Sarà che oggi sono in vena di sentimentalismi e mi sento un po' a terra
, così questo capitolo mi è riuscito piuttosto triste
, quindi preparate i fazzoletti
.
4. I’ve promised you that the sun shines every day21 dicembre
Esattamente 16 anni primaUna bambina di quasi due mesi piangeva sommessamente finché non venne sollevata e presa in braccio da una bella ragazza dai capelli lunghi castani. Appena iniziò a cullarla smise di piangere e si mise a sorridere fissando la giovane donna con due grandi occhi azzurri.
“Rory, shh. Tranquilla. La tua mamma è qua adesso. Va tutto bene. Resterà sempre qui con te. Te lo prometto” Purtroppo non sapeva che quella promessa non l’avrebbe potuta mantenere.
Dopo aver rimesso a dormire Rory nella culla andò nella sua stanza, che era quella accanto, e si stese sul letto addormentandosi subito nonostante una strana sensazione le si fosse insinuata dentro, infatti presto sarebbe accaduto qualcosa di terribile.
Qualche ora più tardi una donna vestita da domestica stava parlando al telefono con un uomo
“Ha fatto quello che le avevo ordinato?”
“Sì signore”
“Eccellente. La somma è quella pattuita. La riceverà domani al solito posto”
“Grazie, signore. Cosa devo farne?”
“Ne faccia ciò che vuole il mio intento l’ho già raggiunto”
“Bene, signore. Arrivederci”
“Addio”
Al termine posò il fagottino che aveva in braccio sui gradini di un gazebo al centro di una piazza e se ne andò senza farsi vedere da nessuno.
Poco dopo dal locale che era di fronte uscì un ragazzo sulla ventina che stava andando a buttare la spazzatura dato che aveva appena finito di ripulire tutto dopo la chiusura. Passando davanti al gazebo si accorse che sulle gradinate c’era qualcosa e dopo essersi avvicinato si accorse che c’era un bambino avvolto in una copertina.
“Hey, cosa ci fai tu qui?” disse mentre lo sollevava, ma appena lo prese meglio in braccio si accorse che era una lei “Tu vieni con me”
Aveva appena adagiato la piccola sul suo letto, quando lei si mosse scoprendosi e rivelando il nome che era scritto sulla tutina, Rory
“Così tu sei Rory, ciao io sono Luke. Mi sa che se non troviamo la tua mamma, starai con me”
La mattina seguente Lorelai si era svegliata e andò a controllare Rory nella sua stanza, quando si accorse che non c’era. Da quel momento il suo mondo è cambiato, crollato. L’unica cosa buona che aveva non c’era più. L’unico motivo per cui valeva la pena alzarsi al mattino le era stato strappato via. Era come se qualcuno le stesse trafiggendo il cuore con una spada. Era come se le mancasse metà dell’anima. Sì, le mancava l’altra metà dell’anima. E avrebbe passato tutta la sua vita a cercarla, perché senza di lei era incompleta.
Stette un mese vivendo come un fantasma, sempre che si potesse definire vita, non mangiava, passava ore a piangere, non usciva dalla sua stanza, non voleva vedere nessuno, nemmeno Christopher, finché decise che doveva andare avanti, doveva farlo per Rory, , così che quando l’avesse ritrovata, ed era certa che ci sarebbe riuscita, sua figlia avrebbe potuto essere fiera di lei.
Così finì il liceo, andò ad Harward e si laureò con il massimo dei voti.
Scelse di andare lontano per non rivedere la casa dove aveva vissuto per cercare di far diminuire il dolore che provava, pensando che il tempo e la lontananza potessero curare le sue ferite, ma non fu così. Infatti non si fece molti amici e passò la maggior parte del tempo da sola.
Gli altri e anche i suoi genitori non sapevano cosa facesse realmente per vivere, infatti subito dopo aver terminato l’università si costruì una vita da sola, con le proprie forze.
Nonostante il disappunto della famiglia Gilmore lei non otteneva i propri soldi lavorando nella società col padre o nel DAR con la madre.
Nessuno infatti sapeva che a soli ventidue anni aveva scritto un libro. Nessuno sapeva che la famosa scrittrice Lorelai V. G., sulla cui identità tutti avevano ipotizzato qualcosa, e che era diventata uno dei più famosi autori americani contemporanei, fosse in realtà Lorelai Victoria Gilmore.
Grazie a un suo compagno di corso che lavorava presso una casa editrice aveva avuto l’occasione di far pubblicare il lavoro che aveva scritto e di farlo diventare un best seller.
Da allora aveva pubblicato tre libri ed erano stati tutti dei successi, dandole la possibilità di ottenere buoni guadagni. Le erano state proposte centinaia di interviste e per un’esclusiva c’erano giornali che avrebbero pagato una fortuna, ma aveva sempre rifiutato. Almeno finché, uscendo dalla casa editrice il giorno seguente alla pubblicazione del suo nuovo libro, si era scontrata con una donna facendole rovesciare addosso il caffè.
9 novembreEra soprappensiero mentre usciva dalla porta e aveva appena girato l’angolo della strada quando andò a finire contro qualcuno. Era una donna all’incirca sulla ventina, bionda, occhi verdi, non molto alta ed era vestita sobriamente, probabilmente aveva un pranzo di lavoro, che adesso sicuramente era rovinato per colpa sua.
“Scusi, ero soprappensiero e non l’ho vista” si scusò mortificata
“Lasci stare, non importa” rispose gentilmente
“Accetti almeno che le ripaghi il costo per la lavanderia”
“no, davvero.”
“Ma almeno lasci che le offra un caffè, visto che quello che stava bevendo per colpa mia ora ce l’ha sulla maglia”
“Accetto volentieri, come si può rifiutare un caffè?” rispose con un sorriso
“Quello che ripeto sempre anch’io” disse Lorelai.
“Mi dimenticavo, io sono Anne”
“Io Lorelai, piacere”
Stettero circa mezz’ora a parlare in un bar di fronte a due tazze di caffè, quando Lorelai chiese “Stava andando ad un incontro di lavoro? Di sicuro ora per colpa mia dovrà rimandare”
“Sì, in effetti stavo cercando di ottenere un articolo, faccio la giornalista. Ma tanto era una missione impossibile.” spiegò Anne sospirando
“Questo fa tanto Tom Cruise” disse ridacchiando
“Già, solo che era davvero impossibile.”
“Perché?”
“Stavo cercando di andare a intervistare Lorelai V. G., sai chi è no?” certo che lo so chi è, sono io, la situazione era piuttosto comica in effetti, Anne stava andando a cercare di intervistarla quando si è imbattuta in lei, solo che non sapeva chi era.
“Certo. Ma non credo che sia così impossibile” disse sorridendo; aveva di scusarsi con Anne a modo suo
“Perché hai qualche idea?? La conosci??” Chiese scettica, appoggiando la testa sul tavolo, ormai arresasi al pensiero di non avere nessuna possibilità.
Lorelai fece cenno di sì con la testa al quale Anne si rialzò subito “Davvero!?”
“Sì, ma devi promettere di non dirlo a nessuno e se lo farai te la vedrai con gli avvocati” alla risposta positiva continuò “sono io” come se fosse la cosa più naturale del mondo.
“COSA!?!? Stai scherzando?”
“No affatto. Venga con me, in un luogo più adatto per parlare”
Arrivarono dentro la sede della casa editrice gli venne incontro Henry, il suo compagno di università “Come mai di nuovo qui Lorelai? Hai dimenticato qualcosa?”
“No, mi chiedevo se potevo utilizzare la sala riunioni per un’intervista.”
“Ti sei decisa finalmente! Io non ci speravo più. Vai pure.”
Anne che non aveva perso una sola battuta che si erano scambiati i due si era convinta che quella che aveva davanti fosse davvero chi diceva di essere.
“Eccoci, prima di iniziare definiamo alcuni punti: primo, non devi pubblicare nell’intervista il mio nome intero ma continuare ad utilizzare il mio pseudonimo; secondo, niente domande troppo private; terzo, se una domanda è troppo personale non risponderò; terzo, le dirò quanti anni ho ma non voglio che scriva niente riguardo al mio aspetto; quarto, la pubblicherà il 21 dicembre. Ok? Ah, piuttosto sono Lorelai Victoria Gilmore”
“Io Anne Scott, Iniziamo!” rispose al settimo cielo, quella che le stava accadendo era una di quelle occasioni che ti possono cambiare la vita e farti diventare qualcuno nel mondo del giornalismo.
“Quanti anni ha?”
“32”
“Perciò ha scritto il suo primo libro all’età di soli 22 anni” chiese stupita
“Esatto, però in realtà ho iniziato ha scriverlo da quando ne avevo 16, anche se allora era più che altro un diario che raccoglieva i miei pensieri e i miei sentimenti”
“Come mai hai iniziato a scrivere così giovane?”
“Era per alleviare il dolore che provavo” sospirò ripensando a tutto quello che aveva passato
“Cosa le era accaduto? Davvero il sentimento di perdita e ricerca della felicità descritto nei suoi libri era ciò che provava a quell’età?” ogni ulteriore domanda posta aumentava il proprio stupore e la stima per la donna che aveva di fronte
“Avevo perso la mia ragione di vita e comunque è ciò che provo ancora adesso”
“Quando qualcuno la incontra però non dà l’impressione di essere così infinitamente triste, anzi sembra una persona piuttosto solare” dichiarò sinceramente impressionata
“Tutti sono capaci di mascherare i propri sentimenti coprendo il proprio volto con una maschera di cera e il proprio cuore con una gabbia di ghiaccio. La verità è quella che sta all’interno di noi stessi, non all’esterno; è per questo che scrivo, i libri raccontano sempre la verità.”
“Come mai non ha mai voluto farsi intervistare e tiene nascosta la sua identità?”
“Credo che ai giornalisti, senza offesa, solitamente non cerchino la verità, che è ciò a cui cerco di dar voce, ma lo scoop. Tengo nascosta la mia identità perché avevo paura di finire linciata dai critici, no scherzo, lo faccio perché credo che questo libro rappresenti la mia anima, metà della mia anima e per evitare che qualcuno la veda veramente nella sua interezza, faccio come Dorian Gray, solo che espongo il ritratto e nascondo me stessa.”
“Il suo primo libro -When you were gone- cosa rappresenta per lei? E i seguenti?”
“-When you were gone- indica tutto il dolore che ho provato e il tentativo di superarlo, -Searching for you- la ricerca della pace interiore e dell’altra metà della mia anima, -The past never left me- indica l’accettazione dei sentimenti e del fatto che probabilmente non li supererò mai.”
“Sa già se continuerà a scrivere, e se sì ha già in mente la fine delle sue opere? Riusciranno Matthew e Allyson a rincontrarsi? O Matthew a incontrare qualcuno che possa sostituire il suo amato?” ora non sapeva se era Anne la giornalista o Anne la lettrice a porre la domanda, per quanto le fosse venuta spontanea.
“Innanzitutto credo proprio che continuerò a scrivere, ma non so ancora come finirà.” rispose sinceramente
“Qual è la frase che preferisce?” chiese curiosa
“I’ve promised you that the sun shines every day” rispose con infinita tristezza
“Come mai?” domandò ancora più interessata di prima
“Perché rappresenta una promessa fatta 16 anni fa che non ho potuto mantenere.” rispose con le lacrime agli occhi
“Come mai mi ha chiesto di pubblicare questa intervista il 21 dicembre?”
“Perché è il giorno in cui ho rotto la promessa fatta” detto questo scoppiò a piangere e la giornalista capì davvero perché voleva nascondere la sua identità.
21 dicembreLorelai si svegliò di soprassalto singhiozzando, con le lacrime che le bruciavano sulla pelle. Si pulì le guance col dorso della mano, ma non riuscì a smettere. Come tutti gli anni da una notte di tante lune or sono piangeva la perdita dell’unica persona che contava per lei e che aveva fiducia in lei. Piangeva per la scomparsa dell’altra metà della sua anima. Piangeva per quella promessa non mantenuta e per tutte le promesse che non avrebbe più potuto mantenere. Continuò a versar lacrime mentre tutto intorno a lei taceva nella notte e solo il rumore dei suoi singhiozzi interrompeva quella quiete.