sera volteggiava sui due.
"Altezza," la salutò con un inchino senza risponderle e preferendo voltarle le spalle e avviarsi rapidamente verso la finestra dalla quale era entrato pochi minuti prima.
"Aspetta!"gridò facendolo fermare. "Smettila di chiamarmi altezza o maestà o principessa: l'hai fatto sempre quando volevi scherzare o eri arrabbiato con me, ma questo è un discorso serio, Jess! Oh, Signore! Sei impossibile, ma perchè ti comporti così?"
"Forse perchè vi amo!" disse con forza tornando indietro all'improvviso e spaventandola; "ti amo," si corresse, "possibile che non tu non lo abbia mai capito in questi due anni? Ma è inutile, perchè domani sarai la sposa di un altro e inizierai una nuova vita che non contempla la mia presenza.
"Mi ami?" gli chiese ripetendo l'unica cosa che aveva sentito uscire dalla sua bocca. "Mi ami e me lo dici solo ora? Se non ti avessi richiamato te ne saresti andato senza dirmi nulla!"
"Ormai è tardi, Rory. Dopo stanotte attraverserai quella navata e non mi vedrai mai più."
"No, non voglio perderti. Per favore..." lo pregò non sapeva nemmeno lei di cosa inginocchiandosi ai suoi piedi. Jess si sentì in colpa, perchè una futura regina non avrebbe mai dovuto supplicare nessuno, tantomeno un poveraccio come lui.
"Io non posso restare," le disse aiutandola a rialzarsi; "abbiamo infranto le regole diventando amici, l'abbiamo rifatto permettendo ai nostri sentimenti di farci fare cose che non avremmo dovuto. Non chiederò alla mia futura regina di rinunciare al trono e seguirmi. Non ho nulla da offrirti."
"Non importa, l'importante è che ci amiamo!"
"Non credo che la regina madre la penserà così e nemmeno il duca."
"Parlerò con lei."
"E poi? Mi bandiranno dal regno e non potrò nemmeno più vederti per caso."
"Jess."
"Shh," sussurrò mettendole un dito sulle labbra. "Questa potrebbe essere l'ultima volta che ci vediamo."
La principessa si zittì e cercò di trattenere le lacrime, ferita da quelle parole sussurrate dolcemente ma taglienti come affilate lame di spade. Sentì le mani ruvide di Jess accarezzarle le guance e il suo odore farsi sempre più forte mentre avvicinava il volto al suo. Si lasciò baciare dolcemente, ma fu troppo breve perchè prima che potesse avere il tempo di abbracciarlo lui abbandonò le sue labbra, sorridendo. Quel sorriso le strinse lo stomaco, perchè era il più triste che avesse mai visto: era un addio.
"Jess," disse prima che la interrompesse di nuovo indietreggiando verso la finestra e le parlasse per l'ultima volta salutandola con un inchino: "Congratulazioni, altezza. Cercate di essere felice."
Aspettò immobile che uscisse poi, quando fu sparito, si accasciò ai piedi del letto a piangere come un'isterica nel suo vestito bianco.
...continua...